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È incredibile come certe volte sia necessario un imprevisto - o addirittura una catastrofe - per ritrovarsi. Ancora oggi, a una settimana di distanza dall'incidente dell'ascensore, camminando per le strade affollate di New Orleans, non riesco a credere di aver vissuto l'esperienza più traumatica della mia vita proprio con la persona con cui condivido una marea di ricordi della mia infanzia; la stessa che mi ha snobbato per ben cinque anni di liceo: è servito un ascensore mal funzionante per chiarire i vari malintesi e per riportarci esattamente dove ci eravamo lasciati anni fa, solo con qualche anno in più.
Osservo la gente che mi circonda, alcune coppiette che si tengono dolcemente per mano, dei bambini che schiamazzano, qualche ragazzino che sfreccia con il suo skateboard e persone che rientrano solo ora dal lavoro con il loro completo elegante e la ventiquattrore alla mano, e non posso fare a meno di pensare a cosa riserverà loro il futuro: magari il ragazzo della coppia ferma vicino alla vetrina di una pizzeria si inginocchierà tra qualche istante proprio qui, su un anonimo marciapiede di New Orleans, per chiedere la mano della sua ragazza; o forse quel ragazzino con lo skateboard inciamperà sui piedi di una bellissima ragazza che aveva appena comprato un frullato dietro l'angolo; o, perché no, l'uomo in piedi davanti alle strisce pedonali incontrerà dopo tanto tempo una sua ex per cui riscopre i suoi sentimenti. Il destino ha davvero un'ironia pazzesca: dopotutto, è stato in grado di bloccarmi in ascensore con Drew Sullivan!
Ripensando a lui, mi viene istintivo accarezzare la morbida sciarpa di lana che porto avvolta al collo - la sua - con un sorriso poco prima di entrare in radio.
Sistematami come sempre alla mia postazione, mi schiarisco velocemente la gola, indossando poi le cuffie ed avvicinando la bocca al microfono. Poi premo il tasto rosso per avviare la diretta.
"Buonasera New Orleans, sono le 20 e 6 minuti precisi e sì, la vostra Isabel è finalmente tornata dopo una lunga settimana di assenza"
Proprio così: essendo stata informata del mio "incidente", la redazione mi ha concesso una settimana di convalescenza per riprendermi dall'accaduto. Ne ho quindi approfittato per riflettere un po', riempire quel famoso taccuino con nuove idee per la mia rubrica e accettare l'invito di Drew - dopo aver accettato la sua richiesta su Instagram - per bere qualcosa insieme questa sera.
"Miei cari passeggeri notturni, è ormai appurato che la vita spesso ci gioca brutti scherzi, come per esempio lasciarti bloccata tutta la notte in un ascensore, proprio tu che - ironia della sorte - hai sempre preso le scale." riprendo dopo una breve pausa "Solitamente voi parlate ed io ascolto. Ebbene, questa sera i ruoli si invertono e sarete voi ad ascoltare il mio racconto: è giunta l'ora di calare la maschera e mostrarmi a voi, mettermi a nudo esattamente come voi fate ogni sera."
Abbasso lo sguardo per qualche secondo, chiudendo gli occhi: sono sempre stata molto disponibile ad ascoltare gli altri, proprio perché ascoltare è sempre stato il mio punto forte, il mio cavallo di battaglia; quando però sono io a dover essere ascoltata, a dover parlare di me stessa, tutto cambia e la mia disponibilità al dialogo si chiude a riccio e scappa in letargo fino a data da destinare.
Prendo un respiro profondo, riapro gli occhi ed inizio a parlare. Racconto praticamente tutto: di me, di Drew, della nostra amicizia, di come ci siamo allontanati, persino della nostra avventura nell'ascensore che ci ha fatti rincontrare, come se stessi scrivendo ogni cosa sul mio diario segreto. Perché alla fine è questo che è la radio per me, il mio posto sicuro.
Dopo aver ripreso fiato per qualche secondo, ripercorro rapidamente con la mente ogni mia singola battuta, per poi riprendere le fila del discorso prima di divagare di nuovo. "A volte ci perdiamo in un bicchiere d'acqua e solo perché ci convinciamo di determinate cose, pur non conoscendo l'intero quadro. Ed è qui che entra in gioco la vita: come è stata in grado di far sì che la mia strada si ricongiungesse con quella di Drew, così sorprenderà anche ognuno di voi, un giorno, se non l'ha già fatto" faccio una breve pausa per cercare di reprimere un sorriso che spunta involontariamente sul mio volto "Miei cari passeggeri notturni, ricordate che la vita non è infinita: purtroppo o per fortuna, chissà, abbiamo un tempo limitato da trascorrere qui su questa terra, perciò, d'ora in poi, cerchiamo di sfruttarlo al meglio: facciamo in modo che ogni secondo sia degno di essere ricordato."
Batto come mio solito le mani per annunciare a tutti gli ascoltatori che il mio tempo è ormai scaduto. "Bene, anche per questa sera è tutto! Vi aspetto domani alla stessa ora per il nostro solito appuntamento con la rubrica I Passeggeri Notturni. Da Isabel è tutto. Buonanotte New Orleans"
Rimetto le cuffie sopra al microfono e lascio il posto alla mia collega delle 21, uscendo dalla sala registrazioni. Percorro il lungo corridoio che separa il mio "ufficio" dalla porta d'ingresso saltellando nel tentativo di indossare più velocemente il giaccone per poi avvolgere la sciarpa attorno al mio collo. Svoltato l'angolo, vengo colta alla sprovvista dalla vista di Drew, appoggiato con la schiena contro il muro della hall che traffica distrattamente con il suo cellulare.
Mi avvicino con un sorriso che non può fare a meno di illuminare il mio volto. "Ehi, come sei entrato?"
Non appena sente la mia voce, ripone immediatamente il cellulare nella tasca del giubbotto e fa spallucce. "Quei simpaticissimi ragazzi laggiù" Indica con un cenno del capo i tre moschettieri in pausa cena. "Capito"
"Hai preparato le papille gustative per la loro degustazione più spaziale che abbiano mai provato?" chiede in tono teatrale, tenendomi contemporaneamente la porta aperta con il braccio.
Lo guardo di lato con le sopracciglia corrugate. "Stiamo andando da Aldo's in fondo alla strada, non in un ristorante stellato"
"Era solo per fare scena" borbotta offeso, infilando le mani nelle tasche e camminando al mio fianco. Con un accenno di risata, soffocata dalla spessa sciarpa che mi copre persino il naso, do una leggera spallata al mio amico, facendolo vacillare e sorridere allo stesso tempo.
"Ci andavamo sempre da ragazzini" sussurro, immergendomi completamente nei ricordi più profondi. "Già" ribatte lui "Dovremmo ripristinare quella vecchia tradizione il venerdì sera... non era affatto male"
"Sì, dovremmo"
Qualche minuto più tardi, mi ritrovo ad avvolgere il braccio attorno al suo con il solo intento di infilare la mia mano nella sua tasca, proprio come facevo da piccola quando due volte su tre dimenticavo i guanti a casa. Mi accorgo del sorriso che spunta sul viso di Drew alla vista del mio gesto solo grazie alle profonde fossette che gli si creano sulle guance.
"Comunque ti sta molto bene la mia sciarpa" sussurra con un tono che ricorda molto il sarcasmo. Vi nascondo istintivamente il naso sotto. "Credo anche che te ne dovrai comprare un'altra"
"Non avevo dubbi"

Fine





Spazio Autrice
Ebbene sì, siamo giunti alla fine di questa storia breve. Spero che vi sia piaciuta e che vi abbia lasciato qualcosa, magari anche il messaggio che volevo mandare, chi lo sa.
Nulla, vi ringrazio se siete arrivati fino a questo punto e (se vorrete) ci rivedremo con altre storie.
Un super bacio
Laura

vi ricordo che mi trovato anche su instagram come laguindiz - youfakebetch14
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Life's too short to sit and wait🌼

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