E' notte fonda.
Saranno probabilmente le tre ed io sto fissando il soffitto. Finisce sempre così, quando qualcuno mi fa arrabbiare ci rimugino su tutta la notte.
E che cazzo, solo perchè lui non vuole che esca, io non posso scoprire ciò che mi tormenta fin da piccola? Il mio istinto mi sta urlando che questa è la volta buona e, in tutti questi anni, ho imparato che lo devo ascoltare, l'istinto, e così farò.
Mi alzo grintosa dal letto e mi infilo due vestiti a caso, metto la chiave nello zainetto insieme ad un panino: non si sa mai. Prendo una torcia, infilo gli scarponcini ed esco di casa in punta di piedi.
Per miracolo mio padre non si sveglia ed io mi ritrovo sotto grondate di pioggia. Mi sembra quasi di sentirlo, mio padre: devi usare l'ombrello o ti ammalerai, sei grande dovresti saperlo...
Ma vaffanculo l'ombrello. Prendo la mia bici in garage ed inizio a pedalare, in direzione del bosco.
Il bosco.
L'ho sempre adorato e sempre continuerò a farlo. Mia madre mi ci portava ogni giorno da piccola: mi diceva di stare in silenzio ed ascoltare la natura. Io, anche se ero piccola ed avevo una voglia matta di saltellare di qua e di la e di urlare(come farebbe qualsiasi bambino normale), io la ascoltavo. Stavo ferma immobile, le orecchie tese e gli occhi attenti, come quelli di una lepre.
E allora sì, la sentivo eccome la natura: il fruscio dall'acqua del fiume sulle pietre, lo scroscio delle foglie degli alberi con il vento, il canto dei passerotti, delle cicale, dei grilli...
Era stupendo stare lì, tutto il pomeriggio, in braccio alla mia meravigliosa mammina.
Ogni giorno mi faceva salire sulla sua bici e pedalava.
La città è abbastanza lontana dal bosco, ci impiegavamo sempre almeno un'ora per arrivarci, ma mai una volta che mi ci abbia portata in macchina.
Mentre pedalava, con la sua adorata bambina sulle gambe, lei era felice. Lo era veramente.
Solo ora, che sono più matura, riesco a distinguere i momenti in cui faceva finta di sorridere, dai momenti in cui era allegra veramente. Solo ora mi accorgo che era sempre triste. Ma quando eravamo sole, io e lei, sprigionava gioia da tutti i pori.
Mi raccontava sempre delle storie sulle fate.
Diceva che sono in mezzo a noi, ma che noi non ce ne accorgiamo, che semplicemente gli esseri umani non possono vederle. Però alcune, pochissime persone predilette, tra cui lei era sicura ci fossi pure io, sono in grado di vederle.
Così non appena finiva la storia del giorno io mi mettevo a correre, con l'erba che mi arrivava fino alle ginocchia e gli alberi che mi sembravano ancora più grandi e possenti di come li vedo ora... correvo felice, in mezzo alla natura, alla ricerca di piccoli esserini fatati.
Ora, io non so se mia madre ci credesse veramente e, sinceramente, non so nemmeno se ci credo pure io... Però di una cosa sono certa: questa minuscola chiave di legno che tengo nello zainetto, avvolta negli asciugamani per evitare che si rovini o si rompa, beh, sono sicura che questa chiave è magica e mai nessuno potrà farmi credere il contrario. Mi dicano pure che sono matta, non mi importa.
Sono fradicia e non solo per la pioggia, sono sudata come non lo sono mai stata in tutta la mia vita. Sto pedalando da più o meno venti minuti e sono già verso la fine della città. Il mio istinto mi dice che mi devo sbrigare se voglio sapere la verità, che devo pedalare più velocemente.
Non sono mai stata una grande sportiva, per questo il battito del mio cuore è già a mille e me lo sento in gola. I muscoli delle gambe mi urlano di fermarmi, ma io non do loro ascolto, ci sono quasi, sono quasi arrivata.
Diverse gocce di pioggia continuano a cadermi sulla faccia e negli occhi, per questo mi si appanna la vista, ma non appena scorgo il primo albero, questo mi sprona a pedalare ancora più veloce.
Non appena arrivo all'inizio del bosco salto giù dalla bici e la lascio lì dov'è, perchè non ho il tempo di portarla con me.
Corro in modo affannato, quasi non riesco più a respirare, ma continuo... finchè sento una voce.
E' molto simile a quella di mia madre.
"Mamma!" urlo al vento.
"Sono qui con te tesoro, non avere paura."
Di colpo il mio respiro si fa più sempre più lento e sono meno agitata.
"Mamma!" urlo a squarcia gola.
"Non avere paura." mi risponde la sua voce, quasi angelica "Vai dove ti portavo sempre io, vai nel nostro posto segreto, lì avrai tutte le risposte."
Così riparto e corro come non l'ho mai fatto in tutta la mia vita.
Non appena arrivo in quello che era il 'nostro posto', non posso farne a meno, mi metto a piangere a dirotto. Mi sembra di avere 10 anni, di essere sulle sue splendide gambe, coperte da una delle sue gonne di seta. Mi sembra di sentire la sua limpida voce che mi racconta una favola. E io la ascolto e sono felice e le sorrido...
Ma non ho dieci anni e lei non è qui con me... lei è morta, io ho 16 anni e sono sola come non lo sono mai stata in vita mia.
Gli uccellini non cantano come quando ero piccola, perchè adesso è notte... mi sembra quasi surreale trovarmi qui senza mia madre, sembra quasi un altro posto.
"Mamma!"
Nessuna risposta.
"Mamma e ora?"urlo disperata, con il freddo dell'aria sulla mia pelle sudata.
Niente. Non mi risponde.
Mi accascio a terra, delusa. Però poi, speranzosa, tiro fuori la chiave dallo zainetto e me la metto vicina al cuore, sul petto.
"Ti prego." sussurro, ormai senza voce.
Di colpo la piccola chiave inizia a brillare e quasi mi acceca.
"Lì sotto, lì troverai le risposte."
"E come ci arrivo?"le chiedo.
"Saltando."
"Come? Ma è alto, mi farò male."
"Io sono qui con te e, finchè ci sarò io, non ti potrà accadere nulla di male. Ricordatelo, finchè avrai la chiave con te, io sarò al tuo fianco. E ora non pensarci, buttati."
Se ciò che ho cercato per tutta la mia vita si trova sul fondo del dirupo, beh, ci devo andare. Devo saltare perchè me l'ha detto mia madre e di lei non smetterò mai di fidarmi.
Così salto. Agitata come una bambina che deve buttarsi dal trampolino per la prima volta, ma tranquilla perchè in fondo sa che sotto c'è l'acqua, che attutisce la caduta, che non ti fa sentire il male, che ti tiene al sicuro. Per me quell'acqua limpida e genuina è, e lo sarà per sempre, mia madre.
Così mi butto nel dirupo, incurante di cosa succederà dopo, perchè so che, sul fondo, c'è la mia mamma a proteggermi.
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My World || Il Mio Mondo
FantasyDicono che è tutto nella sua testa. Dicono che è pazza, che è malata di mente come lo era sua madre. Ma lei lo sa, lo sa che tutto ciò che può vedere e sentire non si trova nella sua testa. Che ci sono delle risposte a tutto quello che sta vivendo...