Un giorno come un altro

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L'erba bagnata a solleticarmi le piante dei piedi. Il fruscio del vento che mi asciuga la chioma umida. Mi fischia nelle orecchie e mi ricorda che vicino a me c'è un precipizio. Indosso un abito del colore del cielo, leggero come petali di rose. Foglie al vento. Una corona di "Non ti scordar di me" uniti a tre Narcisi, dalla straordinaria bellezza, mi adornano il capo. Mentre corro, mentre salto, anche quando cado e mi ritrovo con le mani immerse nei ciuffi erbosi. Li afferro, li stringo per sentirli ma non li strappo. Non mi rialzo, mi ci stendo sopra. I miei occhi raggiungono il cielo spoglio di ogni cosa, anche delle nuvole. È una bella giornata. È la mia ultima giornata qui.
- Presto dovrò tornare... da colui che non ho scelto di amare. -
Sussurro fra le labbra, dietro di me sento dei passi. Non mi alzo, rimango li. So chi è. Non ho bisogno di guardarla. Posso sentire la sua disapprovazione raggiungermi e farmi accapponare la pelle baciata dal sole.
-Madre...-
È un flebile sussurro quello che si leva dal mio respiro.
Lei è lì, Demetra, mi guarda dall'alto, aspettando che mi alzi probabilmente.
E così faccio. Buona, ubbidiente, Persefone è una ragazza così docile. Lo dicono tutti. Così gentile... così cara. E più lo dicono più mi sforzo di esserlo e più mi sento ardere... di rabbia mai espressa. Mai sufficientemente contemplata.
-È quasi giunto il momento.-
Mi dice, la sua espressione è un misto tra la furia e la malinconia.
Ogni volta che la lascio, appassisce come i fiori in autunno.
Mi avvicino per sfiorarle il viso in una carezza tiepida.
Lei mi sorride ma ciò non lenisce il dolore nel suo sguardo.
È la seconda volta che devo tornare negli inferi. Non finirà mai.
- Devi abituarti... odio vederti così. -
- Abituarmi a vedere mia figlia raggiungere l'oltretomba ed il suo sposo? Che è anche il suo rapitore? Colui che l'ha costretta con l'inganno a questa dannazione? -
Sospiro. Già. Come posso chiederle di accettarlo semplicemente?
Eppure è proprio ciò che dobbiamo fare. Sia io che lei.
Ed è proprio mentre lei si protende verso di me per un abbraccio, che vedo qualcosa di familiare alle sue spalle. Un carro nero, trainato da cavalli scheletrici e dagli occhi rossi come rubini. Sento un brivido attraversarmi la schiena. Stringo mia madre, più forte che posso, così tanto da non capire se sono io a strozzare lei o è lei a strozzare me. Ed entrambe ci ritroviamo senza respiro, fino a che qualcuno non si avvicina. È un ragazzo, sulla ventina, lunghi capelli argentati ed occhi neri come pozzi profondi. Le ali della morte sulle spalle.
- È ora, mia regina. -
- Thanatos...-
Sussurro mentre mi stacco da Demetra, che nel mentre mi stringe una mano come non volesse lasciarmi andare per nulla al mondo.
- Devo andare. -
La guardo, lei mi guarda, sembra voglia dire qualcosa ma le parole le muoiono in gola con un verso strozzato.
- Ci vediamo presto. Non essere triste-
Così le lascio la mano e mi avvio verso Thanatos, che mi osserva, con la sua solita espressiome vuota e lugubre.
- Lui ti sta aspettando. -
- Ed è meglio non farlo attendere...-
Abbasso un po' lo sguardo, mi stringono nelle spalle e poi entro nella carrozza che l'attimo dopo sparisce dentro una voragine del terreno.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 22, 2020 ⏰

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