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𝐖𝐞 𝐰𝐞𝐫𝐞 𝐬𝐡𝐢𝐩𝐬 𝐢𝐧 𝐭𝐡𝐞 𝐧𝐢𝐠𝐡𝐭

Sono passati tre anni da quando Jungkook tornò a Busan, tre anni da quando venne a Daegu a casa dei nonni.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri, il sole che iniziava a tramontare e il cielo colorato di rosso.
Tan era fra le mie braccia come ogni volta che mi sento giù di morale, mi stavo trascinando a casa dopo una passeggiata che finì con l'ennesimo pianto di quel giorno. Non diedi molto peso al fatto che il cancelletto di casa era stato lasciato aperto, sorrisi leggermente nel pensare a quando mia nonna potesse essere sbadata e continuai a trascinarmi verso la porta di casa.
«Sono a casa!» esclamai entrando per poi togliermi le scarpe.
Non mi accorsi subito di quella figura seduta sul divano che, quando sentì la mia voce, si alzò di scatto e si voltò verso di me.
«Nonna sei in-» le mie parole vennero interrotte quando sollevando lo sguardo lo vidi davanti a me.
Non era un miraggio, tanto meno un sogno. Lui era lì.
Ricordo come per un secondo sentii il mio cuore fermarsi per poi tornare a battere più forte di prima, le mie gambe molli e un'enorme voglia di lanciarmi fra le sue braccia. L'unica cosa che riuscii a fare, però, fu rimanere immobile e mordermi la lingua per non scoppiare in lacrime come un bambino. Le fitte alla gola, gli occhi che bruciavano e le lacrime trattenute a fatica.
«Ehi...» fu tutto ciò che riuscì a dirmi prima di accennare un piccolo sorriso.
«Ehi? EHI?!» risposi alzando subito il tono della voce.
Ancora oggi non riesco a capire il perché della mia reazione, perché ho alzato la voce in quel modo? Forse perché nei giorni precedenti l'unico modo per sfogarmi erano stati i pianti infiniti, o forse perché ero troppo spaventato all'idea di vederlo andare via per sempre.
«Perchè sei qui?» domandai con tono quasi minaccioso liberando Tan che immediatamente scappò lontano da noi.
«Volevo chiederti scusa...» rispose lui abbassando lo sguardo «mi dispiace averti fatto soffrire in questo modo...»
È vero, mi aveva fatto soffrire. Beccarlo insieme a Jimin non sarebbe stato facile da accettare, forse ora non l'ho accettato del tutto. Nemmeno dopo tre anni.
«In più volevo dirti che non dovrai per forza perdonarmi, io non lo farei per nulla al mondo se fossi in te» sospirò avvicinandosi a me «Se fossi in te io cercherei di dimenticarmi...»
«Dimenticarti? Pensi davvero sia così facile?» risposi con le lacrime che avevano iniziato a correre lungo le mie guance.

"Non posso dimenticarmi di te Jeon Jungkook..." pensai fra i miei singhiozzi.

«So che non è facile, per questo ho deciso di non complicare molto le cose Tae...» sentii le sue mani poggiarsi sulle mie spalle subito dopo.
Sollevai lo sguardo verso il suo, ancora una volta mi persi nei suoi occhi in cui non potevo vedere altro se non tristezza, malinconia, pentimento e paura.
«Torno a Busan»
Sembrerà strano ma quelle tre parole mi ferirono più di quanto mi ferì averlo beccato con il mio migliore amico, immaginarlo lontano da me e dovergli dire addio erano le ultime cose che avrei voluto fare.
«No...» risposi quasi sussurrando e prendendo il suo volto fra le mani.
«Scusa... Sono stati i mesi più belli della mia vita quelli passati al tuo fianco, svegliarmi e vederti al mio fianco ogni mattina l'ho sempre considerata una benedizione...» prese le mie mani per stringerle fra le sue un'ultima volta.
«E tutto questo potrà continuare, posso perdonarti Jungkook... Posso farlo perché ti amo...» lo guardai singhiozzando.
Lui scosse la testa, come se non potesse accettare il fatto di essere perdonato.
«No Tae, devi dimenticarti di me e trovare qualcuno che sappia prendersi cura di te. Qualcuno che non sono io...» disse prima di avvicinarsi alla porta.
«Non puoi andartene, non di nuovo!» urlai quelle parole sperando di liberarmi di tutto quel dolore che mi opprimeva.
«Taehyung, ti chiedo solo di non dubitare mai di tutte quelle volte che ho detto di amarti...»
Quelle furono le ultime parole che sentii pronunciare da Jeon Jungkook prima di vederlo abbandonare la casa dei miei nonni, seguirlo fino al cancelletto e urlare il suo nome invano mentre si allontanava in sella alla sua moto.

"Jungkook ti amo..." fu tutto quello che riuscii a pensare in quel momento.

Oggi sono sono trascorsi esattamente tre anni da quel giorno, la mia vita è cambiata ma non saprei dire se in meglio o in peggio.
Sono riuscito ad entrare nel mondo dell'arte non solo più come spettatore ma come artista. Ho avuto il tempo e anche l'ispirazione per creare la mia prima collezione di quadri, la prima di tante.
Proprio oggi, i miei quadri, verrano appesi e mostrati a Seoul.
Con ben dieci minuti di ritardo arrivo davanti al palazzo in cui si tiene la mostra, parcheggio e scendo dall'auto sistemando il nodo del mio foulard che, dopo due ore di viaggio, era diventato molle.

"Questo è il tuo giorno Taehyung..." penso aprendo le porte e facendo la mia entrata in mezzo a un'enorme folla di persone che guarda i miei lavori.

Mi guardo intorno, leggermente disorientato, alla ricerca di qualche faccia famigliare.
Nessun volto conosciuto finisce sotto il mio sguardo, ma la figura lontana di un ragazzo attira la mia attenzione. Un cappello nero, una mascherina che gli copre metà volto e la testa leggermente piegata all'indietro per osservare meglio il quadro.
Non so per quale motivo ma vengo attratto da lui, così mi faccio spazio fra l'enorme folla con l'intento di avvicinarmi al ragazzo con la giacca di pelle.
Lui è lì. Ad un metro, forse due, di distanza da me.
La sua attenzione si sposta dal quadro a me, lentamente volta la testa nella mia direzione ed è in quel momento che i nostri sguardi si incontrano.
All'improvviso mi sento di nuovo come tre anni prima, incapace di tutto se non di restare immobile ad osservare quei due occhi scuri che conosco perfettamente, quei due occhi che hanno visto tutto di me.
«Jungkook...» sussurro con le gambe che tremano e gli occhi che iniziano a pizzicare.

"Odia il peccato e ama il peccatore..." penso ripetendo a memoria le parole che, in quegli anni, mi aveva ripetuto mia nonna.

Sento il mio cuore quasi uscire dal petto quando Jungkook si avvicina a me, abbassando quella mascherina che mi impediva di vedere il suo volto per intero.
Un passo, due, tre e lui è di nuovo davanti a me.
Dopo tutto quel tempo nulla era cambiato, averlo così vicino mi fa sempre lo stesso effetto.
«Peonie, orchidee e papaveri... Sono presenti in ogni tela, ma nessuno sarà mai in grado di cogliere il loro vero significato...» lo sento pronunciare quelle parole mentre il suo sguardo mi squadra da testa a piedi, come per accertarsi che nulla fosse cambiato in quegli anni.
Sorrido inconsciamente.
Jungkook è sempre stato un ottimo osservatore e non si limitava mai all'apparenza, lui voleva arrivare all'essenza delle cose, al loro vero significato.
«Non tutti notano i dettagli...» mi guardo intorno osservando fugacemente la folla «non a tutti interessa trovare il significato di certi dettagli...»

Il tocco delicato di due dita sotto al mio mento mi fanno alzare lo sguardo verso quello del ragazzo davanti a me, ancora una volta mi ritrovo perso fra i suoi occhi. Questa volta, però, riesco a scorgere della felicità in mezzo a tanta tristezza e malinconia.
«mille e novantacinque giorni, tre anni e tu sei rimasto ciò che mi tiene legato a questo mondo...» dice quasi sussurrando e dimezzando la distanza che ancora c'era fra di noi.
Sento il suo respiro e il suo sguardo sulle mie labbra, un brivido percorre la mia schiena e uno sciame di farfalle si impadronisce del mio stomaco.
Mi erano mancate queste sensazioni, mi era mancato sentirlo così vicino.
«È davvero difficile dire alle persone che le sia ama, quando le si ama davvero» è tutto quello che riesco a sussurrare sulle sue labbra, una frase sconnessa dalle sue parole.
«Allora fai silenzio Taehyung» lo sento pronunciare quelle parole sorridendo prima di ritrovare le sue labbra sulle mie.

Sorrido riuscendo ad ottenere il risultato sperato, le sue mani si posano sui miei fianchi e mi tirano di più verso di lui mentre le mie braccia gli cingono il collo.
Le nostre labbra riescono a ritrovarsi dopo un tempo sembrato infinito, riescono a scambiarsi di nuovo parole d'amore senza usare la voce.
Improvvisamente tutto scompare, ci siamo solo io, lui e questo bacio che entrambi abbiamo aspettato per troppo tempo.
Nessuno dei due ha intenzione di allontanarsi dalle labbra dell'altro se non per riprendere fiato, nessuno dei due ha intenzione di pronunciare mezza parola, perché si sa:

amare è sapere dire 'ti amo' senza parlare.




Fine.


Feelings | 𝘁𝗮𝗲𝗸𝗼𝗼𝗸Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora