Capitolo 4

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NICHOLAS

Questa mattina Karen mi ha lasciato solo a casa. Ha detto che doveva uscire a fare compere. Non è andata a lavoro ma non ha voluto che l'accompagnassi.
Correggo, mi ha costretto a rimanere in casa.
È fuori da ore ormai, devo ammettere di essere un po' preoccupato per lei.
Sospiro frustrato.
Sono le 12:00, ho cercato tutta la notte le catacombe su internet senza riuscire a trovare nulla.
Come faccio ad evitare che altri demoni vengano in questo mondo se non riesco a trovare il passaggio?
La cosa che mi chiedo è come mai quel Vanem si sia trovato così lontano dal mio punto di apparizione.
Io a casa di Karen, nella periferia di Parigi, mentre lui nelle vicinanze di Torino, a migliaia di chilometri di distanza.
Starò forse cercando le catacombe nel posto sbagliato?
Sento rumore di serratura e la porta aprirsi.
La ragazza è lì che mi sorride entrando.
Le vado incontro. Ha circa tre buste con sé.
«Ci hai messo troppo» dico sbuffando mentre l'aiuto.
«Ti stai lamentando?» chiede divertita «Sono andata a fare spese per te» continua poggiando le buste sul pavimento e sedendosi esausta sulla sedia.
«In che senso?» domando chiudendo la porta d'ingresso ed avvicinandomi.
«Prima di tutto ti ho comprato qualche altra maglietta perché quelle di mio fratello ti vanno un tantino strette» afferma svuotando una busta con tre maglie da uomo per me, una grigia, una nera ed una bianca. Sono a maniche corte. Leggere. Aderenti ma non strette come quella che indosso ora. Sembrano perfette.
Le sorrido lievemente ringraziandola.
«Poi ho comprato questo» continua tirando fuori un borsone, come quelli utilizzati per la palestra, nero con le cuciture bianche «Così possiamo portare la spada con noi senza che nessuno lo sappia, dovrebbe essere abbastanza grande» dice sorridendo. 
«È ottima» dico afferrandola e provando ad infilarci la spada.
La lunghezza è perfetta, direi anche troppo grande.
Davvero gentile da parte sua.
«Come ultime cose ho comprato questi hamburger mentre venivo qui così mangiamo qualcosa» dice mettendo la busta sul tavolo «E sono andata dall'orefice» continua.
«Avevo degli orecchini e qualche catenina d'oro di quando ero piccola e che ora non andavano più così le ho vendute» sorride «Sembravi affezionato a quella spilla, ho preferito che tu non la vendessi per pagare i miei debiti».
Sospiro sollevato ma anche un po' amareggiato.
Vorrei aiutarla in qualche modo. Sono piombato nella sua vita ed ora le sto chiedendo di seguirmi in giro per la città per uccidere demoni. Solitamente l'avrei fatto da solo ma non sono nel mio mondo, non so come muovermi, ho bisogno di lei.
«Grazie» le dico sorridendo lievemente «Grazie per tutto quello che stai facendo per me» lei mi guarda e ricambia il sorriso.
Ci guardiamo negli occhi per molto tempo.
Rimaniamo in silenzio.
Si sentono solo i nostri respiri.
«Forse è meglio mangiare prima che le patatine si raffreddino» dice distogliendo lo sguardo.
Inizia a disporre i panini sul tavolo. Ha comprato sette panini «Non so come lo preferisci così ne ho presi diversi» dice timidamente, sorrido divertito «Mangio di tutto ma..» mi fermo ad osservarla «..ho davvero molta fame quindi è un bene che tu abbia abbondato» ride divertita.

«Da che parte dobbiamo andare?» chiedo confuso. Siamo all'interno della Montvence University.
La struttura è enorme.
Sono le 14:45, siamo all'ingresso dell'ala di fisica. C'è molta gente. Studenti che entrano o che escono velocemente.
«Devi darmi il tempo di capire questa mappa» dice lei nervosa. Quando siamo arrivati all'università per sbaglio siamo entrati all'interno dei dormitori così dei ragazzi ci hanno mostrato dove poter prendere la mappa dell'intero campus.
Karen sta cercando di decifrarla. La gira e la rigida.
Io non ne capisco.
È la prima volta che metto piede in quel posto. Nel mio mondo la Montvence University è giusto la metà. Molte aule sono distrutte ed in quelle restanti cercano di concentrare più lezioni possibili alternandole continuamente. Trina infatti segue fisicamente due volte a settimana mentre altri tre giorni lo fa seguendo le lezioni online.
«Di qua» dice ad un tratto Karen iniziando a camminare. La seguo velocemente. Ha lo sguardo serio ma sembra piuttosto tranquilla.
Cammina a passo svelto tra gli studenti.
Saliamo di due piani, percorriamo un lungo corridoio pieno di stanze. Sono gli uffici degli insegnanti. Ognuno ha una targhetta di metallo sulla porta.
Stanza 137. Dr. Gregory Fournier.
Bussa tre volte ed attende.
Nessuno apre.
Bussa di nuovo con più forza. Sento rumori provenire dalla stanza. Karen bussa un'altra volta impaziente.
«Chi è?»
La porta si apre. L'uomo ha una voce alta e nervosa. Noto una vaschetta con dell'insalata sulla scrivania.
Stava pranzando.
Ci guarda esasperato. Mi manca il fiato. È proprio come lo ricordavo.
Vorrei abbracciarlo. Dirgli quanto mi è mancato, ma lui non è il Gregory Fournier che conosco. O meglio, conoscevo.
«Dr. Fournier sono Karen Hatman e lui è Nicholas..» cerca di ricordarsi il mio cognome ma non lo conosce così continua «Dobbiamo parlarle» dice osservandolo attentamente.
«Signorina Hatman l'orario di ricevimento inizia alle quindici» risponde lui convinto «Sono le quindici, guardi l'orologio» Karen sembra agguerrita, quasi non la riconosco.
«Ed è una cosa urgente, si tratta di vita o di morte» continua lei ma, ovviamente, l'uomo non la prende sul serio infatti lo vedo ridere divertito.
«Un brutto voto non è una questione di vita o di morte» afferma lui facendoci entrare e chiudendo la porta alle sue spalle.
Siamo solo noi tre ora.
Possiamo parlare senza essere disturbati.
Posso parlargli e spiegare la situazione.
«Non si tratta di voti» dico «Ci serve il suo aiuto come fisico» continuo serio mentre lui continua a mangiare tranquillamente «Crediamo nell'esistenza di due mondi paralleli» tossisce.
«Sono solo teorie mio caro, l'ho studiato, ho fatto ricerche ma sempre inconcludenti» dice bevendo un sorso d'acqua.
«No non lo sono» Karen sembra alterarsi «Questo ragazzo viene da un altro mondo e posso giurarlo perché mi ha salvata da un cazzo di demone» dice alzando il tono della voce spaventando entrambi.
«Un cosa?» domanda divertito.
Era palese che non ci avrebbe creduto, ma dovevamo pur provarci.
«La prego ci ascolti»
«Non siamo pazzi» dico convinto «Vengo da un altro mondo invaso da demoni».

TRA DUE MONDIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora