The first hour

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In tutta la mia vita, avrò scelto l'ascensore invece delle scale sì e no tre volte di mia spontanea volontà. Una delle ragioni per cui tento in ogni modo di evitarli è senza dubbio il terrore che ho fin da piccola di restare bloccata in una di quelle trappole meccaniche; la seconda è semplicemente una questione di salute fisica, per cui quei settanta gradini sono una delle due attività anche solo lontanamente sportive che faccio - l'altra sono i tre isolati a piedi da casa mia alla radio e ritorno.

Mi catapulto sul pulsante giallo di emergenza, premendolo più volte energicamente, nel disperato tentativo che qualche condominiale senta la sirena e di conseguenza chiami un tecnico, i pompieri, mi vanno bene pure gli astronauti, a patto che riescano a tirarmi fuori di qui il prima possibile.
"Non credo che sfondare il tasto possa far aprire magicamente la porta"
Con un balzo vado a schiantarmi contro le porte di metallo, facendovi aderire la schiena. Uno spavento così grande non lo prendevo dai tempi del liceo, quando mia sorella, per evitare una sfuriata, aveva nascosto il suo ragazzo seminudo nel mio armadio - ovviamente senza avvisarmi - con la scusa che nostra madre non avrebbe mai frugato in camera mia. Peccato che io avessi necessità di una felpa pesante proprio in quel momento: ho aperto le ante e ho tirato un urlo talmente forte che credo di aver svegliato anche il povero ragazzo delle pizze che stava dormendo tranquillamente nel suo dolce letto sulla costiera amalfitana. Esattamente dall'altra parte del mondo, sì.
Porto una mano sul mio cuoricino per controllare che batta ancora, lasciando andare una boccata d'ossigeno che ho trattenuto per chissà quanto tempo. Ero talmente impegnata a farmi prendere dal panico che non mi sono nemmeno accorta  di non essere sola qui dentro.
La mia schiena ora aderisce perfettamente alle porte in metallo dell'ascensore. Questa posizione mi permette anche di vedere in faccia la persona che si trova nella mia stessa situazione: e quando i miei occhi terminano di squadrare quel viso sagomato e modellato da uno scultore italiano, il mio cuore si ferma. Di nuovo. Spalanco gli occhi, ritrovandomi rapidamente a corto di saliva in bocca, e non per la bellezza di questa divinità greca che ho davanti.
Il ragazzo mi squadra da capo a piedi con un sopracciglio alzato, quasi come se non capisse barra condividesse il mio stesso stato d'animo. Perché è stupore che bisognerebbe provare incontrando un vecchio amico, giusto? Ma se quello stesso amico si era trasformato in uno stronzo patentato che ti aveva snobbato negli ultimi cinque anni, provare un forte desiderio di investirlo casualmente per strada con la macchina e di mettere poi la retro per essere sicuri che si sia fatto male è normale, vero?
Da sorpresa, la mia espressione passa ad altamente indifferente. Volto di nuovo le spalle al diavolo vestito da modello di Abercrombie, cercando un modo per uscire da questa gabbia. Se prima avessi accettato l'aiuto degli astronauti, ora mi lascerei teletrasportare fuori di qui dagli alieni stessi.
Due mani si posano improvvisamente sulle mie braccia, cercando di farmi rilassare: il mio corpo si blocca di colpo, ma non per un'improvvisa ondata di calma zen, bensì per disgusto. Mi volto verso di lui in modo da fissare il mio sguardo scocciato nei suoi occhi marroni; poi scrollo le spalle, liberandomi dalla sua presa. Lo sorpasso con innata indifferenza, andando a prendere il posto che fino a poco fa occupava lui: la mia schiena scivola lungo il vetro finché il mio sedere non tocca terra. Appoggio anche la testa contro lo parete, chiudendo gli occhi e lasciando uscire uno sbuffo a fior di labbra.

Sfortunatamente, anche il belloccio mi raggiunge, sedendosi al mio fianco.
"Beh, visto che resteremo chiusi qua dentro per un po', direi di occupare il tempo in qualche modo, che dici?"
Annuisco semplicemente, facendo fallire il suo primo tentativo di instaurare un dialogo.
"Ti viene in mente qualche idea?" ritenta lui, più cocciuto di un mulo.
Un dubbio esistenziale mi costringe a girare di scatto il viso verso di lui: mi avrà riconosciuta, è per questo che insiste? Ma dalla sua espressione, deduco che per lui questa sia più una disperata tattica di rimorchio che altro.
Aggrotto le sopracciglia: in realtà mi è appena venuta un'idea.
"Forse sì"
Sorride, ed io mi chiedo cosa possa aver capito questo cafone ignorante. Evidentemente un' idea l'aveva già anche lui. Peccato che la mia sia leggermente diversa. Infilo la mano nella tasca del giubbotto e, mentre lui si schiarisce la gola, guardandomi come se si aspettasse che dalla tasca fuoriesca chissà cosa, estraggo il mio cellulare e un paio di cuffiette.
Il sorriso sul suo viso si spegne in un istante. "Stai scherzando spero"
Sposto rapidamente lo sguardo su di lui, mentre le mie mani sono ancora occupate a rimediare al groviglio in cui sono intrecciati gli auricolari.
"No, affatto"
Assottiglia gli occhi. "Altre ragazze pagherebbero per stare al tuo posto"
Tanto arrogante quanto bello.
"Pensa invece che io qui ci sto gratis!" apro le braccia teatralmente, beffeggiandolo "E per tua informazione, io pagherei per uscire di qui"
Il mio caro compagno di sventura, spiazzato, non sapendo più come ribattere, sbuffa e si mette tranquillo in un angolo. Io invece sistemo gli auricolari nelle orecchie e ricomincio ad ascoltare la playlist che avevo interrotto poco fa, sistemandomi nell'angolo opposto rispetto al suo.

We used to be close
but people can go
from people you know
to people you don't
(People you know - Selena Gomez)

La testa appoggiata alla parete fredda, così come la schiena, le gambe incrociate e le braccia a penzoloni su di esse: è ormai un'ora che sono in questa posizione, con le cuffiette nelle orecchie e gli occhi chiusi per concentrarmi solo sulla mia musica e non pensare al fatto di essere ancora bloccata in un ascensore con una persona che mi fa venir voglia di prenderla a schiaffi ogni volta che la guardo.
Sono le 22 passate da un pezzo, nessuno si è ancora fatto vivo per tirarci fuori di qui e ho come la brutta sensazione che ormai nessuno lo farà più, almeno non prima di domattina.
Perfino il mio cellulare decide di abbandonarmi proprio adesso: 21 Guns si interrompe proprio sul ritornello e i miei occhi si spalancano di colpo.
"È uno scherzo spero..." borbotto mentre arrotolo gli auricolari attorno alla mano per poi rimetterli in tasca insieme al cellulare.
Sento lo sguardo del signor sono troppo bello per potermi ricordare di te addosso ma, nonostante questo, non azzardo neanche minimamente a girarmi nella sua direzione.
"Perché ho la sensazione di starti antipatico?" esordisce poi, incrociando le braccia al petto.
A quel punto mi volto inevitabilmente verso di lui: subito i miei occhi cadono però su bicipiti, tricipiti, quadricipiti, quintucipiti messi in risalto alla perfezione dalla posizione in cui tiene le braccia.
Mi schiaffeggio mentalmente, scuotendo la testa: non mi sto concentrando.
"Perché è così" ribatto secca, tornando a fissare un punto indefinito davanti a me.
Ma quello non si arrende. "E posso sapere a cosa è dovuto?".
Giro lentamente la testa nella sua direzione, osservandolo per qualche secondo con un sopracciglio alzato. Lui fa lo stesso, ma l'espressione confusa sul suo volto e il fatto che si guarda spesso attorno mi fa intuire che non ha davvero idea di chi io sia. E questo, seppur scontato, fa comunque male.
"Davvero non ti ricordi o fingi?"
Il suo cipiglio aumenta visibilmente. "Perché ci conosciamo?"
"Oh, va al diavolo!"
Appoggio la testa al muro alla mia sinistra per evitare di vedere ancora quella sua bellissima faccia prima da baciare e poi da schiaffeggiare, ma lui decide di spostarsi a sedere proprio di fronte a me.
"Dai, almeno dammi un indizio" mi prega, ma io lo fulmino con un'occhiata.
"Non stiamo giocando a Indovina Chi" borbotto in tono acido "E non voglio continuare questa conversazione"
"Perché no?"
"Sei tu quello che non si ricorda di me, non il contrario" sibilo a denti stretti, sporgendomi leggermente verso di lui.
"Aiutami a ricordare allora... ti prego"
Lo sbircio con la coda dell'occhio. Poi rimetto le cuffie nelle orecchie: tanto lui non può sapere che il mio cellulare è morto.
Lo sento sbuffare, mentre si appoggia con la schiena contro la parete di fronte alla mia. "Non puoi ignorarmi per sempre".
"Tu l'hai fatto fino ad ora. Cosa ti impedisce di continuare?"




Spazio Autrice
Sorpresaaa
Chi sarà il misterioso ragazzo che non si ricorda di Isabel?
Vi aspetto nel prossimo capitolo
Nel frattempo, spero che la storia vi piaccia
Un bacione
Laura

vi ricordo che mi trovato anche su instagram come laguindiz - youfakebetch14
twitter: mikeisapikachu
tiktok: laguindiz

Life's too short to sit and wait🌼

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