2. Ghiaccio

257 4 0
                                    

«Ma scusa, non devi andare a scuola?»
«Mamma, ti prego, mi lasci dormire?» chiesi coprendomi la faccia con la coperta.
«Eleonora, io penso di doverti parlare» e mi ricordai della casa andata in fiamme la notte prima, certo che mi doveva parlare.
«C'è stato un incendio a casa e tuo padre... bè, tuo padre è salvo ma è in coma, e non in ottime condizioni...» disse sedendosi accanto a me.
Affacciai il viso dalle coperte e le chiesi che incendio fosse, se fosse doloso.
«È ancora presto per dirlo, penso ci voglia almeno una settimana, credo, non ne sono certa... a me... a me dispiace così tanto, Eleonora, tutto quello che hai dovuto passare...» e scoppiò a piangere.
«Oddio, mamma, non ti preoccupare, lui ci ha cacciate da casa. Io ho sempre creduto nel perdono e nella bontà delle persone ma guarda come si è ridotto. Tutti quegli affari loschi.»
«Eleonora ma tu stai bene? Sei così... tranquilla» il mio cuore divenne gelido.
«Sì, mamma, sto bene, devo solo metabolizzare, sai? Anzi, adesso vado proprio a scuola.»
Non avevo voglia di truccarmi né di perdere tempo per trovare degli abiti decenti così mi misi addosso una camicia bianca e dei jeans qualsiasi, presi una mela e uscii di corsa da casa.
Tutta quella situazione e la paura di combinare qualche casino mi avevano congelata, mi sentivo un pezzo di marmo e neanche con le ragazze riuscivo ad apparire normale. Non avevo ancora loro detto dell'accaduto, ci sarei riuscita senza fare trapelare le mie emozioni? Senza fare sapere che io avevo un segreto? Ero ghiaccio.
E poi d'un tratto, un secondo, un attimo di luce, uno sguardo, Edoardo che passò per il corridoio lanciandomi con gli occhi il suo ammonimento, sentii subito quel calore dettato dalla rabbia e dalla sua presenza. Non avevo più voglia di vederlo né di stargli vicina, mi portava alla mente quel fuoco e quella casa. D'altronde non mi ha mai spiegata cosa ci facesse lì. Perché era a casa di mio padre quella notte? Non mi sarebbe dovuto importare perché è lui che mi ha salvata, ma piano piano il puzzle si ricomponeva e mancavano dei tasselli e io volevo sapere dove fossero finiti.
Mi nascosi in una classe e aspettai che passasse per prenderlo poi per il braccio e tirarlo a me chiudendo subito la porta. Ci trovammo vicini uno di fronte l'altro, confusi e ansiosi, lo spostai subito.
«Eleonora, mi sembrava ti avessi detto che non dovevamo farci vedere assieme» mi disse con aria severa appoggiandosi al muro.
«Edoardo, io devo sapere, devo sapere cosa ci facevi a casa di mio padre» mi sedetti sulla cattedra e lo guardai fissa negli occhi. Io non l'ho mai temuto e questo lo rendeva da sempre insicuro.
«Oh mio Dio, Eleonora. Smettila con questa storia. Ringrazio che ero là e basta, no?»
«Grazie.» alzò il sopracciglio con fare soddisfatto e incrociò le braccia.
«Non ci credo: Eleonora Sava che dice grazie. Dovrò annotarlo» e cominciò ad avvicinarsi a me.
«Non penso tu abbia mai fatto niente di buono nella tua vita quindi almeno questa volta ti meriti un grazie, non credi?» istintivamente mano a mano che si avvicinava a me volevo soltanto allontanarmi, eppure rimanevo ferma là.
«Sei buffa» e mi poggiò la mano sulla coscia.
«E tu sei pazzo. Ora cosa ti prende?» gli cacciai la mano dalla mia coscia.
«Ah, giusto tu sei quella unica ragazza su mille che non cade ai miei piedi, non è così?» disse ridendo.
«È esattamente così.»
«Neanche se ti salvo la vita cambia qualcosa?» chiede con occhi curiosi.
Non gli risposi perché le parole mi restarono bloccate tra i denti.
«Alla fine, non hai tutti i torti. Noi abbiamo in comune un segreto, nient'altro» prese lo zaino per terra e se ne andò sbattendo la porta.
In conclusione, ero rimasta là dentro quella classe come un'idiota, non avevo saputo il motivo per cui lui si trovasse a casa di mio padre e lui era rimasto il solito stronzo megalomane che mi avrebbe reso la vita un inferno. Mi aveva aiutata e forse gli dovevo qualcosa? Io non volevo avere niente in comune con lui.
Eppure, eccoci qui.

SAY MY NAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora