Seongjoong #2

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-Signor Park?

-Sì? Mi giro per vedere la mia segretaria in piedi sull'uscio della porta.

-Il signor Kim della divisione Statistiche le ha portato il rapporto che aveva chiesto ieri alla riunione.  Dietro di lei, Kim  Hongjoong batte nervosamente il piede sul pavimento e cerca di sbirciare dentro l'ufficio. Ora mi ricordo: quel rapporto era assolutamente inutile, potevo ricavare le informazioni da altri documenti che avevo già, ma ieri per la prima volta Kim Hongjoong aveva stuzzicato  il mio interesse. Ho guardato nella sua direzione almeno un centinaio di volte e lui ricambiava per delle frazioni di secondo con quel suo sguardo innocente. Mi faceva impazzire. Era difficile concentrarsi su grafici e numeri mentre mi guardava.

-Fallo entrare. Ah, Seo Ryeong, cancella la riunione tra mezz'ora. Meglio domani mattina.
Annuisce e si sposta per far passare Kim Hongjoong e chiude la porta dietro di lui.

-Buongiorno, Presidente Park.
Si inchina davanti a me e mi porge la cartellina contenente il rapporto con due mani.

-Tirati su, ti prego, Hongjoong e siediti. Gli indico la sedia dalla parte opposta della scrivania rispetto a me. Si siede, stringendo al petto il rapporto e abbassando la testa. Non una parola.

-Se sei abbastanza intelligente, e penso che tu sia una delle persone più intelligenti qui dentro, capirai che a me quelle statistiche che hai in mano non sono essenziali. Vorrei sapere cosa tu pensi del fatto che ora sei qui.  Giocherellando con la Mont Blanc, gliela muovo davanti agli occhi per ottenere uno sguardo. 

Mi guarda e si sistema gli occhiali sul ponte del naso. -Signore, ho visto che mi guardava ieri e immagino che lei mi abbia chiamato qui, almeno è l'opzione più plausibile, per licenziarmi.
Continua a fissarmi. Io rido:
-Non ti voglio licenziare ma, dimmi, quali erano le altre opzioni meno plausibili?

Si morde il labbro prima di rispondere e io sento la mia mente ribollire all'idea di quelle labbra sulle mie: -O non aveva più i documenti che le servivano, ma non mi pare il caso,-indica il plico blu accanto al computer- oppure, ecco, gira voce che lei sia, ehm, omosessuale.

Ha scostato lo sguardo. 

-E quindi? Ti avrei detto di venire qui per fare cosa esattamente?

-Mi ha guardato come se volesse essere l'unico a farlo.
 Si pente visibilmente di ciò che ha detto e con entrambe le mani si copre le guance. Oddio, è così carino.

-Tu sei gay, Hongjoong?

-Sì, signore.

-Allora, Hongjoong, immagino tu abbia azzeccato la terza opzione.
Alza lo sguardo imbarazzato e stranito.

Mi alzo e vado a sedermi sul bordo della scrivania, accanto a lui:
-Hongjoong, la parte dell'innocente si può recitare fino ad un certo punto.

Mi guarda imbarazzato e non sa cosa dire.
-Presentati a casa mia stasera alle nove.
Gli scrivo il mio indirizzo su un foglietto e glielo porgo.
-Signor Park?
Mi guarda un po' impaurito.
-Sì, Hongjoong?
Gli prendo una mano nella mia.
-Questa sera, ecco...ci sarebbe la cena della divisione Statistiche e dobbiamo discutere di un rapporto che ho fatto io. Sarebbe strano se non mi presentassi.
Mi slaccio la cravatta e mi abbasso per guardarlo in viso: si morde il labbro e usa il rapporto per coprirsi l'inguine.
-Possiamo sempre fare adesso. Alzati.
Si alza e mi segue sul divano e non posso fare a meno di notare che i suoi pantaloni si fanno stretti.
-Siediti. Dimmi, Hongjoong, ti piaccio io?
Si toglie gli occhiali e mi guarda dal basso:
-Sì, signore.
Lo faccio distendere sotto di me e lo bacio con forza. Con una mano gli sbottono la camicia mentre l'altra prende la sua mano minuscola.
Cerca di ribellarsi ma il suo istinto prevale. Geme sulle mie labbra mentre il suo bacino spinge contro il mio.
-Così Hongjoong, bravo.
Le sue mani toccano il mio petto e scendono, fino ad arrivare ai pantaloni. Li slaccia, tremante, e li abbassa leggermente. Prende in mano la mia erezione.
-Prendilo in bocca, Hongjoong.
-Sì, signore.
Mi siedo e lui si inginocchia per terra, sistemandosi nello spazio tra le mie gambe.
Muove la mano sul mio membro un paio di volte per poi farlo entrare in bocca un po' alla volta.
Istintivamente spingo il bacino verso di lui.
Mi guarda, faticando a tenere tutto il mio membro in bocca.
Chiudo gli occhi, buttando la testa indietro.
-Comunque, il rapporto che hai presentato... -dico interrompendomi per prenderlo dai capelli-...era molto buono.
-Mh, anche lei, Presidente, è molto buono.
Lo fermo e lo faccio alzare. Le mie mani gli slacciano i pantaloni e lo portano alla scrivania: si piega a novanta gradi su di essa.
Gli faccio leccare due dita e le infilo dentro di lui. Afferra una matita, spezzandola, mentre cerca di gemere piano.

-Presidente, f-forse non dovremmo... cioè non... non ci conosciamo bene.

ansima pesantemente e inarca la schiena, girando leggermente la testa verso di me.

-Forse non dovresti parlare così tanto, Hongjoong. E forse dovresti anche smetterla di chiamarmi Presidente.
entro dentro di lui con una sola spinta, lasciandomi sfuggire un gemito rauco.

Sotto di me, Hongjoong si affera alla scrivania e muove il bacino verso di me:

-Va... va bene, O-oppa.

Sorrido, spingendomi dentro di lui, guardandolo che cerca di fare silenzio. È così vulnerabile, girato leggermente verso di me con la bocca socchiusa, mentre mi guarda implorante. Voglio solo proteggerlo.

Viene insieme a me, lanciando un urlo strozzato contro il palmo della mia mano.

-Meglio, Hongjoong. Oppa va meglio.

ATEEZ ONE SHOTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora