Sfilo il maglione di lana dalla mia testa per poi gettarlo nell'angolo opposto dell'ascensore sopra i giacconi, le sciarpe e la mia cuffia, restando in canottiera. Da quando le luci sono diventate rosse, la presenza di ossigeno nell'aria è andata calando e la cosa peggiore è che non sappiamo quanto ne rimanga ancora. Ho persino perso il conto delle ore che abbiamo passato chiusi in questo scatolone di metallo: l'ultima volta che abbiamo controllato erano circa le 4 del mattino, poco prima che anche il cellulare di Drew ci lasciasse.
"Usciremo vivi da qui secondo te?" sussurro, sentendo l'aria entrare a fatica nei polmoni.
Drew, in tutta risposta, mi lancia un'occhiataccia: vuol fare l'eroe della situazione, quello coraggioso che non ha paura di nulla, nemmeno di morire, ma non riesce a nascondere tutta l'insicurezza che lo domina in questo momento, grande almeno quanto il desiderio di chiudermi la bocca, dalla quale sono uscite solo frasi negative nell'ultima ora.
"No" risponde secco "E ora vedi di risparmiare ossigeno per riflessioni più utili"
In condizioni normali si sarebbe beccato non solo una linguaccia, ma anche un pugno sul braccio: ora come ora credo di non avere nemmeno la forza di pensare ad una risposta sarcastica per controbattere. Perciò mi limito a far scivolare la testa sulla sua spalla, sentendo i rivoli di sudore cambiare direzione e scendere lungo il collo, per venire poi assorbiti dal tessuto della canottiera. Con una mano mi accarezza debolmente i capelli tagliati a caschetto, spostandone qualche ciocca dietro l'orecchio, mentre l'altra non ha mai lasciato la mia presa.
"Lo conservo ancora" esordisce poi di punto in bianco "Il ciondolo dell'amicizia che ci siamo divisi in seconda media, lo tengo ancora sulla mia scrivania". Sposto leggermente la testa sulla sua spalla in modo che i miei occhi riescano a vedere perfettamente il suo viso. Pochi attimi dopo anche il suo sguardo si posa sul mio volto.
"Non ci sono io senza te, come non ci sei tu senza me" ripete esattamente le stesse parole che quello stesso giorno in cui abbiamo diviso la collana dell'amicizia giurammo di non dimenticare mai. Materialmente erano e restano soltanto due pezzi di ferro a forma di puzzle da cui partivano due cordoncini e con incisa la dicitura best friend comprati da un venditore ambulante durante una gita in seconda media; noi però li trasformammo in amuleti dell'amicizia che avevano il compito di sigillare quel patto che ci avrebbe legati per sempre, che non avremmo mai dovuto infrangere. Peccato solo che le cose cambiano e le persone con esse, e la maggior parte delle volte non puoi far altro che adeguarti al cambiamento.
Un piccolo e malinconico sorriso riesce comunque a farsi spazio sul mio viso. "Te ne sei ricordato" sussurro con un filo di voce.
Annuisce, anche lui con un leggero sorriso. "Non l'ho mai dimenticato"
Il sorriso svanisce pian piano, mentre le palpebre cominciano a farsi sempre più pesanti e la sonnolenza inizia ad invadere ogni cellula del mio corpo. Chiudo gli occhi, restando accoccolata al braccio di Drew.
"Isa" la sua voce flebile chiama più volte il mio nome.
"Mh?"
"Non chiudere gli occhi" mi schiaffeggia delicatamente la guancia "Resta con me ancora per un po' ".
"Ma ho sonno" mi lamento io, sbattendo le palpebre a gran fatica.
"Lo so, ma devi resistere"
Vedo il suo sguardo puntato prima in alto e poi sulla porta, nella speranza che questa si possa aprire magicamente. Inutile dire che non il desiderio non si è realizzato. Però qualcosa succede: uno strano rumore - probabilmente qualcuno che schiaccia ripetutamente il pulsante di chiamata dell'ascensore - si fa appena udibile all'interno dell'abitacolo, seguito poi da una voce che lancia una serie di imprecazioni in lontananza. Scattiamo entrambi in piedi, infervorati da quell'ultima briciola di speranza che si è accesa in noi, iniziamo a picchiare forte i pugni sulla porta d'acciaio e ad urlare a pieni polmoni per chiedere aiuto fino all'ultimo respiro.
"Aiuto!"
"Siamo chiusi qui dentro!"
"Tirateci fuori di qui!"
"Aiutateci!"
Le nostre voci riescono miracolosamente ad arrivare sino alle orecchie del malcapitato che stamattina, trovando l'ascensore guasto, sarà costretto a prendere le scale per la prima volta nella sua vita. "Oddio, ma c'è qualcuno lì dentro!" esclama subito dopo aver udito le nostre grida "Resistete! Chiamo i pompieri!".
Nel giro di venti minuti, due uomini vestiti di rosso si sono calati nel tunnel che solitamente percorre l'ascensore e, passando per la finestrella sulle nostre teste, ci hanno portato in salvo fino alle ambulanze piazzate appena fuori il portone del palazzo. Un infermiere mi fa sedere immediatamente sul gradino posteriore e, mentre questo mi avvolge in una calda coperta marrone di pile, un altro mi porge una mascherina - che appoggio sul viso - collegata ad una pompa di ossigeno. Ne prendo subito un gran bel respiro profondo, riempiendo i polmoni come si deve. Chiudo gli occhi per essere poi risvegliata dal rumore di un carrellino che viene trascinato nella mia direzione.
"Come stai?"
Non appena alzo lo sguardo, non mi sorprendo affatto di trovare la figura di Drew in piedi davanti a me: anche lui porta la maschera per l'ossigeno sul viso, ma a differenza mia indossa il suo giubbotto.
"Sicuramente meglio di prima"
Alza un sopracciglio. "Ti riferisci alle nove ore passate in ascensore o alla mia compagnia?" L'angolo della sua bocca si incurva verso l'alto.
"Decisamente a tutti e due" trattengo a stento una risata, sebbene mi faccia male il petto.
Annuisce distrattamente, vagando con lo sguardo tutto intorno a noi. Poi fa ancora qualche passo verso di me con l'intento di avvolgermi la sua sciarpa attorno al collo.
Aggrotto le sopracciglia, confusa dal suo gesto, ma Drew mi precede ancora prima che possa aprire bocca. "Me la restituirai quando ci rincontreremo"
Assottiglio gli occhi con un sorrisetto in volto. "E chi ti fa pensare che ci rivedremo?" Ma lui in tutta risposta alza la spalle. "Lo so e basta" è l'ultima frase che mi rivolge, l'ultima cosa che mi dice prima di allontanarsi nuovamente.
Tenendo lo sguardo basso, cerco di riflettere su ciò che è appena accaduto e solo una cosa mi viene in mente: non prenderò mai più l'ascensore in vita mia!Spazio Autrice
Penultimo capitolo di questa storia breve e finalmente sono riusciti ad uscire dall'ascensore!
Vi aspetto giovedì prossimo per l'ultimo capitolo
Lauravi ricordo che mi trovato anche su instagram come laguindiz - youfakebetch14
twitter: mikeisapikachu
tiktok: laguindizLife's too short to sit and wait🌼

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Stuck
Short StoryIsabel prendeva sempre le scale per raggiungere il suo appartamento. Tranne quella sera. Quella sera decise invece di prendere l'ascensore, rimanendo bloccata al suo interno per ventiquattro lunghe ore. (S)fortunatamente, non da sola. 2° #claustrofo...