3. Chi sono io?

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"Eleonora? Eleonora ma ci sei?" sentivo questa voce chiamarmi ma la mia mente era altrove e non riuscivo a focalizzarmi abbastanza per rispondere.
"Oh, Ele? Ma che hai?" mi voltai e vidi Silvia che mi guardava. Forse era perché era successo un casino in una notte o perché condividevo un segreto con Edoardo che non avevo il coraggio di guardarla in faccia.
"Niente, Silvia, cosa devo avere? Non essere così assillante" mi guardò un attimo scossa e poi riprese il sorriso continuando a parlare.
"Venerdì ci sarà la festa di quelli di quinto e indovinate un po'? Noi ci dovremo andare, assolutamente" sbuffai e le dissi qualcosa su quanto fosse ridicola questa cosa dell'andare dietro i ragazzi come delle cagnoline.
"Nora, forse tu non capisci! Edoardo è il ragazzo della mia vita" disse nervosa.
"Pft, Edoardo Incanti?" chiesi non nascondendo la mia risata sarcastica.
"Sì, proprio lui." intanto Federica ci guardava godendosi uno dei nostri soliti battibecchi, Sana pensava ai fattacci suoi ed Eva era semplicemente su un altro pianeta.
"Non puoi stare con lui" affermai decisa.
"E sentiamo, perché no?"
"Bè, lui ti fa sentire come se tu non contassi e come se soltanto lui avesse il controllo della situazione e del vostro rapporto. Dovresti avere degli obiettivi più alti".
"Ah sì? Come i tuoi? Cercare di trovare un padre che non esiste?" sentii l'istinto irrefrenabile di schiaffeggiarla ma io non sono mai stata quel genere di persona. Semplicemente presi la mia borsa e andai via. Incrociai lo sguardo di Edoardo uscendo dalla mensa ma mi coprii subito con i capelli perché non avevo voglia di affrontare i suoi occhi.
"Eleonora, Eleonora aspetta!" mi prese per il braccio Eva e ormai era troppo tardi per nascondere le lacrime.
"Silvia è stata un po' stronza, sta sclerando per questa festa e sai Edoardo è penso il suo argomento fisso!" e rise un po' per sdrammatizzare.
"Non importa, so com'è fatta, io devo solo calmarmi".
"Ma come fai ad essere così?"
"Mmh, così come?" la guardai curiosa.
"Sei sempre gentile però allo stesso tempo hai certi scatti quando ti arrabbi che fai paura, sei sempre buona con tutti ma non riesci neanche a nascondere quando una persona ti sta proprio sul cazzo. Hai due lati di te e mi piacciono entrambi" rispose serena.
"Mmh, non penso siano due lati di me. Sì, sono gentile con tutti perché non bisogna mai essere cattivi però ecco non riesco proprio a nascondere l'antipatia che provo quando una persona è proprio stronza, come ad esempio... con Edoardo" ed Eva rise.
"Perché ridi?" le chiesi.
"Beh, scusa se te lo faccio notare ma fra te e Silvia non so chi pronunci più volte quel nome!" questa frase mi scosse molto perché non pensavo di dare questa impressione.
"Vabbè, scusa, Eva adesso devo andare, a domani" e girai subito le spalle perché non avevo il coraggio di reggere una discussione su Edoardo.
Forse avrei dovuto parlargliene? O forse avrei dovuto dire che in realtà un padre lo avevo? Ma che non avevo mentito, lo avevo trovato da poco ed era proprio lui, un delinquente, uno spacciatore, una persona cattiva. E come avevo detto ad Eva, bisogna essere gentili con tutti ma mai fidarsi di una persona cattiva.
Quando entrai a casa c'era mia madre seduta sul divano che mi guardava terrorizzata.
"Eleonora, la polizia vuole parlarti" il sangue mi si gelò e per un attimo ebbi la tentazione di scappare, forse anche di morire. Io sono sempre stata combattiva nonostante tutti i pugni ma questa volta volevo solo rimanere a tappeto e guardare il mondo distesa per terra senza farne parte.
"Sì, Eleonora. Saprai che la casa di tuo padre è andata in fiamme ieri notte" disse un poliziotto alto e slanciato mentre si lanciava occhiate con il suo collega.
"Sì, mia madre me lo ha detto" la mia voce tremava proprio come le mie mani. Il particolare non fuggì ai due.
"Tu ne sai qualcosa?".
"No".
"Da quanto tempo lo hai rincontrato?".
"Da una settimana".
"Perché lo odiavi? Tua madre ci ha detto così" guardai con rabbia mia madre perché non capivo come avesse potuto dire una cosa del genere sapendo che i poliziotti non l'avrebbero presa bene.
"Io non odio nessuno. Non avevo un bel rapporto con lui, lui era..." mi interruppero con la mano.
"Lui è. Eleonora, tuo padre è vivo. Ancora in coma, ma vivo" in quel momento ebbi paura.
Volevo morisse? Volevo che se ne andasse per sempre per non raccontare fosse successo? Desideravo davvero la fine di un altro essere umano? E da quando? E perché? Chi ero io per volere la morte di un'altra persona, di mio padre? Chi stavo diventando? Stavo per piangere quando pensai a Edoardo, ricordai la sua stretta nella spalla, i sacrifici che aveva fatto per me senza alcun motivo, senza neanche conoscermi. Non potevo tradirlo.
"Bè, questa è una buona notizia, no? Ora scusatemi ma devo proprio andare di sopra a studiare" li salutai con garbo e sicurezza e sgattaiolai di sopra.
Mi chiusi dentro la stanza. Per un attimo avevo trovato la forza di sopprimere le mie emozioni per non crollare di fronte ai poliziotti ma non potevo durare a lungo, io mi conosco, io cerco più che posso di essere forte e di prendere a calci le difficoltà ma se sento di stare sbagliando divento la persona più debole del mondo. Ero da sola in questo casino.
No, c'era Edoardo.

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