La prima a saltare. L'ultimo a rimanere.

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- Prima a saltare: Tris!

Se mi concentro, riesco ancora a sentire l'eco di quelle parole rimbalzare contro le pareti della mia mente.

Se ripercorro nella mia testa il momento in cui camminavo dal Pozzo alla rete, lo ammetto, mi aspettavo un branco di mollaccioni troppo paurosi per entrare negli Intrepidi o persone troppo sadiche per comprendere cosa volesse realmente dire essere in quella fazione.

Il primo a saltare sarebbe stato un altro pulcino orgoglioso che non sapeva cosa lo aspettava realmente.

Invece una macchia grigia precipitò dall'alto e rimbalzò un paio di volte sulla rete.

L'avevo aiutata a scendere. Ricordo come l'avevo afferrata e tirata verso di me. Ricordo che dove le mie dita si posarono la sua pelle era fredda di vento.

Forse sarebbe stato diverso. Era questo quello che avevo pensato.

E diverso lo fu per davvero.

Tris Prior, la Rigida che era saltata per prima; e io, il leggendario Quattro.

Se ci penso, è buffo. La prima a saltare e l'ultimo a rimanere.

Christina è morta. Marcus è morto. Evelyn è morta. Caleb è morto. Uriah e Zeke sono morti. Marlene, Lynn, Shauna ed Hector sono morti. Al, Peter, Will, tutti gli altri ex iniziati sono morti.

Sono morti tutti.

Tu sei morta.

E anche io sono morto, in un certo senso.

Cos'ho da perdere ormai? Nulla. Nemmeno la vita. Quella che trascorro non si può dire vita, ma dolore.

Mi stavo riprendendo, ma poi se ne sono andati tutti.

Ora non ci sono che io.

Piango ancora, a volte. Sono un incapace. Non so nemmeno andare avanti.

Una volta ho letto che le lacrime sono l'ultimo regalo dell'amore vero. Bene.

Ti amo, ma lo sapevo già. Cosa ci ho guadagnato con tutto questo?

Mi piacerebbe affrontare di nuovo il mio scenario della paura per vedere cosa ci sia adesso, ma senza di te non potrei sopportarlo. Quando sei venuta con me nel mio scenario è stato così bello.

Cosa mi rimane? Ricordi.

Odio i ricordi. Solo Christina mi aveva convinto a non resettarmi. Ma ora lei è morta.

Non mi resetterei comunque. Non voglio più un Quattro che gira per Chicago senza aver mai conosciuto la Rigida che era saltata per prima.

Un altro dolorosissimo ricordo.

Il primo.

No, non il primo.

E allora qual era il primo?

Piccole mani che si aggrappano ai tendaggi grigi. Le mie mani. Tutti quei volti anonimi che rendevano omaggio alla donna che non era veramente morta. Stringevano le loro mani a quelle di mio padre. Quel falso di mio padre. Io in un angolo lancio un'occhiata fulminea alla folla.

Una macchia di capelli biondi nel grigio anonimo.

Occhi verdi.

Un piccolo sorriso appena abbozzato.

Devo smetterla. A forza di continuare così mi ucciderò.

Non ero così debole una volta.

Ma è debolezza soffrire per colei che ami più di te stesso?

Sono l'ultimo rimasto. Cosa posso fare adesso?

La risposta è scritta nel mio cuore, in fondo. Cammino fino ai binari del treno.

Mi torna alla mente l'esercitazione notturna, la gara a rubabandiera.

La ruota panoramica.

Un battito di ciglia sugli occhi imperlati di lacrime e il treno è già arrivato.

Salto dentro con più fatica rispetto agli anni passati.

Mi appendo alla sbarra e mi sporgo fuori, come mi piaceva fare quando ero un Intrepido.

Il vento mi stringe nella sua fredda morsa. Un abbraccio gelido per me, che sono freddo dentro.

Salto sul tetto per arrivare al quartier generale degli Intrepidi e atterro ancora in piedi.

Riesco a sorridere.

Mi avvicino lentamente al bordo. So che hanno tolto da tempo la rete sul fondo.

Continuando a sorridere, mi isso sul parapetto e mi lascio cadere giù.

Non più "la prima a saltare e l'ultimo a rimanere"; ma

la prima a saltare

e l'ultimo a saltare

La prima a saltare. L'ultimo a rimanere.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora