Le sante del mare

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Le conoscete anche voi: Maria Maddalena e Marta, Maria di Giacomo e Maria Salome. E con esse c'era anche Lazzaro e Massimino, discepoli di San Pietro, ed il cieco Sidonio, quello che riebbe la vista dal Maestro Gesù. Trofimo e altri fedeli ancora. La prima persecuzione infieriva in Gerusalemme contro i cristiani. Stefano, il Diacono, era stato testé sepolto sotto una grandine di sassi; Giacomo, passato a fil di spada; gli altri seviziati ed espulsi come tanti malfattori. E quei fedeli, che ho nominati quassù, furono lanciati nel mare, su d'una barca logora, senza vela e senza remo, in balia delle onde. "Addio, torri del tempio, addio Gerusalemme che uccidi i santi; addio Calvario, su cui s'alza ancora la croce di Gesù...". Apparivano ancora da lungi le vette del Carmelo, quando dalla spiaggia s'ode un grido, poi un altro ed un altro ancora. È una giovinetta che implora: "Per pietà, venite! Prendetemi con voi. Voglio con voi morire pel mio Gesù!". Era Sara, l'ancella di Marta, dalla fronte pura e bianca come un giglio. Ma come aiutarla? La barca va con l'onda... Ecco, s'avvicina alla riva; e Salome getta sull'onda che s'infrange sull'arena, il suo velo. La barca è portata al largo; ma cosa non può fare la fede? Sara monta sicura sul velo disteso sull'acque e, bella come un angelo, cammina e non s'affonda sulle acque azzurre, e il vento la spinge e raggiunge la barchetta e s'unisce alla compagnia dei santi.

"Addio, patria ingrata e maledetta". La barca debole e troppo carica, pareva dovesse sommergersi ad ogni soffiar di vento, ad ogni incalzar dell'onda. Ma quei santi, senza remi e senza vele, cantavan lode a Dio, sereni come se andassero in Paradiso. Più volte il sole era tramontato così nell'immensa distesa delle acque e più volte la notte aveva acceso invano le sue stelle nel cielo; ed ecco, una mattina, che s'annunciava rosea e calma come non mai, s'ode lontano un sordo rumoreggiar di tuono e l'incalzante mugghiar d'un turbine. Il cielo nero è solcato dai fulmini; sibila il vento gagliardo; s'apron voragini che inghiottono i naufraghi, tanto che possono stendere la mano agli annegati in fondo al mare; e ritornano i flutti immani... E Lazzaro è ancora in piedi, a prua, e allarga le braccia come Gesù dinanzi alla sua tomba, e grida forte come Gesù dinanzi al suo cadavere: "Tiraci fuori, o Maestro, se no siamo morti! Salvaci: Tu solo puoi!". E il Maestro Gesù appare sulle onde all'amico suo, sorride, stende le braccia a benedire; e scompare. Le onde si calmano, cessa il vento, ritorna il sole ed ecco, lì vicino, un verde approdo. La barca, cullata dalle onde più limpide, si arena tra la sabbia fine del lido. Finalmente toccan terra. E si prostrano. "Grazie, o Signore! Tu ci salvasti un'altra volta la vita; e la nostra vita a te è doppiamente sacra, o Gesù, fino alla morte! Te lo giuriamo!".

Per la prima volta su quelle spiagge si pronunziava il nome di Gesù. Risalendo la corrente del Rodano i nostri santi giungono ad una meravigliosa città, "La Roma delle Gallie", Arle, superba di navi e dei centoventi archi della sua marmorea arena. La folla impaziente e rumorosa correva al teatro, e i nostri ignari, la seguivano curiosi. Ahimè! Sul palco uno stuolo di ragazze discinte cantavano e danzavano dinanzi all'idolo di Venere "Madre e Regina dei cittadini di Arle". Trofimo, il vecchio Santo Trofimo, non può contenersi dinanzi a tanta infamia; s'apre un varco tra la folla e, interrompendo il canto: "O popolo d'Arle," grida con tutta la sua voce "in nome di Cristo," e non ha tempo di aggiungere sillaba che ecco l'idolo tremare e sobbalzare sul suo piedistallo e precipitare a terra, insieme alle danzanti. La gente corre spaventata in città; il terrore e il furore si diffondono ovunque; una schiera di giovani armati si precipita sui santi... ma la calma veneranda di Trofimo e la visione della calma Maddalena, pallida e piangente, e pur più bella della Venere impudica, li ferma sui loro passi. "O popolo d'Arle," ricomincia allora Trofimo "ascoltami un istante e poi morirò contento. Vedesti il tuo idolo infranto testé alla mia parola? Eppur non io, ma il mio Nume, il mio Dio, il mio Gesù tanto poté. Noi lo vedemmo, noi lo ascoltammo: egli è il figlio di Dio, nato povero per noi; egli è l'Onnipotente, e lo può dir costui, Lazzaro, che da Lui riebbe la vita dopo quattro giorni che era nella tomba; egli è la Bontà, e perciò i cattivi lo presero e lo uccisero. Egli è la Salvezza; ma guai a chi non fa penitenza!...". "Grazia! Grazia!" grida il popolo in ginocchio. "Dinne che far dobbiamo?". E Trofimo parla a quella gente, e cola come oro dal suo labbro la parola, mentre Sidonio mostra in prova gli occhi del cieco nato che vedono e Massimino dice di Gesù risorto. Arle quel giorno diventò cristiana.

Maria Maddalena frattanto si ritira in una spelonca, ignota ad occhio umano, e non si disseta che nelle sue lacrime amare per lavare il suo fallo antico. E per trent'anni vive sospirando così; ma sette volte al giorno scendono gli angeli del Signore a cantar con lei le laudi del cielo, in soavissimi concerti. Dopo trent'anni, per volere di Dio, un pellegrino penitente passa finalmente per quei luoghi e si sente chiamare da una voce di donna. Come mai? e donde viene? Cerca e ricerca, e trova che esce da una grotta umida e scura. Non vede anima viva ma ascolta queste parole: "Udisti tu, fratello, ricordar nel Vangelo la peccatrice, che bagnò delle sue lacrime i santi piedi di Gesù Cristo, e rasciugolli coi suoi capelli ed ebbe perdonanza da lui di tutti i suoi peccati?". "Io me ne ricordo bene," rispose il pellegrino "e più che trent'anni son già passati...". "Ed io son essa," continuò la voce. "Ma ormai la mia vita è completa. E tu va', ti prego, dal Vescovo Massimino, e digli da parte mia che la notte della risurrezione del Signore, mi aspetti solo nella chiesa all'ora di mattutino". Così si fece. E quella mattina Massimino vide in mezzo alla Chiesa, tra due schiere d'angeli, sollevata da terra, con le mani levate al cielo, la Beatissima Maddalena. E preso il Corpo e il Sangue di Cristo lo comunicò a lei e vide allora quella faccia incoronata dai suoi capelli d'oro, risplender come il sole. Una voce divina s'udì nel tempio: "Maria!". Cui rispose con l'ultimo fiato la santa: "Rabboni!". Il Vescovo Massimino e tutti i chierici si gettarono in ginocchio, al suono di una musica celeste; videro quella santissima anima partirsi dal corpo e salir in vita eterna al suo Maestro Gesù. Qui è finita a leggenda delle sante del mare e della gloriosa divota di Cristo, Maria Maddalena. Amen.

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