Capitolo 4

41 7 2
                                    

(GINEVRA)

Il tempo passa, scandito ormai da ritmi che non sono più quelli universitari. La maggior tempo libero mi rende meno pigra di quanto fossi prima e mi scopro spesso a svegliarmi presto, pronta per iniziare la giornata e viverla. Sono andata addirittura a comprare dei trucchi con l'aiuto di Dalhia, di recente, anche se non li ho mai davvero provati, se non per stare in casa. Non so neanche perché ho speso dei soldi in questa roba e un po' me ne pento. Se lo scorrere dei giorni resta scandito dallo studio e dalla noia, le serate sono scandite da fiumi di messaggi con Momo, nei quali organizziamo minuziosamente tutte le giornate della settimana in cui saremo insieme. Devo ammettere che, nonostante la proposta sia stata avanzata proprio da me, ora sono agitata all'idea di passare tutto questo tempo con lei. Se qualcosa non andasse bene? Se litigassimo? Cerco di non pensare a questa marea di stronzate, ma la sera prima del suo arrivo la mia mente non vuole saperne di pensare ad altro. Peggio ancora, poi, Morfeo sembra proprio non volermi far dormire, stasera.

"Jinny sei... dio ti prego, un'altra volta!?"

Non voglio crederci. Di nuovo.

Salto giù dal letto come una gazzella pronta a scappare dal leone e mi fiondo in bagno, mentre le urlo al telefono che sto per partire di casa, anche se non è assolutamente vero. Ma che problema ho con le sveglie?!

Stavolta la fortuna sembra comunque stare dalla mia parte e come esco di casa vedo il tram arrivare, raggiungo la stazione giusto in tempo per sentir annunciare l'arrivo del treno di Momo. La vedo arrivare da lontano insieme ad una cosa più grande di lei che in un primo momento scambio per una persona, ma poi mi accorgo essere la sua valigia.

"E anche questa volta ce l'hai fatta, complimenti soldato!" l'abbraccio e mi vanto della mia velocità nel prepararmi, come se fosse una qualità incredibile. Ci avviamo verso il Fusion senza dire molto, fumando come al solito una sigaretta. Sembra già diventato un rituale.

Sedute al nostro tavolo, con il caffè davanti e una valigia più grossa di noi che ancora non capisco come riesca a portarsi appresso, inizia a raccontarmi come sono stati questi giorni al Paesiello.

"Non puoi immaginare la noia. Più frequento Milano, più mi rendo conto che non ho mai visto niente del mondo e casa mia mi sta davvero stretta."

"Momo...è normale, anche per me agli inizi tornare era un'agonia. Lo è anche adesso, ma non mi pesa allo stesso modo perchè la mia famiglia mi manca e mi mancano gli amici di una vita."

La guardo, mentre gira e rigira il cucchiaino nella tazzina. "E comunque avevi ragione. penso che lui sia ancora innamorato di me."

Punto gli occhi sui suoi capelli blu. Non so cosa dirle a parte il classico "te l'avevo detto" e mi fermo a cercare le parole giuste.

"L'importante è che non ci caschi di nuovo. Se è finita c'era un motivo. Prima o poi lo capirà anche lui. - le dico per tranquillizzarla e poi cerco di cambiare discorso - Ma quindi pronta a vivere la vita da milanese per una settimana?"

La mia tattica funziona e torna ad essere la Momo spensierata di sempre.

"Sai che un pomeriggio ho portato qui Dalhia la scorsa settimana? Volevo fare un salto e mi ha accompagnata, dovremmo venirci tutte e tre un giorno di questi."

"Beh, se riesco a vederla, visto che hai passato questi giorni a lamentarti della sua continua assenza".

Storcio il naso; è vero, sta settimana Dalhia è stata più assente del solito. Tra una chiacchiera e l'altra perdiamo il conto del tempo che passa e in un attimo è già ora di pranzo. Momo mi saltella davanti tutta allegra mentre andiamo a scegliere cosa mettere nel bento. Davanti alla vetrina litighiamo un po' sulla scelta della carne, ma alla fine troviamo un accordo con la morra cinese, giusto per rimanere in tema.

Noi, l'amore e ChinatownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora