Capitolo 2

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NICHOLAS

La osservo da più di dieci minuti ma non sembra volermi rispondere. Guarda le sue ginocchia insistentemente cercando di regolarizzare il respiro.
Mi allontano.
Sembra sentirsi meglio.
La vedo respirare tranquilla. Si appoggia con la schiena al muro prendendo un rumoroso e profondo respiro. Si guarda attorno.
Osserva il corpo del Vanem poco distante da noi. Inizia a respirare velocemente. Sembra andare in iper ventilazione.
«Stai tranquilla è tutto finito» le dico sperando in una sua reazione positiva «È il tuo primo Vanem vero?» mi guarda stranita sembra non sapere di cosa io stia parlando «Non hai armi in casa?» chiedo guardandomi intorno «La legge prevede di averne per la sicurezza personale» continuo frugando nei cassetti di quella camera e guardando in altre stanze alla ricerca di armi.
Arrivo in cucina. È un unico ambiente aperto insieme al soggiorno, se un divano vecchio ed una piccola televisione possono essere definite "soggiorno" ovviamente. Mi avvicino all'ampia finestra che si affaccia sulla strada principale. L'esterno è diverso.
I palazzi sono alti, nuovi, intatti.
Le strade prive di buchi e non c'è neanche un demone dell'oltretomba presente.
«Ma dove mi trovo?»
Solo ora riesco a ricordarmi delle ore precedenti.
Ero nelle catacombe di quella chiesa sconsacrata mentre ora sono qui, in un piccolo appartamento di periferia senza capire come sia stato possibile.
Ritorno in fretta dalla ragazza. Forse lei può darmi spiegazioni.
La vedo in piedi, si regge a stento.
Trema ancora.
Quando si rende conto della mia presenza si blocca fissandomi spaventata.
«Ciao» le dico semplicemente avvicinandomi cauto a lei. «Come ti senti?» chiedo a pochi passi da lei.
«Come mi sento?» mi dice scioccata «MI STAI DAVVERO CHIEDENDO COME STO?» urla a gran voce. È stato divertente vedere il suo cambio di atteggiamento e se un minuto prima era terrorizzata e rannicchiata in un angolo ora si dimenava contro di me, urlando come una forsennata.
Sorrido divertito.
«MI STAI ASCOLTANDO?» dice avvicinandosi ed io annuisco convinto. «Non annuire come uno stupido» mi dice incrociando le braccia al petto «Chi sei? Come sei entrato in casa mia e soprattutto» si ferma per respirare profondamente «COSA DIAMINE È QUELLO?» urla nuovamente allontanandosi il più possibile dal Vanem decapitato sul pavimento.
«Che ne pensi se ci spostiamo in un'altra stanza?» dico tranquillo uscendo dalla camera «A proposito» mi fermo e mi volto ad osservarla «La bambina sta bene?» dico indicando la stanza palesemente troppo infantile per lei.
Sospira nervosa.
«È la mia camera» mi risponde passandomi davanti «Idiota» sussurra dirigendosi nella cucina e sedendosi sul divano con la testa fra le mani.
«Oh» riesco solo a dire questo. Pupazzi, unicorni e lenzuola rosa non andavano per niente d'accordo con l'aspetto duro e riluttante di quella ragazza.
Sospiro.
Era meglio rimanere a casa. Con una birra in una mano e una fetta di pizza dall'altra. Perché non ho ascoltato Alex?
Sospiro nuovamente socchiudendo gli occhi.
«Allora?» chiede vedendomi sedere di fianco a lei.
«Allora cosa?»
«Ma sei davvero stupido?»
Sospiro di nuovo.
Prendo aria e cerco di calmare l'ira che quella ragazza mi sta facendo aumentare.
«Mi chiamo Nicholas» dico fermamente «Faccio parte della congrega dei cacciatori di demoni» continuo ma sembra non capire, come fa a non conoscere i cacciatori di demoni?
«Cacciatori di cosa?» mi chiede dubbiosa, non crede alle mie parole eppure ha un Vanem morto nella sua stanza da letto.
«Cacciatori di demoni» ridico sperando che questa volta riesca a capire «Una sorta di agenzia segreta?» mi guarda curiosa.
«E poi sarei io lo stupido» le dico a voce alta offendendola involontariamente. Mi guarda accigliata ed incrocia le braccia al petto «Perdonami se non riesco a crederti ma stiamo parlando di demoni, oltretomba» sospira rumorosamente «Ti rendi conto che è una cosa impossibile?» mi dice seria.
«Hai un cazzo di demone morto nell'altra stanza, davvero ti sembra una cosa impossibile?» lo dico con un tono forse troppo alto tanto che la ragazza indietreggia spaventata.

«Potresti dirmelo un ulteriore volta» mi dice quasi supplicando «Sarebbe la quarta volta» le dico stanco ma la confusione è molto visibile sul suo viso così decido di accontentarla.
«Mi chiamo Nicholas e sono un cacciatore di demoni» le dico tranquillo «Sono di New York ma vivo a Strasburgo da alcuni anni a causa di questo mio lavoro» mi guarda annuendo ad ogni mia parola.
È attenta.
Cerca di assimilare tutto quello che le dico.
Ricordarsi i particolari e sperare che non sia solo un brutto e spaventoso incubo.
«Uccido demoni ogni sera quando escono allo scoperto per nutrirsi» continuo «Ero all'inseguimento del Vanem che è in camera tua» la vedo tremare ricordandosi quel momento «È un demone particolare perché si impossessa del corpo di una persona che definiamo ospite e per sopravvivere inizia a nutrirsi di sangue ed organi interni di altre persone» aggiungo mentre lei mi guarda fisso. Non ha smesso un attimo di farlo, non so se mi sta ascoltando o si è semplicemente incantata. «Tipo i vampiri» dice «Ma loro non mangiano gli organi interni bevono solo il sangue» sembra seria mentre parla di personaggi inventati dei libri fantasy.
Respiro rumorosamente.
«Possono rimanere nel corpo dell'ospite solo un mese poi devono trovarne uno nuovo perché il corpo ospite va in putrefazione come qualsiasi altro cadavere» le dico tranquillo come se fosse una cosa normale perché effettivamente per me lo è, lo affronto tutti i giorni e continuerò a farlo per molto tempo ancora ma lei sembra così all'oscuro di tutto, come se si trovasse in un altro mondo, privo di tutto questo orrore.
«I Vanem quando si impossessano di un corpo uccidono la persona in questione e per loro è come indossare un abito fatto di pelle e carne che si decompone giorno dopo giorno»  continuo ad informarla sperando che questa volta mi faccia andare avanti invece di ripetere questo all'infinito.
«Potrebbe ricordare molto degli zombie» afferma lei convinta «Come puoi associare delle assurdità inventate dal mondo del cinema solo per vendere più film con la realtà che si vive ogni giorno» lo dico arrabbiandomi ed alzandomi furioso dal divano. Mi allontano da lei. È davvero troppo ottusa.
Non riesce ad accettare la situazione.
La realtà.
I genitori l'hanno tenuta in una bolla di vetro per troppo tempo, sperando di proteggerla ed invece l'hanno rovinata.
Doveva imparare fin da piccola a proteggersi da questi mostri se vuole continuare a sopravvivere.
«Per me non è la realtà» dice nervosa alzandosi a sua volta «Non conosco nulla di tutto ciò» mi dice seria «Nessuno la conosce» continua puntandomi il dito contro «Non so da dove vieni tu e da dove viene quel coso ma da quando sono nata non ho mai sentito parlare di Venam e cacciatori di demoni» quasi mi urla contro.
«Vanem» la correggo ma sembra ancor più infastidita. È strano come da un corpicino così piccolo e sinuoso possa uscire tanta di quella rabbia che quasi mi terrorizza.
«Il concetto rimane lo stesso» afferma.
«Deve essere per forza un incubo, non può succedere a me» dice iniziando a camminare freneticamente. La vedo andare avanti ed indietro, darsi pizzichi sulle braccia ed ogni tanto qualche schiaffo in viso cercando di risvegliarsi.
Urla. Non troppo forte. Ma urla.
Si accascia al pavimento ed inizia a piangere.
Capisco la sua frustrazione. Non è facile riprendersi dopo l'aggressione di un demone.
«Ascolta» le dico avvicinandomi, mi inginocchio di fianco a lei e l'abbraccio istintivamente. Si fionda con la testa nel mio petto piangendo sempre più forte.
  «È difficile accettare tutto questo ma ti assicuro che non ti sto mentendo e ti proteggerò se qualcun altro prova ad attaccarti»
Annuisce. Tira sul col naso e si asciuga le lacrime con la manica del pigiama.
«Altri proveranno ad uccidermi?» chiede guardandomi negli occhi ma non so risponderle. Devo ancora capire come io ed il demone abbiamo fatto a spostarci da quella chiesa senza che nessuno dei due se ne rendesse conto.
E soprattutto capire perché ci siamo ritrovati proprio in quella casa, tra le miglia disponibili perché proprio da quella ragazza.
Chi o cosa ci aveva portato li?

KAREN

Sto seguendo Nicholas in giro per la città.
Sono le 4:00 del mattino, fra due ore dovrei alzarmi e prepararmi per andare a lavoro, non penso che accettino come scusa la presenza di un demone in casa mia che voleva uccidermi.
Chi ci crederebbe? Nemmeno io ci credo eppure meno di due ore fa sono stata attaccata da uno di questi.
Sospiro frustrata.
Il ragazzo dinanzi a me sembra sicuro si sé, cammina spedito, senza mai fermarsi, con la spada ben salda tra le mani pronto ad uccidere un altro di quegli esseri se si fosse presentato.
Ci stiamo recando verso la Cattedrale di Saint Genevieve. Nicholas dice che è iniziato tutto lì ma non so di cosa stia parlando. Io continuo a seguirlo in silenzio, non mi andava di rimanere in casa, non con quel demone morto sul mio pavimento almeno.
«Non capisco come mai le strade siano deserte» dice tranquillo voltandosi verso di me per avere spiegazioni «Sono le quattro del mattino, cosa ti aspettavi?» gli dico sarcasticamente ma inizia a guardarmi in malo modo «Dovrebbero esserci Vanem, Kirkil, Salmaer e potrei continuare per ore a nominare altri demoni» dice fermandosi «Vivono di notte, escono la notte ed uccidono» continua avvicinandosi «A quest'ora la città dovrebbe esserne piena» la sua voce è alta e nervosa quasi mi spaventa «Scusa» sospira frustrato «È che tutto questo è davvero strano» dice riprendendo a camminare.
Non solo per te mio caro.
Continuo a seguirlo.
Un rumore, proveniente dal vicolo buio poco distante da noi, mi fa sussultare. Mi avvicino involontariamente a Nicholas stringendogli forte il braccio.
Ho paura.
Tremo.
Lui sembra sorpreso per il mio comportamento ma rimane impassibile. Guarda in direzione del vicolo, ha la spada stretta tra le mani in attesa di vedere chi o cosa sarebbe uscito dall'oscurità di quella stradina.
Un'ombra.
Piccola.
Si sente il sibilare di un animale.

«Dio santo» dico sussultando e stringendomi ancor di più al ragazzo.
«È solo un gatto» mi risponde sogghignando mentre riabbassa l'arma ed inizia a fissarmi «Ora puoi anche lasciarmi andare» dice facendomi l'occhiolino.
Lo strattono via. È proprio un'idiota.
Sbuffo e mi allontano velocemente da lui.
«Dai andiamo è da questa parte» dice iniziando a camminare.
Non ho altra scelta che seguirlo.
In breve tempo arriviamo davanti alla cattedrale. La fissa confuso. «La ricordavo diversa» afferma osservandola attentamente «È sempre stata così» gli dico mettendomi di fianco a lui.
Mi guarda.
«C'era un orologio proprio lì» indica l'attico.
«Non c'è mai stato nessun orologio» dico convinta, conosco quella cattedrale da anni ormai e sono sicura che non c'è mai stato un orologio.
«Aveva dei decori color oro» continua convinto «Sono sicuro di questo».
Osservo lui, poi la cattedrale.
«Ti assicuro che è sempre stata così» continuo incrociando le braccia al petto ma non sembra voler ascoltare.
Entra quasi correndo.
Sospiro rumorosa poi lo seguo.
Mi sento così stupida ad entrare in una chiesa di notte.
No, no.
Mi sento stupida perché seguo un ragazzo strano, che brandisce una spada, in una chiesa, nel cuore della notte perché continua a dire che esistono demoni. Ecco il vero motivo per cui mi sento stupida.
Attraversa l'intera navata fin sull'altare.
Corro nella sua direzione.
«Non andare così veloce» gli dico respirando affannosamente. Non mi considera, va dritto entrando in una porta alle spalle. Scendiamo numerose scale ed attraversiamo vari corridoi fini a fermarci davanti ad un muro.
Lo tasta.
Tocca ogni punto.
Lo colpisce con la spada.
«Cazzo» esclama nervoso «Qui non dovrebbe esserci un muro» mi dice guardandomi.
«Continua per parecchi altri metri per poi finire in una stanza ampia» continua «L'ho attraversato solo alcune ore fa» inizia a battere forte il pugno sul muro. Le nocche sono insanguinate.
«C'è una cazzo di stanza dietro» urla. Batte di nuovo il pugno sanguinando ancor di più.
Si inginocchia. Sembra frustrato.
Sospira rumorosamente.
«Credimi c'è una stanza piena di disegni sui muri dove ho affrontato il Vanem prima di ritrovarmi nella tua stanza» mi guarda, sembra disperato ed arrabbiato.
«Nicholas» dico avvicinandomi «Ti credo» affermo convinta «C'è un diamine di essere morto a casa mia quindi fidati che non ho altra scelta che crederti» continuo sicura di me.
Mi guarda ed annuisce. «Possiamo andarcene?» chiedo dopo alcuni minuti di silenzio «Questo posto mi terrorizza».
Le mura sono strette. Buie. Umide.
Fa freddo ed io non riesco a vedere nulla.
Nicholas appare come una sagoma scura di fianco a me.
Ho sempre odiato il buio. Mi fa paura. Voglio tornare a casa mia.
Ripenso al demone nel mio appartamento.
Forse non voglio tornare a casa ma di sicuro voglio andar via da questo posto.
«Andiamo via ti prego, sei anche ferito»

TRA DUE MONDIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora