La terra tremava.
Gli alberi venivano sdradicati. Le case venivano spazzate via e grossi massi di roccia si staccavano dai pendii delle montagne e rotolavano su di essi, finendo a valle.
Tutto quello avveniva con una semplicità mostruosa, come se tutto fosse stato di carta.
Con un solo soffio, tutto ciò che loro conoscevano stava velocemente sparendo.Presto, tutto sarebbe divenuto un semplice ricordo.
<<E così, voi piccole insignificanti formiche, pensavate di poter sconfiggere noi?>>
Un sibilo.
Un infido e inquietante sibilo prese possesso delle nostre menti e fu lì che capimmo.Con occhi ricolmi di orrore e impotenza, senza nessun'arma con la quale difenderci, guardammo la fine calare su di noi.
Avevamo perso. Avevamo perso la guerra.E poi, come se volessero umiliarci ancora di più, come se la nostra sconfitta non fossero stata abbastanza...
...l'uomo si svegliò.
Si svegliò di soprassalto, la fronte madida di sudore e gli occhi saturi di panico.
Il petto si abbassa e alzava freneticamente.L'aveva sognato.
L'aveva sognato ancora, e nonostante sapesse a memoria ogni singolo tratto e aspetto di quel sogno, c'era sempre qualcosa che lo turbava. Non aveva idea, tuttavia, di cosa lo disturbasse tanto.
Avrebbe potuto essere il fatto che ogni minimo dettaglio era uguale a quello delle notti precedenti.
Avrebbe potuto essere che quella voce gli rimanesse in testa per ore intere.
Oppure, opzione alquanto più probabile, era che tutto quello fosse estremamente reale.Anche se, reale o meno, ora la priorità era un'altra: dimenticarsi il sogno, e la sua solita routine lo avrebbe aiutato.
Una bella tazza di tea bollente e il fascicolo dell'imputato erano, nell'insieme, un confortante toccasana.Mr. Collins era conosciuto per essere uno dei giudici migliori dell'intera città di Los Angeles.
Con il suo temperamento rigido e severo, unito al lato paterno e mite, era un uomo che non ammetteva errori. Né, tantomeno, che ne commetteva.
Aveva messo dentro chiunque fosse stato colpevole e aveva dato libertà a chiunque fosse stato innocente.
Dava tutto se stesso affinché trionfasse la giustizia.
E il caso a cui stava lavorando gli stava particolarmente a cuore.
Forse perché gli era accaduta una cosa simile, in passato.Essere come noi non è certo semplice.
Nella maggior parte dei casi è la cosa più difficile che possa esistere.Difficile e pericoloso.
Ecco i due aggettivi che rispecchiano perfettamente il nostro mondo.Solo che, lui, ancora non lo sapeva.
Non sapeva che la sua vita sarebbe stata travolta e scombussolata da qualcosa di grosso.
Da qualcosa che lo avrebbe cambiato.Per cui, ancora stordito a causa del sogno fatto, scese dal letto e, dopo qualche inciampo e qualche imprecazione, riuscì a uscire illeso dalla camera da letto.
Una volta in corridoio accese le luci, giusto per non essere immerso nel buio e avere la costante sensazione che una qualche ombra lo stesse seguendo.
Nel tragitto decise di fare una sosta al suo studio per prendere il fascicolo del suo cliente; una volta essere entrato in possesso di questo, si sarebbe diretto, poi, in cucina, in cui avrebbe trascorso il resto della mattinata.
Giunto davanti alla porta dello studio, posò la mano sulla maniglia e la abbassò.
Ora. Quella stanza era, con tutta probabilità, la camera che più preferiva. Gli dava orgoglio, entrare là dentro.
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Hey, it's me. It's Circe!
FanfictionVedete, dove vivo io non conta seguire o meno le regole. Conta sopravvivere. E per farlo bisogna seguire tre mosse.