Sto davvero cercando di accettare il fatto che Felix, si sia già creato uno spazio così schifosamente inadeguato nella mia, così manovrabile mente.
Devo dire che è tutto un gran casino lì dentro, quasi peggio di qui fuori.
Colpi bassi da ogni dove e direzione, ma quelli autoindotti fanno decisamente più rumore.
«Tesoro, che ci fai da queste parti? Ci sono forse problemi alla serra? Di solito sono gli stagisti a scappare da te, non il contrario!» domanda e fa notare quel mio confuso padre, dopo avermi trovata a temporeggiare (o meglio a nascondermi), all'interno del capanno degli attrezzi.
«Sono solo un po' destabilizzata da tutte queste recenti novità, ma nulla di cui ti debba in qualche modo preoccupare, papà.» Cerco di tranquillizzarlo in automatico, visto che creare in lui anche solo un minimo sentore di allarmismo è davvero, l'ultima cosa che voglio.
«Piccola, cosa non ti convince adesso di quel ragazzo...? Se stai per chiedermi di mandarlo via... la risposta è no. Mi dispiace.» annuncia con tono severo, quasi frustrato. Leggendomi, come se fossi un vecchio diario senza lucchetto.
«Perché con quelli che l'hanno preceduto, non hai avuto nulla da ridire sulla loro prematura/indotta uscita di scena e proprio stavolta, devi fare così!? Quel tipo, non sa un fico secco di piante e arbusti! Non ha nemmeno le nozioni basi, sull'agricoltura! È praticamente una palla al piede...», sentenzio sconcertata da questo suo improvviso cambio di rotta. Cominciando a elencare i fatti, per cercare di convincerlo a ripensarci.
«Questo lo so benissimo, ma so anche che la mia Juliet non sarebbe così scossa per una persona qualunque. Non posso permettermi di farti questo torto, nonostante il tuo: "non esserne ancora prettamente cosciente".
Felix, forse serve più a te che a me.
Prima o poi, credimi... mi ringrazierai.» osserva ambiguamente mio padre guardando verso il cielo; come per cercare di prendere coraggio da esso.
Quel coraggio, che io non ho mai rincontrato.
«Si sta rivelato più perfetto di quanto solo potessi immaginare...» confesso, esplicitamente intimorita da questa cosa. Guardando verso l'alto a mia volta, senza però nascondermi in inutili perifrasi.
«E questo è un male per te?» Mi chiede in seguito, cercando di mantenere una certa e dubbiosa tranquillità.
Sta tremando, le sue mani non riescono mentire come vorrebbe.
«Di più... è una cosa terrificante.» Gli comunico, con un critico e lieve tono di voce. Il groppo alla gola, non tarda presto ad arrivare.
«Sai, non deve esserlo per forza. Ricorda quello che ti dico sempre e ripeti con me... Se l'uscita della puntata della tua serie TV preferita è l'unica cosa bella che ti aspetti dalla settimana, allora...» Mi rammenta, rilassando per un attimo i muscoli facciali; aspettando che io concluda il suo spinoso motto di vita.
Avere una figlia come me, non deve essere per nulla facile.
«Allora, fidati... è meglio, che cambi vita.» sbuffo a occhi esasperati, completando il giochetto morale.
«Ora come ora, nella tua realtà quotidiana hai davvero un gran bel bisogno di felicità più concrete. Te lo meriti. Come se lo merita a suo malgrado, ognuno di noi. Dagli una piccola possibilità, te ne prego.» Me lo dice con lo sguardo di uno che ne ha viste tante e tutte per causa mia.
Mio padre è la vera e incosciente vittima.
Lui e solo lui, meriterebbe una vita costituita da garbugli di beatitudine e contentezza; non una fatta da demoni altrui da incassare a braccia aperte.
«Papà, ti voglio bene. Estremamente bene, ma sai che non posso prometterti l'impossibile. Sarei solo una vile bugiarda a quel punto.» Gli ricordo per la centesima volta, abbracciandolo con l'aiuto del mio esaurente conta gocce di serenità.
«Anch'io, piccola luce mia. Ora, fila in serra ad affrontare il tuo mostro dai denti perfetti.» afferma a sua volta con un abbraccio sbrigativo ma sentito, per poi rispedirmi a riconquistare il mio posto felice.
Regola numero 2: Apprezza sempre "Le tue persone".
Abbracciali più volte durante la giornata (indipendentemente dal suo incognito andamento), per donare alle loro vite quella poca felicità, che sei ancora in grado di offrire. Dimostra l'importanza e l'impatto, che hanno sulla sua esistenza con un: "ti voglio bene", senza pretese o pretesti. Quando se ne vanno di casa, salutali come se fosse l'ultima e prima di andare a dormire; auguragli la buona notte, per potergli così auspicare il buon giorno, la mattina seguente.
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Questo amore va estirpato!
General FictionUna camera, che si stringe ad ogni mio respiro sbagliato; una ragazza con il nome di un piccolo frutto, su cui non si fa altro che scherzare. Clementine, detta Clementina. Per i più simpatici definita principalmente: "aspra", per quelli da evitare s...