Il lupo e l'agnello

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Il sole era alto e Ninna, una pecora anziana, pascolava nell'erba alta vicino alla fattoria.
Mia e Nora, due mucche del color della terra, facevano risuonare il campanaccio attaccato al loro collo mentre brucavano anch'esse l'erba verde e saporita.
Tra le fronde degli alberi qualcosa si muoveva furtivo, 'forse è il vento che soffia' pensò Nora che non voleva che qualche pensiero maligno preoccupasse la sua amica Mia. 'Se fosse un lupo?' chiese tremolante Mia che non la pensava come Nora, 'Stai tranquilla, è solo il vento' disse dolcemente l'altra cercando di infondere coraggio alla sua compagna.
Ma Mia sapeva che quelle parole erano soltanto una mera bugia per non farla preoccupare più del dovuto, lei era certa che nel fitto del bosco si aggirasse un lupo.
Ninna continuava tranquillamente a brucare nel prato, lei non aveva sentito alcun suono oltre alle campane delle due mucche marroni. Ad un tratto si sentì il rumore di un ramo spezzato, tutte e tre l'avvertirono ed iniziarono a tremare. Mia e Nora avevano sentito parlare dei lupi dal loro padrone Demetrio, mentre raccontava a sua figlia Elena una storia che vedeva coinvolti un lupo e un agnello. La storia aveva traumatizzato tantissimo le due mucche che d'allora ad ogni più piccolo rumore molesto, il loro primo pensiero era che un lupo affamato stava per attaccarle. Ninna invece aveva sentito parlare dei lupi da Arturo, il golden retriever che faceva la guardia alle bestie. 'Tutti i cani una volta erano lupi, bestie feroci dai denti affilati. Io sono stato fortunato ma quelli che non vennero addomesticati vivono ancora selvaggi nelle montagne e tra le fitte fronde del bosco di pini." le raccontò Arturo in una notte di luna piena, quando nel silenzio e tra il canto dei grilli, un ululato svegliò Ninna dal suo sonno. Da quella sera Ninna tremava ogni volta sentisse un suono lontano simile al canto solitario di una bestia feroce ed affamata. Ma quel giorno, solo le foglie e i rami del bosco smuovevano la calma della loro giornata eppure, benché fosse luminoso, Mia, Nora e Ninna erano turbate da una presenza che riuscivano a percepire con i loro sensi animali. Non era stato solo il soffio del vento, c'era davvero qualcosa che si aggirava nell'ombra e prima o dopo avrebbe fatto la sua comparsa. Mia naturalmente non la smetteva di tremare, essendo lei una mucca dall'indole debole e semplice, la sua campana ondeggiava a destra e a sinistra e quel suono echeggiava per la vasta campagna. Nora stringeva i denti e avvicinatasi alla sua compagna, tentava di trattenere i brividi che le scorrevano dentro e che le facevano tremare le zampe e la coda. Ninna era lontana dalle due mucche e pensò quindi di raggiungerle per farsi coraggio, molto lentamente e superata la prima ansia che le aveva fatto tremare tutto il corpo lanoso, raggiunse le altre due. 'Lo avete sentito anche voi?' chiese Ninna, che sperava in una risposta negativa per mettersi l'animo in pace, forse quel rumore lo aveva soltanto immaginato vista la sua veneranda età, non era più un giovane agnellino che correva senza freno nei prati, era diventata una pecora anziana e stanca. Mia tremava così tanto che non aveva la forza di pronunciar parola alcuna così fu Nora ha rispondere con una nuova domanda: 'Parli del vento?'. Ninna per un momento tirò un sospiro di sollievo, ma poco dopo Nora aggiunse 'abbiamo sentito lo spezzarsi di un ramo nel bosco, ma come dicevo potrebbe essere stato il soffio del vento che smuove le foglie verdi.' Ninna non era tranquilla, come poteva essere stato il vento se quel giorno di sole era così caldo e piacevole? Soffiava una leggerissima brezza e non un forte vento da poter spezzare un ramo. Ninna era una pecora ma non era certamente stupida, come molti invece pensavano. Le due mucche invece pur appartenendo alla stessa famiglia, ragionavano e vedevano il mondo in due modi molto diversi. Mia vedeva il mondo per quello che era, fatto di prati ed erba verde da mangiare, non si curava molto dei perché e dei come le cose accadessero, come quando Demetrio riempiva di fieno la loro stalla, era per lei una cosa normale così come quando le chiedeva gentilmente del latte e quindi veniva munta, per Mia era solo un modo per ripagarlo del fieno e del posto caldo dove riposare. Nora invece scrutava minuziosamente ogni fiore o filo d'erba per fare attenzione alle altre minuscole creature che vivevano nel mondo, evitava di mangiare le margherite con le formiche e così le coccinelle che volavano nel prato di fiore in fiore. Per lei i perché e i come erano importanti, ma non sapeva dare sempre una risposta alle sue domande, come del perché Demetrio si prendesse cura di due mucche che erano diverse da lui o del perché le mungesse e tenesse per sé il loro latte. Nora faceva caso al cambiamento del giorno e della notte ed era affascinata dai tramonti rossi che le trasmettevano un qualcosa di profondo e poetico, invece Mia attribuiva alla notte un solo significato: il dormire e della poesia nascosta nelle cose non si curava affatto. Ma dei lupi, di quelle bestie feroci di cui avevano sentito storie paurose, si curavano tutte e due perché né Mia né Nora volvano fare la fine del povero agnello. Ninna pur essendo anziana aveva imparato molto sulle cose del mondo e sull'andamento della vita nella fattoria, gli altri animali le avevano dato il soprannome di Savia, poiché aveva sempre qualche consiglio o accorgimento da dare in caso di necessità. Ma nemmeno lei, in fatto di lupi, avrebbe potuto fare qualcosa, forse solo Arturo poteva aiutarle in quel momento ma purtroppo non c'era. All'improvviso si sentì un rumore ben distinto provenire dal bosco, qualcuno stava scavando la terra e spostando i rami e le foglie cadute. "Che facciamo? Quel lupo sta scavando una fossa per le nostre ossa" disse impaurita Mia che continuava a tremare senza freno. Nora le diede un colpo con la testa, per farla stare zitta e calma, essere agitati non avrebbe aiutato nessuno in quella situazione. Ninna si sedette a terra tra i fili d'erba e disse con una voce bassa : "Fate come vi dirò e saremo salve". Le due mucche avvicinarono il capo alla pecora per sentire meglio, le campane smisero di suonare.

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