Sbatto violentemente l'anta dell'armadietto,arrabbiata perché passerò il pomeriggio in detenzione e tornerò a casa tardi, e mi incammino nell'ampio corridoio.L'aula in cui sono entrata è piccola, con le pareti gialle costellate di cartelloni sulle cellule animali e vegetali, immagino sia l'aula di scienze. I banchi sono singoli e sparsi in tutta la stanza, poco lontano dalla porta è posizionata una cattedra dello stesso colore dei tavoli. Nell'altro lato della stanza ci sono quattro grandi finestre, la luce che proviene da esse illumina i banchi più vicini, dove fa leggermente più caldo.Un giovane uomo siede composto sulla sedia dietro la cattedra e mi fissa con degli occhi inespressivi.Non si capisce se sia seccato o meno di dover rimanere un'ora in più oltre l'orario normale a causa mia.
< Buongiorno signorina Roth. La sua insegnante di lettere le ha lasciato un tema da scrivere entro la fine dell'ora> mi dice ,allungandomi un foglio dalla cattedra. Lo prendo e vado a sedermi al primo banco più vicino alla porta, poi prendo un blocco per appunti e inizio a scarabocchiare qualcosa. Il tema scelto dalla Wilson è il bullismo.
Incredibile
Sono anni che me ne sto in silenzio a subire gli insulti, le prese in giro e gli scherni dei miei compagni, senza che nessuno abbia fatto nulla, e ora che ho finalmente deciso di reagire, la Wilson vuole farmi scrivere un tema sul bullismo come se dovessi riflettere riguardo a ciò che ho fatto oggi! Dove sono i suoi temi quando sono loro a prendere di mira me? Quando il gruppo di Emily mi spinge la testa nel water e io non posso fare niente perché con loro c'è Peter, e io non posso difendermi?
Oggi ho tirato uno schiaffo a Emily,dopo tutto quello lei mi ha fatto. Ho anche provato a lamentarmi con il preside, ma mi ha voltato le spalle anche lui, perché i genitori di Emily sono ricchi da fare schifo e,con le loro donazioni alla scuola, lasciano che la figlia faccia ciò che vuole di questo posto come se fosse il suo regno e noi i suoi sudditi. Non siamo altro che marionette da giostrare con dei fili, per quella ragazza.
Scrivo rabbiosamente ,indignata per quello che succede in questa scuola , perché non succede solo a me, ma molti sono trattati così da Emily e allontanati come paria dai suoi fedeli sudditi, o forse dovrei dire seguaci. Ogni tanti sento lo sguardo del professore su di me, ma la scrittura mi assorbe così tanto che quasi non me ne accorgo. Finisco in mezz'ora. Ho scritto così velocemente che ho lasciato macchie d'inchiostro dappertutto e parecchie lettere sono sbavate, ma non me ne importa. Non credo che lo riscriverò.
Manca un'altra mezz'ora alle cinque e poi me ne potrò andare,per la mia felicità. Guardo incessantemente l'orologio, sperando che faccia scorrere più velocemente i secondi e di conseguenza i minuti, e che mi liberi da questa tortura come un piccolo uccellino che viene liberato dalla sua gabbia, ma l'orologio non mi dà retta.Allora inizio a guardare il cielo fuori dalla finestra. Si è scurito rispetto a prima e sono comparsi dei grossi nuvoloni grigi a coprirlo.
Spero di tornare a casa prima che inizi a piovere, penso.
Anche il professore volge lo sguardo verso la finestra e dice:< Se hai finito puoi andartene. Meglio se torni a casa prima che inizi a piovere. Tranquilla, non lo dirò alla Wilson.> e mi fa l'occhiolino. Lo ringrazio, lascio il foglio con il tema sulla cattedra ed esco dalla classe. Prima di andarmene dall'edificio passo dal mio armadietto e predo un libro che mi serve per studiare, poi m'incammino verso l'uscita. Pochi istanti dopo sento le voci di Emily e Peter che vengono nella mia direzione, stanno discutendo su qualcosa e non mi sembrano molto felici. Cerco un posto in cui nascondermi per posticipare il più possibile la furia della vendetta di Emily. Apro la prima porta che mi capita a tiro e finisco in un magazzino delle scope. Respiro il più piano possibile e provo a controllare la paura,mentre cerco di non fare movimenti bruschi e di urtare qualcosa, facendomi beccare. Non riesco più a sentire le loro voci, ma riesco a percepire i loro passi pesanti che echeggiano nel corridoio,allontanandosi pian piano dal magazzino. Sguscio silenziosamente fuori dalla stanza e cammino velocemente, quasi correndo, verso l'uscita.
Forse questa volta ce la faccio
Spalanco il portone della scuola e mi precipito fuori , subito un vento forte mi colpisce in faccia e fa volare i miei capelli, facendomi arrivare delle ciocche castane in bocca e sugli occhi. L'aria è fredda e pungente e mi maledico mentalmente per aver lasciato la sciarpa nell'armadietto, ma non voglio rientrare a prenderla, non ora che sono effettivamente fuori. Così mi incammino verso la fermata.
I pullman che passano a Dawnville vanno principalmente da un lato all'altro della città, soprattutto perché è un paese piccolo e molto isolato dagli altri, di conseguenza pochi pullman lasciano la città e quelli che se ne vanno da qui passano solo alla stazione dei treni in centro. Ovviamente si può viaggiare anche in treno, ma i biglietti costano sorprendentemente troppo per quelli come me che hanno un solo genitore che lavora, e che viene retribuito poco , nonostante i continui straordinari.La stazione è di un privato, più precisamente di una delle famiglie più facoltose di Dawnville, e questo permette loro di alzare i prezzi a loro piacimento, facendo sì che non tutti possano usufruire del servizio reso. Questi pensieri scorrono nella mia testa mentre aspetto l'autobus, seduta su una panchina. Quando arriva,per fortuna pochi minuti dopo, salgo e mi siedo nei posti al centro. Oltre all'autista e me c'è un altro ragazzo. Il ragazzo è seduto scomposto sul sedile di plastica grigio, con la testa appoggiata al vetro del finestrino aperto e i capelli scuri,fermi nonostante il vento. Percepisco qualcosa di strano in lui,come se ci fosse qualcosa di anormale. Nel frattempo l'autista continua a lanciarmi svariate e strane occhiate dallo specchietto del guidatore ,come se stessi il fissando il vuoto.
No,non può essere, mi dico ,non di nuovo.
SPAZIO ALPACA BLU:
Ok, finalmente ce l'ho fatta. Volevo provare a scrivere qualcosa di nuovo in questo periodo buio, in cui ho tanto tempo in cui non faccio nulla.
Prime impressioni sulla protagonista? Come vi sembra?
Voglio le vostre opinioni U_U
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OUTSIDER
FantasyA Dawnville, un tranquillo paesino di montagna, iniziano a verificarsi strani avvenimenti che sconvolgono la quiete e la normalità che caratterizzano il posto. Dalila abita lì da quando è nata e vive con la madre in un appartamentino di un vecchio p...