- Monique -
Finalmente suona la campanella e usciamo dalla classe. Mi accendo una sigaretta aspettando che le mie compagne salutino i loro fidanzati per andare a prendere la metro. Come al solito facciamo tardi perché non riescono a smettere di sbaciucchiarsi, ritrovandoci sempre a correre per cercare di non perderla altrimenti i miei fanno storie.
Sentendo che la metro è arrivata e ha già aperto le porte, scendo le scale velocemente ma mi accorgo che una mia amica rimane indietro, la prendo per mano e la trascino di corsa con me. Facciamo un salto per entrare e nel tuffarmi mi scaravento addosso a un uomo o meglio dire un colosso che non sposto di un centimetro. Mi afferra immediatamente per non farmi cadere lasciandomi poi l'istante seguente. Imbarazzata e rossa come un peperone, chiedo scusa e lo ringrazio allo stesso tempo, pensando tra me e me alla figuraccia che ho fatto davanti a tutti. Le mie amiche stupide si mettono a ridere mettendomi in ridicolo e rendendomi ancora più nervosa.
Tiro a entrambe una pacca sulla spalla dicendo di smetterla e meno male che il loro interesse passa subito ad altro, iniziando a parlare delle loro relazioni. Non partecipando alla conversazione la mia testa in breve tempo comincia a viaggiare e timidamente guardo l'uomo che ho scontrato. Per fortuna non mi sta minimamente considerando, con la possibilità quindi, di osservarlo. Non è americano, sta parlando un'altra lingua ma non capisco quale.
Discretamente mi avvicino un po' di più per ascoltare meglio, intuendo che viene dalla Russia. Porta una giacca di pelle lunga fino a metà coscia e si riesce lo stesso a intuire che sotto quegli indumenti c'è un fisico a dir poco atletico. Incute timore, ha un aria spietata che spaventa a chilometri di distanza.Mentre faccio tutti questi pensieri, una mia amica mi scuote «Monique ci sei?? Allora cosa ne dici? Ci sei?» urlando tanto da attirare l'attenzione di quell'uomo, che si gira a guardarmi.
Stra-imbarazzata e non sapendo nemmeno di cosa stia parlando fingo «Si scusami ripetimi dove?» sussurro.
Ma Jane continua a far la sfacciata e senza nemmeno rendersi conto che tutti la stanno ascoltando dichiara a voce alta «Andiamo al BlackDevil stasera, c'è Richard che ha invitato un po' di persone.»
«Non lo so devo chiedere ai miei» rispondo con voce bassa e questo costante senso di imbarazzo.Finalmente alla prossima dobbiamo scendere. Ci avviamo alla porta d'uscita proprio dove sta quel tizio. La mia amica chiede il permesso per passare, l'uomo si sposta e noi tre proseguiamo. Nell'attesa che la metro si fermi, avverto una strana sensazione alle mie spalle, una potente energia. Involontariamente chiudo gli occhi facendo cadere all'indietro la testa. Inspiro forte il suo profumo. Mascolino.
Apro gli occhi e lui è esattamente sopra di me. Mi sta guardando. Tiro immediatamente giù la testa, sentendomi a disagio. Starà sicuramente pensando a quanto sia ritardata. In quell'istante si aprono le porte, esco e mentre cammino mi giro a guardarlo. Lui è fermo lì, con lo sguardo interrogativo posato su di me. Continuo e prendo le scale mobili, le porte non si sono ancora chiuse, lo fisso, lui mi fissa, il mio cuore batte timido e incuriosito.
Le porte si chiudono e il suo sguardo lo perdo, forse per sempre.
Le mie amiche non si sono accorte di nulla e continuano con i loro scambi di opinione. Io non sono fidanzata, né ho mai avuto un ragazzo, in realtà sono ancora vergine. Lo sono perché non ho trovato quello giusto e non lo farei mai col primo che capita. Si, ho avuto qualche storiella che durava un paio di giorni dove ci scambiavamo baci e al massimo facevamo qualche preliminare, ma niente di più. So che è una cosa importante o almeno così mi è stato insegnato dai miei genitori.
A un certo punto devo salutare le mie amiche perché le nostre strade si dividono e continuo per la strada verso casa. Entro e saluto mia mamma che sta preparando una delle sue solite torte. Appena mi vede mi chiede com'è andata l'interrogazione di storia. Invento che è andata bene, anche se in realtà ho preso un'insufficienza. Sono stata bocciata due volte perché non amo andare a scuola, non mi piace studiare e vorrei fare tutt'altro nella vita. Io sono un'artista ma mia madre non lo capirà mai. Devo finire questa maledetta scuola perché mi hanno ricattata: "non ti compreremo la macchina se non ti diplomi". Che nervoso.
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VODKA - Seduzione criminale (Vol.1)
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