RITORNI DAL PASSATO

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Il ricordo della sera precedente continuava a tormentarla, anche mentre girava per gli scaffali intenta a fare la spesa. Le mani di Leo, le sue labbra, il suo corpo caldo... anche se non era successo era stata bene con lui, per la prima volta dopo tanto aveva dormito con qualcuno che la amava veramente, con un ragazzo che avrebbe dato la vita per lei. 'Come sono romantica' pensò tra sé mentre metteva una confezione di pasta nel carrello. Eppure non si sentiva del tutto tranquilla. Anche se avevano passato l'ultima notte insieme non erano ancora ufficialmente fidanzati, e poi c'erano molte persone che sicuramente ora avrebbero fatto di tutto per separarli. Sandy strinse un barattolo di marmellata pensando a Iris Liviani. 'Quella malata di mente sicuramente riuscirà a scoprire tutto e cercherà di mandarmi di nuovo in ospedale... stavolta per sempre però'. E poi c'era anche Pierre, Pierre Rowy e il suo comportamento stranamente gentile nei suoi confronti. 'Leo... dove è scritto che io e te non possiamo semplicemente stare insieme ed essere felici?' domandò a sé stessa mentre pagava e prendeva i due sacchetti belli pieni. In quel momento ringraziò la presenza di un supermercato poco lontano da casa sua. Doveva fermarsi dopo pochi passi da tanto erano pesanti le buste. "Accidenti a me che non ho mai voluto fare la patente" si lamentò ad un certo punto a voce alta. "Già, mi ricordo che mio fratello ti spingeva sempre a imparare a guidare ma tu niente". Quella voce fece staccare Sandy dal palo su cui si era appoggiata. Quando si girò e incontrò il viso di Pierre avrebbe voluto prendere la sua spesa e correre veloce verso casa. "Ti posso aiutare? Prendo almeno una busta" "Sì fai pure, comunque l'ho fatta tante volte questa strada... tutta da sola". La mora sottolineò le ultime tre parole, si sentiva trattata come una fanciulla indifesa, quasi la protagonista di un romanzo. "Non lo metto in dubbio, ma volevo solo essere gentile... anche se avresti preferito la compagnia di Leo". Sandy sentì che stava diventando scarlatta, strinse il sacchetto che aveva in mano come per scaricare la tensione. "C...cosa ne sai tu, Pierre? Non ti è mai importato nulla di me, quando stavo con Keith mi guardavi sempre dall'alto in basso, come se fossi una pezzente e tuo fratello il coglione che se ne era innamorato. Com'è che adesso non solo non mi rinfacci di aver mentito a Leo con la storia di Sophie, ma ti dimostri anche così premuroso?". Per tutta risposta il ragazzo si fermò in mezzo al marciapiede e si girò a guardarla. Sandy sentì qualcosa nello stomaco, di colpo ricordò quando in passato si sentiva attratta da Keith, che aveva gli stessi occhi magnetici del fratello. 'Che mi sta succedendo? Ho forse dimenticato che ho baciato Leo e passato la notte con lui?'. Era ufficiale, Pierre Rowy non era lo stesso di Boston, il ragazzo bello ma dal carattere ruvido. "Come ti ho detto qualche giorno fa, stare qui lontano dai problemi di Boston mi ha fatto riflettere, e sai... ho capito che tu non sei niente male, Sandy". La mora avvampò di imbarazzo, era una delle poche volte in cui non riusciva a trovare le parole giuste per rispondere. Finché prese un respiro profondo e disse: "Posso chiederti una cosa? Se vuoi fare il galante cerca di stare zitto, tanto manca poco a casa mia, altrimenti lasciami pure la spesa. Ti dico solo che hai una faccia tosta a dirmi queste cose sapendo quello che provo per il tuo coinquilino". Dopo quelle parole i due ragazzi tacquero per gli ultimi metri che li separavano dal condominio dove abitava Sandy, ogni tanto si scambiavano delle occhiate ma niente di più. Quando arrivarono davanti al cancello Pierre le lasciò il sacchetto davanti ai piedi. "Posso almeno salutarti?" "Più che altro dovresti darmi qualche spiegazione, fratellone". Entrambi si sentirono gelare il sangue, in quel caos mancava solo una persona... un biondo che da qualche tempo creava principalmente problemi...

"Keith??". La domanda, piena di stupore, sembrò quasi echeggiare per tutto il quartiere. Eccolo lì, davanti a loro, il biondino che qualche anno prima aveva fatto perdere la testa a Sandy. "Sì, mi chiamo così. Ve lo siete forse scordato?" fece lui con tono quasi altezzoso avvicinandosi. "Scusa, quando saresti arrivato?" "Le domande le faccio io: come ti permetti di provarci con la mia ragazza?". Sandy avrebbe voluto prenderlo a pugni, ma siccome erano in mezzo alla strada preferì evitare. "Sentite, io... avrei una spesa da portare di sopra. Keith, prima che tu inizi a sparare un'altra cazzata, ti ricordo che non sono più la tua ragazza, ma forse avrei dovuto scriverti un biglietto prima di andarmene da Boston".
Sandy salì le scale che portavano al suo appartamento con i fratelli Rowy alle calcagna. Ogni tanto, con la coda dell'occhio, li vedeva scambiarsi degli sguardi soprattutto di sfida. 'Come se fossi il loro trofeo personale. Ah questi uomini!' pensò la ragazza cercando le chiavi. Quando entrò Keith si guardò un attimo intorno e commentò: "Accidenti, e tu da sola riesci a mantenere un appartamento così bello?" "Ma certo, sinceramente caro Keith credo che tu ti sia fatto un'idea totalmente sbagliata di me" rispose Sandy dalla cucina mentre iniziava a sistemare la spesa. "E comunque rimane la mia domanda: Pierre, fratellone, cosa credi di fare con la mia..." "Se vuoi avere una conversazione civile non osare proseguire, e sappi che non sono per niente contenta di vederti. Tra l'altro oggi mi ha persino scritto mia madre, ha detto che prima o poi verrà a trovarmi. Finalmente si è ricordata di avere anche una figlia". Mentre Sandy parlava, Pierre notò un impercettibile movimento di suo fratello, quasi un tic. "Dimmi una cosa tu, Keith: da quanto sei qui e soprattutto da quando sei uno stalker?" "Esagerato!" esclamò il biondo con un gesto di stizza. "In realtà ero in questa zona per caso..." si bloccò quando si sentì addosso quattro occhi che lo fissavano dicendo 'Guarda che ti conosco'. "Ok, lo ammetto... mi sembra che io e te dobbiamo parlare, Sandy. Non ti sei comportata per niente bene con me". La ragazza si morse il labbro, non sapeva se ridere o piangere. "Se proprio vuoi saperlo sono scappata, da te, da quella vita del cazzo che avevo a Boston... mi hai servito il motivo per lasciarti su un piatto d'argento. Come ti è venuto in mente di chiedermi di sposarti?" "Beh sai, quando due persone si amano..." "Scusa ma non è una buona giustificazione. A questo punto mi sorge la domanda: con quali soldi avresti pensato di vivere?? O per caso aspiravi a una vita da mantenuto?". Ci mancava solo Pierre, che improvvisamente si era scoperto di provare molto affetto nei suoi confronti. Sandy strinse i pugni e represse il desiderio di urlare, respirò profondamente e trovò il coraggio di dire: "Andatevene, ora! Subito! Non ho né tempo né voglia di perdere tempo con due persone che detesto profondamente". Aveva agito di pancia, ma quando si era vista davanti il suo ex aveva chiuso totalmente il cervello. Ora associava solo una parola al nome e alla figura di Keith Rowy: pericolo.

"Scusami, ma ho finito adesso il turno in gelateria e devo correre a casa a cambiarmi... stasera sono di turno perfino al 'Golden Tune'" "Accidenti, pensavo che ieri avessi già fatto abbastanza". Avrebbe volentieri scambiato una serata di lavoro con una cena con Leo, soprattutto per chiarire un paio di cose dopo che si erano baciati e avevano dormito insieme, ma non voleva continuamente trovare scuse per Jordan. "Eh no, diciamo che ho già preso abbastanza ferie" disse Sandy cercando di metterla sul ridere. "Però domani per pranzo ci sarei" "Magnifico, allora non vedo l'ora" "Sì, anch'io non..." Sandy fu scaraventata giù dalla sua nuvola rosa quando vide davanti al cancello del suo condominio una donna. Capelli castani, occhiali da sole nonostante stesse facendo buio, un completo elegante... "Cosa ci fai qui, mamma??" disse con stupore mentre, quasi automaticamente, chiudeva la chiamata con Leo. Meredith Dorren: una donna che cercava sempre di pensare positivo. Questo per molti poteva sembrare un pregio, in realtà col tempo Sandy aveva iniziato a vederlo come un difetto, soprattutto quando erano iniziati i primi problemi con Chad e dopo che suo padre aveva iniziato a tornare a casa sempre più tardi per non mangiare con lei. "Beh, non dirmi che hai la memoria corta... se non ti ricordi ti avevo avvisato del mio arrivo" rispose la donna togliendosi gli occhiali e dandole due baci veloci, come se fosse appena tornata a casa da scuola, come se non la vedesse solo da qualche ora. Sandy rimase un attimo impietrita: "Ti prego, dimmi che non avete organizzato tutto questo altrimenti è la volta buona che me ne vado in Australia insieme agli aborigeni" "Ehi calmati, è questo il modo di salutare tua madre?". 'Santo Dio, ma sta facendo sul serio??' si domandò la ragazza dirigendosi verso il cancello a grandi falcate. Se non fosse stata sua madre gliel'avrebbe volentieri sbattuto in faccia. "Sai, sono solo sorpresa del fatto che dopo tutto questo tempo ti ricordi di avere una figlia meno problematica, che è volata oltreoceano e sta facendo non uno, ben due lavori" "Se mi lasci spiegare..." "Sai che c'è? Adesso non ho né il tempo né la voglia, già oggi ho dovuto scoprire che anche quello psicopatico di Keith è qui, mi auguro che tu ti sia prenotata una camera in qualche albergo... domani appena finisco il turno in gelateria ti chiamo e ci organizziamo per vederci, ok? Ora scusa ma devo prepararmi per andare al lavoro". Aveva detto quelle parole mentre apriva il cancello, lo chiudeva e praticamente correva verso l'ingresso del condominio, non voleva lasciare a Meredith il tempo di ribattere. 'Lo so che non si fa così, soprattutto con la propria madre... ma oggi non ne posso più di colpi di scena. Menomale che domani vedo Leo'. In quel momento avrebbe avuto davvero bisogno di un altro dei suoi baci, avrebbe voluto sentire addosso il suo profumo.

Mio sogno e dolore|| Leo GassmanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora