CAP 16|| SCAPPATOIE

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18/10/2019

POVS ZOE

Avevo smesso di pensare.

Ero arrivata alle soglie della porticina rossa, priva di forza l'avevo aperta e mi ero liberata una volta per tutte della chiave

Quella piccola stanza, non era un luogo in cui i pensieri cessavano scomparivano dalla tua mente lasciandola libera, o almeno non del tutto, in quella stanza così buia,fredda e vuota

Tutto sembrava perdere importanza, tutto ciò che mi circondava era solo il battito del mio cuore e il respiro regolare pompato dai miei polmoni consumati

Il resto, si era silenziato, i pensieri erano lì, mah zitti, amavo quella porticina, il mio piccolo luogo di rifugio dal mondo, era come un bunker, nessuno la vedeva davvero eppure era lì, nemmeno le bombe riuscivano a buttarlo giù

Eppure se avessi passato troppo tempo lì dentro e alla fine avrei deciso di uscire da quel bunker, i sensi di colpa e il male che avevo fatto agli altri , mi avrebbero fatto sprofondare in un sentimento pericoloso :l'odio,
l'odio verso me stessa , e quel sentimento sarebbe stato così persistente, torturante e sfiancante che tutto il male fatto agli altri alla fine si sarebbe riversato su di me.

Ma non avevo altro modo per sfuggire da i miei problemi, li dovevo affrontare, dovevo dire a mamma che sarebbe andato tutto bene, che ci saremmo riuscite a superare anche questa, eppure c'era qualcosa che mi bloccava, qualcosa che mi impediva di supportarla

Era la mancanza di speranza? O la paura di fare di nuovo del bene agli altri? Sicuramente quel bene non sarebbe stato apprezzato e mi avrebbero ferito un altra volta

Dovevo parlare con qualcuno? Oppure dovevo restare ancora nascosta dietro alla porticina, sospirai guardando mamma che russava stravaccata sul divano con le bottiglie rovesciate a terra e il pacchetto di sigarette mezzo vuoto poggiato sul tavolino del salone

Alzai gli occhi al cielo, questa volta sarebbe stato diverso, questa volta non sarei stata enfatuata dalla comodità e dal fascino di quella porticina, sarebbe stato diverso, avrei preso la situazione in mano, avrei risolto i problemi avrei capito per quale motivo si era dovuta ridurre in quel modo.

Guardai per un ultima volta la stanza, la puzza di alcool penetrava in ogni angolo bruciandomi le narici e gli occhi, il tappeto era impiastriccato di tutti i liquidi che si erano riversati sul pavimento

<<mamma che hai combinato>> sussurrai esausta, anche se sapevo che ignorava la mia voce non essendo cosciente, mi avvicinai al tavolino per posare lo zaino, fu in quel momento che notai una lettera da parte della banca, era mezza aperta, fu la curiosità a prendere il sopravvento

Estrassi il documento ed iniziai a leggerlo attentamente cercando di seguire ogni minima parola, era una lettera riguardante lo sfratto di beni, 60.000 euro da pagare, spalancai di poco le labbra sentendo il respiro mancare, la vista si fece appannata è tutto iniziò a viaggiare in modo lento, buttai sul tavolo la lettera e cercai di arrampicarmi sulla sedia per afferrare il cellulare

Quando riuscii a trovarlo lo strinsi tra le mie dita tremanti,cercai disperatamente il contatto di  Luca e quando trovai il suo numero tra i preferiti lo pigiai forte avviando la chiamata, facevo ancora fatica a respirare e tutto girava, poi sentì la sua voce, non riuscivo a parlare, <<pronto>> riprovó << zu sento il tuo respiro>> iniziò ad agitarsi

MI RESTI SULLA PELLE~SHIVADove le storie prendono vita. Scoprilo ora