26. Un pic-nic a mezzanotte

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L'estate era alle porte. Pian piano le giornate si facevano più calde e lunghe. Facevamo lunghe passeggiate sul Tamigi e avevamo indossato le uniformi estive. L'ultimo sabato prima delle vacanze estive ero distesa sul prato vicino al bosco con Kriss e Annie.
«Fra poco andiamo in vacanza» esordii io, quasi assaporando la parola "vacanza".
«Stavo dicendo prima a Kriss» Annie mi guardó «che potremmo trascorrere le vacanze in Scozia. Tu che ne pensi, Des.» mi chiese.
«In Scozia e perché?» le domandai mentre mangiavo un delizioso muffin con i lamponi che sembravano piccoli gioielli rubini.
«C'è la sede estiva del collegio a un'ora da Edinburgo, lungo la costa del Berwickshire» mi spiegò.
«Una scuola estiva...» riflettei un attimo e mangiai il mio muffin «ehm, interessante.»
«Peter mi ha detto che andranno nella loro tenuta a Coldingham, vicino alla scuola. Inoltre mia madre mi ha scritto dicendomi che il litorale lì é splendido e il mare cristallino. Des, perché non vieni con noi?» mi domandó Annie.
«Penso che mi piacerebbe andare in Scozia, ma...» iniziai.

«Signorina Destiny, vorrei vederla seduta come si deve» la professoressa Brooke apparí dietro di noi con uno sguardo rude ed esigente.
«Nessuno in questa scuola si metterebbe sdraiato a terra a mangiare qualcosa. Cerchi di non dimenticarlo.» continuò la vicepreside.
Abbassai il capo.
«Il nostro principale obiettivo è quello di farle diventare signorine educate, con molta classe, ma con Lei...» si asciugò il sudore con un fazzoletto «è un'impresa impossibile.»

Quando fui adottata dagli Andrew, acquistai un preciso ruolo da interpretare come figlia di una delle più importanti famiglie di Chicago.
Andava da sé che i figli Andrew dovessero essere sempre composti, posati e splendidi. La gente guardava alla nostra famiglia, il che significava che il nostro mondo doveva essere degno di essere guardato. Questo significava essere perfetti in pubblico. Non c'era posto per le pecche. Nonna Catherine me lo ricordava sempre. Io non volevo essere perfetta esteriormente, soltanto per fare piacere agli altri. Volevo essere me stessa.

Dopo che la vicepreside se ne fu andata dissi ad Annie e Kriss «Temo che non andrò in Scozia...»
«Non verrai alla scuola estiva, Des?» domandò incredula Annie.
«Proprio così, in quella scuola ci saranno anche le professoresse, vero?»
«Si» rispose Annie.
«Tu mi conosci, Annie. A me piace correre, arrampicarmi sugli alberi, vivere liberamente senza pensare alle buone maniere. Forse tornerò a casa, in America. Vorrei tanto rivedere Miss Pony, Kimberly, Jimmy e tutti gli altri bambini. Poi andrei alla tomba di Anthony per salutarlo. Si, credo proprio di passare l'estate negli Stati Uniti» affermai decisa.
«Oh, Des» sospiró amareggiata Annie.

A un certo punto sentimmo delle urla provenienti dal bosco e ci voltammo in quella direzione. Ci avviammo nel folto del bosco dove era riunito uno gruppo di ragazzi.
Patrick uscì dalla folla e ci venne incontro «Peter e Terence si stanno battendo!»
«Cosa?» esclamai.
Terence stava facendo a pugni? Di nuovo?
«Ma cosa stai dicendo? Possibile che Peter...» mormorò Annie in preda all'ansia. Mi feci largo tra la ressa.

«E adesso ripetilo, se hai il coraggio...» Peter assestò un pugno in faccia a Terence che perse l'equilibrio.
«Come mai te la prendi tanto semplicemente perché ho detto che disprezzo l'America?» chiese mentre si rialzava a fatica appoggiandosi a un albero.
«L'America è la mia patria e non accetto che uno come te la insulti ingiustamente.» ribatté deciso Peter.
«Anche se è la tua patria, non me ne importa niente. Lo odio quel paese!» Terence si scagliò violentemente contro Peter che crollò a terra, facendo cadere due ragazzi dietro di lui.
«La tua America è il paese peggiore del mondo» insistette Terence.
«Ti farò rimangiare queste parole.» dichiarò Peter.
«Peter, fermati ti prego» lo scongiuró Annie con le lacrime agli occhi.
«È inutile, Annie. Non ci danno ascolto.» le bisbigliai.
«Sono sei mesi che ti conosco e sei volte che mi viene voglia di...» cominciò Peter, quando Terence sferró un destro in faccia a Peter.
Peter gemette e si accasció a terra. Annie trasalì. Guardai la mano di Terence. Il dorso era ricoperto di sangue. Peter si toccó il naso e gemette «Mi hai rotto il naso, adesso ti giuro che...»
La voce potente della direttrice lo fermò «Smettetela, basta!»
«Purtroppo dobbiamo sospendere le ostilità, Peter. Riprenderemo un'altra volta» esordì Terence sereno e fece per andarsene.
«Un momento, signor Granchester. Esigo una spiegazione.» lo fermò Miss Collins.
«Ci stavamo solo allenando. Niente di più» mentì Terence.
«Lei crede che io non abbia visto niente?» la preside guardò tutti i ragazzi con aria ferrea.
«Chi di voi ha incominciato per primo?» domandò.
Nessuno rispose.
«Qualcuno me lo vuole dire?» incalzó Miss Collins.
«È stato Peter. L'ho visto io.» lo accusò Steve.
Peter abbassò la testa.
«È vero Peter Cornwell?» gli chiese la direttrice.
«Si, è vero.» assentí Peter.
«Non c'è motivo che possa giustificare l'uso della violenza e specialmente in una scuola come la nostra. Peter Cornwell, vada in infermeria e tutti gli altri, tornate alle vostre stanze» decretò.

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