Capitolo 1

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(MOMO)

DRIIIIIIN...

Mi alzo senza fare fatica come sento la sveglia.

Sono allegra, euforica, felice...anche se ho dormito davvero poco e so già che sarà un'impresa titanica non addormentarsi sul treno.

Mi preparo con cura, prendendomi il mio tempo: piastro i capelli, mi trucco, aggiungo accessori al mio outfit. È una giornata importante questa e voglio viverla al meglio.

Il tragitto da casa alla stazione non è proprio breve e per ingannare il tempo metto le cuffie quando sono ancora in ascensore. La musica è un'amica inseparabile da sempre e mi aiuta a partire con il piede giusto.

Nonostante il meteo desse brutto tempo, il cielo sembra terso e aspetto solo di veder spuntare il sole.

Nonostante questo, non posso far a meno di pensare che faccia più freddo che in Alaska.

Arrivata in stazione, scopro con mia felicità che il treno pare essere in orario, ma dopo dieci minuti di attesa capisco che devo arrendermi all'evidenza. Mai capiterà che il treno sia in orario e questo poi pare proprio non voler arrivare; credo che diventerò presto un pinguino.

Non sto più nella pelle all'idea di vedere Ginevra; è assurdo come, nonostante siamo nate nel paesiello entrambe, nessuna delle due abbia mai incontrato l'altra.

Insomma, non è che ci sia poi molto da fare qui. Le compagnie si conoscono tutte e il bar di ritrovo è sempre stato quello di Aldo, che tira a campare grazie al maxi schermo dove tutti gli uomini si riuniscono a guardare la partita di turno e vendendo gli alcolici ai minorenni. La situazione è cambiata con l'apertura del Global bar che mai nessuno ha chiamato così; è sempre e solo stato il bar dei cinesi e fu un tale evento per tutto il paesiello che se n'è parlato per due anni di fila.

È stato grazie all'università che l'ho conosciuta e ho scoperto fosse andata a vivere con il padre e il fratello dopo le elementari, il che spiega come mai non ci conoscevamo.

Nonostante le cuffie, il rumore dei freni del treno riesce a darmi i brividi e butto la sigaretta con non poco fastidio.

Chiamo Ginevra appena trovo posto.

"Ehilà... non dirmi che ti ho svegliata!"

(GINEVRA)

"Non dirmi che ti ho svegliata!?"

Mi alzo di botto, gli occhi sbarrati dalla sorpresa.

Guardo l'ora sul telefono e mi domando come cazzo ho potuto sentire la chiamata e non la sveglia.

"merda, ci sentiamo dopo!"

Mi butto giù dal letto e arraffo, mentre corro verso il bagno, i primi vestiti che trovo su questa cosa informe che giuro essere stata una sedia...o un appendiabiti, non ricordo.

In tempo zero sono fuori casa e ovviamente, anche oggi, la colazione si fa domani.

Mentre spero che il caffè in quel posto sia davvero buono, il tram mi passa davanti facendosi beffe di me. Ma sul serio!? Buongiorno Ginevra, Benvenuta in questa nuova giornata di merda!

Bramo una sigaretta; mentre mi dirigo alla fermata tiro fuori il tabacco. Il primo tiro mi stordisce, ma il secondo è come tornare a respirare. Diavolo, com'è possibile che nulla nella mia vita ha senso?

Come finisco la siga, il tram apre le sue porte: come non l'avesse fatto, è pieno come un carro bestiame.

Un signore sta scendendo e prendo di prepotenza il suo posto. Metto le cuffie, guardo fuori e il mio riflesso mi dice che anche stamattina non mi sono pettinata i capelli.

Noi, l'amore e ChinatownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora