Perché il caffè non fa per me

74 4 5
                                    


Mi ritrovavo in una situazione alquanto imbarazzante:ero mezza nuda, la porta di casa era ormai sfondata e giaceva esanime sul pavimento, la mia dignità era quasi inesistente e avevo una voglia matta di uccidere mia madre con le mie stesse mani.

Christopher,alias il mio vicino di casa( avevo scoperto il suo nome grazie a Katrina), era ritornato in silenzio a casa sua e un po' mi sentivo in colpa per l'equivoco appena avvenuto.

Mi misi subito all'opera sfruttando tutti gli anni in cui avevo pagato quel maledettissimo abbonamento in palestra e riuscii sollevare la porta come John Cena fa con i suoi avversari e la appoggiai contro la parete.

Ora il problema sostanziale era: " Come farò mai a fissarla?".

Va bene che mi ero dimostrata un atleta provetta, ma l'intelletto per fare quell'operazione sinceramente mancava, maledetto mio padre che mi insegnò a lavorare a maglia al posto di qualcosa di utile per la mia esistenza.

Pensai che le opzioni che mi rimanevano erano sostanzialmente tre:

1.sarei rimasta senza porta per il resto della mia vita;

2. avrei dovuto spendere soldi preziosi, che tra l'altro non avevo, per chiamare un tecnico;

3. avrei dovuto chiamare un amico per aiutarmi perché almeno così non avrei dovuto spendere soldi... e io un "amico" purtroppo lo avevo, e in quel momento, chiamarlo era l'unico modo per risolvere tutto questo casino.

Quasi non ci credetti mentre componevo sulla tastiera del cellulare il numero di Oliver, tutta la fatica fatta per nascondere le mie tracce era stata completamente vana, molto presto sarebbe stato a conoscenza del mio indirizzo e la cosa mi spaventava veramente tanto. Ma a mali estremi estremi rimedi, no?

Raccattai le prime cose trovate in giro e mi vestii. Aspettai pazientemente quell'essere ambiguo, che giusto poco prima mi aveva avvisato che era disponibile e che portava con sé gli attrezzi per fissare ai cardini quella che era la mia bellissima porticina.

Finalmente una gioia.

Oliver arrivó all'appartamento tutto sudato causa la corsa contro il tempo che aveva dovuto affrontare per salvare una ragazza in pericolo,sue testuali parole, e l'odore che emanava non era per nulla gradevole.

Inizió a frugare in quella che sarebbe dovuta essere la cassetta degli attrezzi, ma che in realtà era una scatola di scarpe tutta ammaccata, e ne tiró fuori un cacciavite, un martello, e...un preservativo?!

Oliver, ma siamo seri, vuoi farmi realmente credere che io possa fare qualcosa con te ?

Io ero basita e lui continuava a lanciarmi sorrisetti maliziosi che mi facevano venir voglia di vomitare.

La situazione non poteva andare peggio.

Come non detto.

In quel esatto momento si aprì la porta di fronte alla mia e ne sbucó fuori Christopher, che, se prima stava sorridendo spensierato, ora mi stava uccidendo con lo sguardo.

Subito mi accorsi da cosa dipendeva il suo umore: dietro alle sue spalle si trovava una divinità.

Alta, fisico asciutto, tette grandi come la mia testa moltiplicata per due, mora e con un sorriso da favola.

Tra poco anche io avevo la mandibola a terra, come Oliver, per lo shock.

Due persone così favolose insieme ti abbagliano!

La stangona guardò prima me disgustata, poi Oliver orripilata, sembrava quasi avesse bisogno di lavarsi gli occhi con la candeggina dopo quello che aveva visto, e mi sa anche odorato.

Parigi in una goccia d'inchiostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora