un tizio strano

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era stata un'idea folle vuole scrivere al bar, una vera fregatura.
fissavo il tipo di fronte a me che mi guardava come se aspettasse una risposta a quello che mi aveva appena detto... non sapevo cosa gli facesse supporre che lo avessi capito, forse credeva che possedessi la capacità di leggere le labbra? le mie cuffie avevano il diametro di una pizza e pesavano almeno 5 kg; avevo investito apposta qualcosa di più per far sì che non mi arrivasse neppure un rumore quando volevo concentrarmi su ciò che scrivevo.
Proprio per questo odiavo scrivere nei luoghi pubblici, da una parte perché il frastuono era sopportabile solo con cuffie ermetiche, dall'altro perché continuavo a essere apostrofata o urtata da qualcuno, come in quel caso. Era un tipo carino, non c'era dubbio, capelli castani e dei begli occhi marroni, con i jeans la camicia aderente sulle spalle larghe era un bel vedere, eppure dentro di me si diffuse una sensazione piuttosto spiacevole.
sollevai lentamente il cuscinetto destro delle mie giganti cuffie <<come scusa?>> domandai piegando la testa di lato per sentire meglio la sua voce, nell'orecchio sinistro continua a suonare heather a tutto volume. Il tizio mi guardò con le palpebre socchiuse <<ti vedo qui spesso il venerdì>> disse <<ti ho notata già un paio di volte>>.
Aveva ragione, anche se non era una decisione volontaria; fosse stato per me avrei trascorso il venerdì pomeriggio nella mia stanza del dormitorio della woodshill university, ma purtroppo dividevo la stanza con una ninfomane.
<<sì il caffè buono>> mormorai, il modo in cui quel tizio mi guardava mi metteva a disagio come se si aspettasse qualcosa da me, e non prendesse neppure in considerazione l'idea di non ottenerla. Piegò anche lui la testa di lato, il suo sorriso si allargo <<tu non bevi caffè di solito ordini una cioccolata in tazza, ma presto farà più caldo sul curioso di sapere cosa prenderai allora>>.
Avevo le mani umide e deglutii a fatica. Iniziava a farmi paura, dopotutto non ero una che faceva botte per ottenere un posto davanti alle norme vetrina, di solito mi mettevo in un angolo con la schiena verso la sala al piano superiore del bar patriot. Quel posto con il tavolino rotondo e le sedie consumate era una specie di consiglio per me, non avrei mai pensato che qualcuno potesse osservarmi li, era inquietante.
mi teneva d'occhio da tempo, oddio forse aveva visto cosa stavo scrivendo? <<mi piacerebbe molto scoprirlo>> prosegui abbassando il tono di un ottava, no dai, stava cercando di rimorchiarmi, con la voce profonda e lo sguardo sensuale, fossi stata un altra magari avrebbe funzionato, ma da più di un anno evitavo come la peste la compagnia maschile.
<<apprezzo l'offerta>> ribattei, spostandomi di lato alcune ciocche di capelli, erano troppi per i miei gusti, <<però non credo sia una buona idea>>. <<ma dai >> replica prontamente avvicinando la sedia libera da un tavolo vicino, ci sì mise seduto al contrario con le braccia appoggiata alla spalliera <<sono bravo ad ascoltare>>.
Come gli veniva in mente che avessi voglia di parlare con lui?
Per un istante il mio sguardo si posò sul portatile, avevo scelto apposta un carattere piccolo e la luminosità dello schermo era bassa, tuttavia mi formivolavano le mani per l'impulso di chiuderlo, quello che c'era scritto non era per occhi estranei, almeno non ancora.

"con una spinta possente grover mi penetrò e io lanciai un gemito. Il grido animalesco che emise mi fece quasi venire."
Men che meno era adatto agli occhi di quel inquietante sconosciuto <<che materia?>> domandò il tipo indicando il mio portatile, con un gesto quasi casuale lo chiusi poi spostai all'indietro le cuffie WiFi e con entrambe le mani mi sistemai i capelli.
Raccolsi dal pavimento la borsa per rimettere a posto watson era quello il nome che avevo dato al mio enorme portatile comprato giusto 3 anni prima; con i suoi 100 pollici era gigantesco e pesava un sacco.
Il tizio mi prese dolcemente per il braccio <<ehy tranquilla, non volevo spaventarti me ne vado>> in tono quasi timido, <<mi sembravi così isolata e ho pensato...>> Si strinse nelle spalle con aria indifesa; okay non è più così inquietante <<sei simpatico...>> Tentai di ricordare se mi avesse detto il suo nome <<Cooper>>mi suggerì <<Cooper>>ripetei con un sorriso
<<Davvero mi sembri un tipo simpatico, ma ho ancora molto da fare,non riesco a concentrarmi devo andare>>liberai il braccio dalla sua presa, << un giorno di questi potremmo vederci, quando non hai tanto da fare>> trattenni un sospiro e mi alzai <<non...non sono interessata, mi spiace>> anche Cooper si era alzato e stava facendo scorrere il suo sguardo sul mio corpo <<non pensavo fossi una tipa del genere>> <<come scusa?>> Lo guardai perplessa <<si,insomma, sembri una a cui piace divertirsi senza problemi>> il mio sguardo diventò sprezzante nel giro di pochi secondi <<invece a quanto pare sei una sfigata, peccato>> dice lui <<non sei affatto simpatico come credevo sai>> sbottai, mi misi in spalla la borsa pesante e lo superai <<o forse sei lesbica,potevi anche dirlo>> lo sento dire da dietro, mi giro di scatto e lo guardo <<solo perché non voglia uscire con te non significa che non mi piacciano gli uomini...>> Mi voltai nuovamente e prima di uscire dal locale dissi <<non che tu ti possa classificare tale>>

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