13. Neanche un déjà-vu

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David le aveva fatto fare un vero tour esclusivo nel backstage dell'arena, mostrandole ogni singolo dettaglio e rispondendo a ogni sua domanda, anche la più sciocca.

Lydia ebbe la conferma definitiva del suo pensiero iniziale: si trovava proprio in sintonia con Zane e non poteva che sperare in un compagno migliore per la sua più cara amica. Ogni volta che parlava di lui, a B. brillavano gli occhi e Lydia non poteva che essere contenta per lei. Senza contare che sentiva, almeno in parte, che la loro impensabile unione fosse merito suo, dato che si erano conosciuti proprio grazie a lei. Certo, Lydia si sarebbe benissimo risparmiata la permanenza in ospedale, ma almeno ne era uscito qualcosa di buono.

«Ed eccoci alla zona catering» disse David, entrando in una grossa sala con tavolini tondi e un buffet già apparecchiato. «Ormai è ora di pranzo, hai fame?»

Lydia avrebbe voluto aspettare Jon e gli altri, ma il suo stomaco rispose per lei, brontolando al solo pensiero di mettere qualcosa sotto ai denti.

«Lo prenderò come un sì» rise David.

Si servirono da mangiare – una triste insalata scondita con petto di pollo per lui e un grosso piatto di pasta al forno per lei – e si accomodarono a uno dei tavoli: erano quasi tutti vuoti, tranne per un paio dove c'erano dei lottatori che avevano salutato David con un cenno del capo, ma non avevano rivolto a Lydia più di un sorriso di circostanza, segno che con lei non avessero mai avuto a che fare.

«Mi fai sentire in colpa» disse Lydia, afferrando una forchettata di pasta al forno, la cui mozzarella filava invitante, intrisa di sugo.

David le rivolse uno sguardo di traverso. «E fai bene. Con che cuore prendi quella delizia davanti al sottoscritto? Sei crudele come sempre.» Scosse il capo fingendosi ferito, mentre addentava la sua triste insalata.

Lydia si bloccò e lo fissò assorta. «È già succ...» stava per dire, quando un gridolino eccitato la interruppe, facendola sobbalzare.

«LYYYYYDIA!»

«Sei proprio tuuuu!»

Il secondo dopo si ritrovò stretta in un abbraccio soffocante che profumava di colonie costose.

«Oddio, quanto ci sei mancata!» esclamò Nellie Bennette.

«Come ti senti? Che cosa ti hanno detto i dottori? È saggio viaggiare così lontana da casa, nelle tue condizioni?» domandò Bessie Bennette.

«Calma, ragazze» ridacchiò David, «così finirete col romperla e poi toccherà a me spiegare ad Ashton come sia successo. Vorrei evitare di finire appallottolato in un secchio dei rifiuti, se non vi dispiace.»

Bessie e Nellie lasciarono andare una stordita Lydia, che le guardò imbarazzata e scombussolata.

«Scusaci» esclamò Nellie.

«Ci siamo fatte prendere dall'entusiasmo» aggiunse Bessie.

Senza essere invitate, si accomodarono al tavolo. Lydia non era ancora riuscita a spiccicare parola.

«No, ma prego» fece Zane con un sospiro, «volete prendere pure il mio piatto?»

«Oh sì, grazie, tesoro» rispose Nellie, rubandogli la forchetta e infilzando qualche foglia di insalata. «Sto morendo di fame! Anzi, andresti a prenderci qualcosa?»

«Ma il buffet è proprio...» cercò di protestare Zane, ma le gemelle non gli diedero ascolto.

«Grazie, come ho detto, sei un tesoro» lo liquidò Nellie con un sorriso zuccheroso e tornò a prestare la sua attenzione a Lydia.

David sbuffò e lanciò un'occhiata preoccupata alla ragazza, che però gli sorrise e gli fece un cenno col capo, come a dire che andava tutto bene. «Non stressatela troppo» si arrese allora, quindi si alzò e si diresse verso il buffet con le spalle basse.

𝐓𝐮𝐭𝐭𝐨 𝐓𝐫𝐚𝐧𝐧𝐞 𝐍𝐨𝐢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora