Warning.

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«Sai,dovresti smettere.» disse qualcuno. Era una voce familiare,affettuosa. Mi girai ed era Valerie.

«Dici?» dissi,ironica.

«Dico. Che gusto ci trovi?»

«Non ci trovo gusto. Mi rilassa,sto bene,e mi caccia via i pensieri.»

«E intanto ti rovina i polmoni» disse ridacchiando. Fu allora che mi accorsi di quanto fosse carina. Era così semplice. Con quei capelli color oro che le cadevano sulle spalle e quegli occhi,che pur essendo marroni,avevano parecchio da dire. E quando rideva,era più bella. Il suo viso si illuminava. La sua bocca era fatta per sorridere,e quando sorrideva,ci sapeva proprio fare.

La guardai male per un istante,poi feci un ultimo tiro e gettai la sigaretta.

«Andiamo?»

«Certo!»

Durante il cammino verso il bar parlammo del più e del meno,passammo dietro la scuola e incrocciammo i volti degli,ormai spogli,alberi e l'erba umida e coperta di brina scricchiolava sotto i nostri piedi. Faceva freddo e mentre parlavamo il nostro alito formava una condensa con l'impatto freddo dell'aria gelida. Era piacevole parlare con lei,ma ad un tratto comincia a perdere il filo del discorso e la mia attenzione si era focalizzata su altro,anche se non so cosa. Mi limitavo ad annuire ai suoi discorsi,come una babbea.

Entrammo e un'aria calda e profumata di cappuccino e crema ci accolse.

«Cosa prendi?» chiese lei sorridendomi.

«Una cioccolata calda dai.»

«E basta? Dai devi prenderti una pastina alla marmellata,qui le fanno buonissime» disse ammiccando.

Non avrei potuto spiegargli che non avevo voglia di mangiare,quindi dissi solo che non mi piaceva la marmellata e dopo una manciata di secondi di muso lungo,si arrese e ordinò la cioccolata per me,e un caffè e la brioche per lei.

«Allora,parlami un po' di te.» disse,con una goccia di marmellata che le volava da un lato delle labbra.

«Di me? E cosa dovrei dire? Spiegami tu piuttosto perché piangevi l'altro giorno.»

«Oh niente,lascia stare.»

«Dai su,parla.»

«Beh nulla,avevo preso un brutto voto in latino e i miei genitori non mi fanno andare in gita se non recupero. Ci tengo,con le mie amiche siamo elettrizzate all'idea!»

Non capii. Mi chiedevo se fosse solo questo il motivo,o ci fosse altro che non voleva dirmi. Sinceramente piangere per questo mi sembrava più che banale,c'è ancora un mese per recuperare.

«Solo questo?»

«Sì sì,uff!»

Beh,forse avevamo semplicemente due idee diverse su cosa fosse un problema,e quindi su cosa concentrare le nostre lacrime. Sospirai,e dentro di me sperai che non fosse una delle solite ochette banali e con principi insulsi.

Nonostante tutti i miei sforzi,non mi trovai d'accordo con lei in alcuni punti della conversazione successiva,e la mia attenzione era di nuovo spostata su altro. Avrei voluto accendermi una Marlboro,ma a lei avrebbe dato fastidio.

«Beh,ci si vede. È stato un piacere!»

«Anche per me,ciao Valerie!»

Ci salutammo e mi incamminai verso casa.

Sentivo la caloria della cioccolata calda ancora ribollirmi in pancia e mi diede una sensazione di nausea. Poco prima di infilare la chiave per entrare in casa,la vista mi si appannò e che ricordi,sentii un dolore al sedere. Quando mi risvegliai ero sul mio letto e Katy preoccupata affianco a me.

Ero svenuta.

Continua..

L'UNICO DANNO,SONO IO.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora