prologo - kill me

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La pistola puntata contro di lei, il sangue dal naso che mi sgorgava a fiumi, la paura di fare una cosa brutta, di fare la cosa sbagliata.

«spara.» mi disse senza emozioni.
Aveva lo sguardo vuoto, sembrava che qualcosa l'avesse privata di tutti i sentimenti, da lei non traspariva altro che... il nulla.

Era ancora in piedi, si teneva al mobile del soggiorno, evidentemente le rimanevano poche forze. La sua vista si stava annebbiando, qualcosa aveva preso il controllo della sua mente e le rimanevano pochi attimi di lucidità, vitali per i suoi ultimi secondi di vita.

«spara ho detto» mi ripeté «prima che possa farti del male» l'ultima frase la disse con un tono che sembrava contenere tutta la compassione possibile, era davvero terrorizzata dal potermi causare dolore e voleva che sparassi per fermare il suo.

Mi tremavano le mani, gli occhi mi bruciavano e l'ansia mi invadeva il corpo, più del mio solito almeno. La guardavo con gli occhi lucidi, pieni di compassione, consapevole del fatto che quella non era lei, che ormai la malattia l'aveva già fatta sprofondare in un pozzo senza fondo, in un abisso buio e misterioso che solo i pazzi potevano comprendere, in un posto all'oscuro da tutti che solo chi aveva contratto l'Eruzione poteva raggiungere.

«non posso farlo» dissi con la voce spezzata dal pianto.

Non posso farlo, non posso farlo, non posso farlo
Continuavo a ripetermi all'infinito questa frase, ma sapevo che non sarebbe bastata per convincermi a non sparare.
Avevo davvero la forza di fare una cosa del genere?

«si che puoi, adesso fallo.»

Non potevo.
Non potevo spararle, non potevo toglierle la vita, non potevo.

«se lo fai, metterai fine alla mia sofferenza» mi disse «ti prego, Mads» l'ultima frase mi spezzò.

Mi sentii improvvisamente debole, come se le mie energie fossero state prosciugate da una forza maggiore, ma cercavo di non badarci, dovevo pensare a lei adesso.
Se le sparavo, avrei avuto per tutta la vita gli incubi, il rimorso per averlo fatto, avrei pianto fino a non avere più lacrime e non avrei mai superato una cosa simile.
Ma lo feci comunque, sparai.

Io non volevo, non volevo farlo, ma mi costrinse. Con la mano tremante premetti il dito sul grilletto.
Bam
Era morta.
Era lì, distesa davanti a me, il corpo inerme in una pozzanghera rossa che si allargava ogni momento di più.

Buttai a terra la pistola allontanandola da me e strisciai contro il muro sedendomi a terra, la testa nascosta tra le mani.
Non volevo pensarci, non volevo più preoccuparmi di averle sparato, non volevo più saperne niente di lei, basta.
Ma che ho fatto?
Iniziai a piangere, più forte di prima, adesso nessuno mi fermava più.

Stetti in quella posizione per molto tempo. minuti, se non ore. Ero sconvolta, non sapevo che fare, volevo solo addormentarmi e scoprire che tutto ciò fosse solo un sogno, un terribile incubo. Non poteva essere vero, non poteva. Risvegliarsi e scoprire di aver messo fine alla vita di una persona.
Ma che dico?
Non era una semplice e comune mortale, era mia madre.
Già, avevo appena ucciso mia madre.

✈︎

ʜᴇʏ ʏᴏ!
Ve l'avevo detto che avrei iniziato una fanfiction... ed eccoci qui! Vi avviso: non farò tanti angoli autrice, in molti nemmeno li leggono, però se nei commenti volete chiedermi qualcosa o altro ovviamente vi rispondo :)
Questo capitolo è breve, ha circa 600 parole, ma gli altri saranno lunghi il doppio. Aggiornerò una volta a settimana così da lasciarvi un po' di suspense (sOnO UnA ChIcA MaLa muahaha- ok no) e niente, buona lettura! <3

the experiment - тнє мαzє яυηηєя ƒƒDove le storie prendono vita. Scoprilo ora