CAPITOLO 3

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L'acqua mi scorreva sulla pelle, l'unico rumore che sentivo era il ticchettio dell'orologio.

Lei era seduta sul mio letto, ancora non ho capito come è riuscita a trovare il mio indirizzo ma questa è la cosa che mi preoccupa meno.

Disse che della nostra fuga se ne sarebbe occupata interamente lei. Fuga d'amore? Non direi proprio, ho l'obbligo di mantenere i rapporti come se lei fosse una mia cliente.

"È da una vita che sei lá dentro, ti muovi?"

Chiusi l'acqua, uscii dalla doccia e mi misi un asciugamano intorno alla vita.

"Julie, ho lasciato i miei vestiti sopra il letto"

"Tranquillo non guardo"

Sbuffai, corsi verso il letto e presi le mie cose. Mi vestii velocemente per poi sedermi sul lato accanto al suo.

"Quindi?"

"Quindi ho tutto sotto controllo, partiremo da qui (New York) e andremmo fino a Los Angeles come prima tappa"

"Perchè?"

"Ho sempre voluto visitarla, ora mettiti le scarpe, prendi il borsone e andiamo".

-

Un bus si fermó davanti a noi.

"Ce l'ho la macchina eh"

"No, ho calcolato che fra un quarto d'ora saremo in aereoporto, l'aereo partirá all'una, per le 18 saremmo giá per le spiaggie"

La guardai. Mi diceva sempre che se ne sarebbe andata, di certo non pensavo lo avrebbe fatto seriamente tantomeno che chiedesse al sottoscritto di accompagnarla. Gli occhi le brillavano come mai avevano fatto prima, questo mi diede la forza necessaria per varcare le porte dell'autobus.

-

L'aria era quasi irrespirabile causa le svariate sigarette fumate nel percorso quasi terminato da parte dell'autista.

"Siamo arrivati, vieni"

Disse lei porgendomi la mano, la presi e gliela strinsi, avevo un nodo nello stomaco, prendere l'aereo significava non tornare per un tempo indeterminato, non ero abituato a questo tipo di cambiamenti, entrambi avevamo bisogno di un supporto reciproco.

"Il nostro volo è il 202 e parte tra venti minuti"

"Salve, check in?"

"Sí"

I minuti passati in piedi ad aspettare quella fastidiosa ragazza che facesse tutte le varie procedure sembravano infiniti, le persone in coda dietro di noi aumentavano sempre di piú. Tra di loro c'era chi sbuffava e chi era felice.

"Ecco a voi"

"Grazie" sorrise Julie.

"Finalmente"

"Non te ne pentirai credimi, quando vuoi possiamo andare"

Diedi un'ultima occhiata dietro di me, non sapevo se sarebbe stata la scelta giusta, lasciare il mio lavoro per una ragazzina appena maggiorenne conosciuta per caso? Avrei avuto rimorsi riguardandomi indietro? Tutte queste domande svanirono con la sua voce "Pronto?"

"Pronto".

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