Capitolo 2

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Naruto si stava trattenendo dal non correre dentro l’ospedale per raggiungere al più presto quell’ unica donna che oramai gli aveva ghermito il cuore e aveva tessuto la sua affascinante ragnatela attorno a lui legandolo a se come una larva. Non che la cosa gli dispiacesse tutt’altro, ma di tanto in tanto Naruto si trovava a pensare che cosa avrebbe fatto se un giorno o l’altro lei lo avesse lasciato.

Non riusciva ancora a crederci che Sakura lo amasse, che lo ricambiasse, ma nonostante questa certezza  temeva di essere il ripiego di Sasuke, il vero amore di Sakura.

Tre anni orsono codesta persona aveva deciso di partire  e lasciare Konoha, villaggio che di già lo aveva perdonato, per un viaggio di redenzione e ancora non si decideva a tornare.

Era strano il suo modo di pensare: da una parte desiderava che Sasuke tornasse, che si scusasse nuovamente con loro per la sua assenza e che il vecchio team sette tornasse alla sua antica gloria, unione e splendore, ma dall’altra parte, non sempre, qualche volta, nella parte più intima e segreta di sé, Naruto si trovava a desiderare nell’ arrivo di una missiva da parte di Sasuke che gli diceva che non avrebbe mai più fatto ritorno a Konoha e quando capitavano questi pensieri, poi si sentiva in colpa, triste per giorni tanto da ammalarsi a volte di febbre e /o a volte di sintomi che Sakura, la sua donna, non sapeva spiegare come problematiche mediche e inoltre lei sapeva bene che per quanto strano, lui, portatore di Kurama non si ammalava mai e quindi finiva spesso per spaventarla a morte costringendola a stare sveglia notti e notti alla ricerca dì una cura per la sua malattia immaginaria.

Finalmente raggiunse la stanza dove percepiva il chakra della sua donna e ciò che vide gli fece sorridere l’anima. Sakura stava visitando e lo faceva con una dolcezza e un amore così profondo che Naruto sentì una stretta al cuore e per un secondo dentro di se, nacque l’insano, almeno per il momento, di renderla madre. Si appoggiò con la spalla destra allo stipite della porta e restò li, ad osservarla ridacchiare davanti i capricci di quei tre marmocchi e ad auscultare i loro cuoricini esortandoli, tra una risatina e l’altra a stare zitti. Sakura era una donna speciale portata per i combattimenti ma anche per le cure, non solo mediche. Sin da piccola  è sempre stata la culla in cui lui e Sasuke si rifugiavano, il collante che, nonostante le loro divergenze, li teneva uniti aiutandoli a capirsi l’un l’altro. Sakura era quel tipo di persona che difficilmente non lascia la sua impronta, non entra nel cuore. Lei era una persona completa e il solo ricordo che spesso lui e quel teme di Sasuke erano stati fonte di grande sofferenza per lei, lo rattristavano molto ed era inutile cercare di nasconderlo, Sakura se ne accorgeva sempre.   

“L’hokage! L’hokage!” urlò l’unica bambina presente nella stanza mentre le tenere guanciotte le si coloravano di rosso.

“ Tsk!” borbottò il bambino nel letto a destra della stanza.

“ Baka Kei, perché sei sempre così altezzoso, non lo vedi che fai piangere Mineko Chan! Lo sai che l’hokage è il suo idolo!” sbottò l’atro bambino sul letto alla sinistra della stanza.

Naruto si ritrovò a ridacchiare mentre piano si staccava dallo stipetto della porta e con passo fermo entrò dentro la stanza non staccando gli occhi da Sakura che nel frattempo si era spostata per guardarlo e aveva un dolce sorriso sul volto mentre lo guardava di sott’occhi.

“Ehilà Bambini! Come va la guarigione?”

“B…b….Bene Signor Hokage!”

“ Io guarirò presto e proteggerò tutti quanti, soprattutto Mineko chan!” esclamò il bambino dai capelli scuri e gli occhi azzurri. Il più vivace del gruppo.

“ Tsk, Sempre se non ti farai ammazzare prima,  Shin-baka!” esclamò gelido il bambino dai capelli chiari e gli occhi color cioccolato.

“S…Smettetela di litigare Kai Kun, Shin  Chan! “ Balbettò la bambina dai capelli rossi e gli occhi verdi. “C’è l’.. L’Hokage, portate rispetto!”

Naruto guardava la scena incredulo e non appena Sakura lo affiancò poggiando le sue esili spalle che nascondevano una forza incredibili, sul suo braccio muscoloso rilassandosi, spostò lo sguardo su di lei come a chiedere spiegazioni. Sakura rise.

“Naruto, ti presento il nuovo team 7 dell’accademia ninja i quali hanno ben pensato di fare di testa loro e sfidare in un combattimento i ninja della classe superiore venendo conciati per le feste o peggio se non fosse intervenuto Shikamaru…”

“E’ tutta colpa di quel Teme di Kai. Pomposo e arrogante, ha fatto piangere per l’ ennesima volta Mineko Chan e io mi sono distratto, altrimenti a quest’ ora qua  ci starebbero i nostri nemici!”

“Nemici, che parolone! Erano solo ninja di un'altra classe un po’ più allenati di voi!” borbottò divertita Sakura.

“Tsk, donne! Frignone e patetiche!”

Mineko scoppiò a piangere e Shin ringhiò.

“Ripeti un po’, rospo!” ringhiò Shin ma fu frenato dalla risata di cuore che uscì dal petto di Naruto seguito a ruota da Sakura.

“Ti ricorda qualcuno o qualcosa questa scena, Naru Kun?” chiese Sakura divertita asciugandosi una lacrima che le era sfuggita da un occhio.

“Si!” rise ancora Naruto.

Sakura scosse la testa, poi si rivolse ai tre bambini.

“Torno subito, devo parlare con l’hokage. Shin, Kai, non ammazzatevi in mia assenza!”

Naruto seguì la sua donna che, dopo aver fatto le dovute raccomandazioni, si era diretta, Naruto lo sapeva bene e ghignò soddisfatto, verso la sala relax del personale medico e quindi sul letto che spesso usavano chi era di turno in ospedale.

“Non dovresti mentire Sakura, sappiamo bene che non tornerai subito da quei bambini!”

“Ho di meglio da fare che pensare a separare poppanti litigiosi!” rise Sakura. Naruto l’assecondò e allungando il passo l’affiancò.

“E sentiamo, cos’hai di meglio da fare?”

“uhm, visitare il paziente della stanza due, stilare il rapporto, compilare le cartelle cliniche …”

“Sakura!” Protestò l’Hokage. Spesso, nonostante fosse l’Hokage, non capiva quando Sakura parlasse sul serio o scherzasse. Certo, non sempre, ma quando Sakura decideva di fare la misteriosa, lui doveva sudare sette camicie per capire che cosa volesse.

Sakura sbuffò e si fermò di scatto davanti la sala relax costringendo Naruto a una frenata d’emergenza per non finirle addosso. Sakura si voltò di scatto verso Naruto, gli mise le mani sulle spalle, si alzò in punta di piedi e unì le sue labbra a quelle di lui, poi con impeto lo spinse con le spalle contro la porta della sala relax e prese ad accarezzarlo teneramente, dolcemente, con passione, amore e dedizione, almeno fino a quando la porta della sala relax non si aprì facendo cadere Naruto a terra di schiena e Sakura sopra di lui in una posizione non propriamente casta.

“Ho forse interrotto qualcosa?” esclamò una voce che i due conoscevano molto bene. Fredda, controllata, inespressiva.

Due paia di occhi, uno verde e l’altro blu sprofondarono in un oceano nero pece che li fece sbiancare.

“Sa…Sas..Sasuke!” balbettarono Naruto e Sakura.

“Dobe! Sakura!” esordì Sasuke in quello che, nel solito modo Uchiha, doveva essere un saluto.

 To be continued

Eccomi. Fatemi sapere se volete che continuo

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