Entro in classe e vado al mio posto a testa bassa. Non faccio più caso ai commenti che fanno su di me, ormai.
Mi sistemo sulla sedia e tiro fuori il materiale che mi serve per la mattinata.
I passi pesanti di Kang Dong Sik e dei suoi amici che si avvicinano mi spaventano, ma riesco a mettere tutte le cose più preziose al sicuro.-Choi San.
Si avvicinano pericolosamente al mio banco e mi accerchiano.
Alzo lentamente la testa e li guardo: hanno tutti lo stesso sguardo, arrabbiato ed esasperato dalla vita, tranne Jung Wooyoung.
È leggermente più lontano da me e mi guarda dispiaciuto. Si guarda intorno e sussurra nervosamente, prendendo Dong Sik per la manica:
-Hyung, sta arrivando il professore.
I ragazzi si precipitano a sedersi ai banchi lasciando Wooyoung costretto a sedersi vicino a me.
Istintivamente mi faccio da parte, allontanandomi da lui:
-Oggi non ho soldi, ho solo un panino.
Sussurro sotto il mio respiro.
-Non mi servono i tuoi soldi e neanche il tuo cibo, San. Sinceramente ne ho abbastanza di fare il bullo insieme a loro.
Indica i ragazzi qualche fila più avanti.
-Davvero? Non ti sevono neanche i compiti?
Mi rimetto gli occhiali e lo guardo stupito.
Ridacchia e prende una matita dal mio astuccio, sorridendomi:
-Sei così carino, Sannie. Chiamami oggi pomeriggio, ti porto in un posto.
Mi porge un pezzo di carta con il suo numero scritto sopra e porta la sua attenzione alla lezione, lasciandomi basito a guardare le cifre del suo numero tra le mie dita.
Nel pomeriggio.
Mi decido a chiamare il numero, sperando non mi avesse preso per il culo e fosse veramente il suo.
Lo digito e faccio partire la chiamata, sedendomi sul bordo del letto.
Squilla un paio di volte, poi una voce risponde:
-Pronto?
-Jung...Jung Wooyoung?
-San? Sei tu?
risponde con voce allegra.
-Sì, sono io. Dicevi veramente di uscire prima?
-Mhmh, certo San. Dai, esci. Ti aspetto sotto casa tua.
-Come sai il mio indirizzo?
-Eh...ti ricordi quella volta che ti abbiamo rincorso fino a casa, finché tua sorella non ci ha cacciati?
mi risponde imbarazzato.
-Ah, sì. Ora mi ricordo. Va bene, adesso arrivo, aspettami.Metto giù e mi cambio velocemente, prendo il cellulare e esco di casa.
Wooyoung è giusto fuori dal cancelletto e mi porge un bricco di latte al cioccolato, sorridendomi.
Lo prendo:
-Ciao, Wooyoung.
faccio un sorso.
-Ciao, Sannie. Allora, andiamo? Ti va di andare a fare una passeggiata? Poi magari possiamo andare alle bancarelle e comprare dei tteokbokki, o quello che vuoi.
inizia a camminare davanti a me, senza accorgersene, poi si gira e mi prende per mano, stringendo la presa.
-Wooyoung!
cerco di liberarmi dalla sua stretta.
Scuote la testa e intreccia le dita alle mie.
-Non ti lascio andare. Stai con me. Per favore?
mi fa gli occhioni, lasciandomi perplesso.
-Va bene, puoi tenermi la mano. Però - mi fermo, puntando i piedi per terra e guardandolo dritto negli occhi- non è tutto uno scherzo questo, vero?Mi guarda dispiaciuto e si avvicina a me, appoggiando le mani sulle mie spalle:
-Scusa se ti ho fatto male, soprattutto qui. -indica il mio cuore- Ho capito una cosa, mentre ero amico di Dong Sik. Ho capito che mi piaci, Sannie. Ogni volta che ti prendevamo qualcosa o ti facevamo male, volevo solo proteggerti da loro. E da me. Adesso ho capito perché mi sento così e sono qui per proteggerti. Non lascerò che nessuno ti faccia più male.Le lacrime scendono lungo le mie guance mentre lo guardo: è solo una sagoma ora, coperto da un velo di lacrime.
Mi abbraccia stretto.
-Mi dispiace. Ti prego, non piangere.Nonostante tutta la mia razionalità mi dica di non fidarmi e di aspettarmi che arrivino gli altri ragazzi a darmi fastidio; il mio cuore mi dice che è sincero e mi rilasso tra le sue braccia.
Mi accarezza la nuca mentre mi asciuga le lacrime con la manica del maglione, poi mi lascia un attimo per riprendermi.
-Possiamo andare, Wooyoung.
gli prendo la mano nella mia e lo guardo.
-Bene! Andiamo! All'arrembaggio!
inizia a correre trascinandomi e facendomi ridere.
Camminiamo per un po', mano nella mano, parlando delle nostre passioni finchè non mi stanco.
-Possiamo sederci lì, Wooyoung?
indico una panchina dietro un angolo.
Annuisce e andiamo a sederci: appoggio subito la testa sulla sua spalla, stanco.
-Ti sei preso troppe libertà, tu. Sono più grande di te e non ti ho dato di sicuro il permesso di chiamarmi Sannie.
-Tu ti sei appena appoggiato a me senza chiedermi se potevi. Siamo pari.
Lo osservo e sorrido: in fondo era sempre stato il più gentile con me; non mi toccava a meno che Kang Dong Sik non minacciasse anche lui e faceva sempre finta di dover prendere l'autobus da un'altra parte per controllare che stessi bene.
Ricambia lo sguardo e si avvicina a me, tenendo fissi i suoi occhi nei miei. Sorride interrompendo i miei pensieri. Per un attimo c'è solo lui.
Mi stacco da lui, confuso da quello che provo.
-Wooyoung?
-Sì, Sannie?
continua a sorridermi, con gli occhi fissi nnel miei.
-Ho una sensazione strana. È la meno razionale che abbia mai provato. Mi sembra di essere al sicuro con te, anche se non dovrei sentirmi così.Mi guarda e mi accarezza i capelli:
-Sannie, mi dispiace così tanto. Sono stato così stupido e darei tutto per tornare indietro.Scuoto la testa:
-Non ti preoccupare. Mi fido di quello che provo. -mi appoggio di nuovo alla sua spalla- Mi fido di te.Sorride e mi bacia delicatamente la fronte più volte, sussurrando:
-Ti voglio bene, piccolo Sannie. Ti voglio tanto bene.Non posso fare a meno di sorridere e stringerlo forte.
-Penso che tu mi piaccia, Woo. Andiamo a prendere i tteokbokki?
-Cos'hai detto?
mi guarda, sorridendo, e allontanandosi leggermente da me.-Ho detto: andiamo a prendere i tteokbokki?
-No, dai, puoi ripetere quello che hai detto prima?Mi alzo e lo tiro verso di me, scuotendo la testa:
-No, una volta basta.
ridacchio.-Anche io ho una cosa da dirti, Choi San.
-Mh?
aspetto curioso.Mi prende il viso tra le mani e mi bacia, delicatamente.
Le sue labbra, sulle mie, sono soffici e calde.
Socchiudo le mie, lasciando spazio alla sua lingua.
-Sai di fragole -mormoro- e di panna.
-Tu sai di gelato, sai di cioccomenta.Mi stacco da lui per riprendere fiato, solo per far riunire le nostre labbra in un bacio lungo, lunghissimo.
Per l'eternità.