Mille anni fa, in un antico regno abitato da pericolose creature di fuoco, Mùspellsheim, una malvagia regina istigò un'antica maledizione che si sarebbe imbattuta nei nove regni.
Migliore guerriera di tutti i nove regni, Belle lascia la guerra e l'a...
Sono passati sette giorni da quando mi sono trasferita all'Avengers Tower e sono diventata l'amministratore delegato dei due capi degli Avengers. Il lavoro non è poi così male, grazie al cielo Shuri mi ha insegnato tutti i trucchetti sul computer e su tutti gli aggeggi elettronici e quindi me la cavo alla grande, ma ciò che mi dà molto fastidio è il comportamento scorbutico del genio miliardario playboy filantropo il cui nome è Tony Stark.
Il suo carattere testardo, sarcastico, cinico, arrogante e saccente è molto irritante, ma mi lascia sempre senza parole perché è molto attraente, ha sempre la battuta pronta e sopratutto flirta moltissimo con me. Il suo passato da donnaiolo gli dà molto vantaggio su di me, anche se io non mi faccio mettere molto facilmente i piedi in testa. Devo dire, comunque, che mi piace avere questo genere di attenzioni, nonostante detesti il suo modo di essere.
La sveglia interrompe il sogno che stavo facendo e mi fa aprire di scatto gli occhi. Sospirando, spengo l'aggeggio e mi stiracchio. Una nuova settimana ha inizio!
Dopo essermi sistemata, esco dalla mia stanza e quasi mi scontro con Steve, il quale stava per bussare alla mia porta.
«Oh, scusami Belle.» mormora l'uomo, in leggero imbarazzo, sorridendomi.
«Non preoccuparti, Steve. Comunque, buongiorno.» ricambio il sorriso.
Il capitano si passa una mano sul braccio. «Buongiorno a te, Belle. La colazione è pronta, volevo avvisarti ma noto che per mia fortuna oggi qualcuno ha puntato la sveglia.»
«Sono molto diligente in certi aspetti, capitano, anche se sono molto sbadata, disordinata, pigra e procrastino molto in altre cose. Immagino che in questa torre non ci siano orari precisi per i pasti, giusto?»
Steve sbuffa, esasperato. «Ci sarebbero, ma ci sono certe persone che non li rispetteranno mai e quindi, alla fine, nessuno dà più alcuna importanza a ciò. Per cui, ormai, ognuno qui fa quello che vuole.»
Mi scappa una risatina. «Me n'ero accorta.»
Lui sorride. «Sei molto perspicace. Comunque sia, la colazione attende!»
E con quelle parole lo seguo fino in cucina, dove trovo Bruce intento a sorseggiare il caffè. Quando ci nota, sorride.
«Buongiorno, Belle, capitano.» saluta, appoggiando gli occhiali da vista sul tavolo.
