The master

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Amor vincit omnia


"Amore è un dio.
Un dio potente e crudele, freddo ai nostri lamenti e alle nostre preghiere.
Il dio amore non chiede, impone.
Indifferente ai dubbi, alla pena o al rimpianto.
Il dio amore vince su ogni cosa.
Vince sulla guerra, sull'onore, sulla famiglia.
Il dio amore uccide i suoi rivali.
È la morte del dovere e della libertà.
Non ha bisogno di parole per farsi sentire, né di occhi per essere ammirato, né di mani per essere toccato.
Ma amore è un dio misericordioso.
Ti acceca con la sua bellezza, sussurra dolci parole alle tue orecchie, nutre la tua bocca con l'ambrosia.
Con il piacere ti rapisce e con l'estasi dei sensi ti tortura.
Di fronte ad un dio, un mortale può solo inginocchiarsi,
e bere il dolce veleno che gli viene offerto.
Perché amore, vince su tutto."



Act 1 – The master

Amore è un dio.

Un dio potente e crudele, freddo ai nostri lamenti e alle nostre preghiere.


L'aria profuma di fiori e di morte.
Il sole è caldo sul mio viso, e una leggera brezza mi accarezza i capelli.
Il mio corpo è stanco, e mentre mi trascino sull'erba, il terreno si nutre del mio sangue.
Supero i cadaveri, pezzi di macchine e di uomini, che ora giacciono scomposti tutt'intorno a me.
Anakin è davanti a me, sdraiato su quel prato che è stato il nostro campo di battaglia, sordo alla mia voce. Eppure, la forza si muove ancora dentro di lui, calda quasi quanto il sole sopra di noi.
Scuoto il suo corpo, ma non si muove.
Afferro il suo piede, poi la gamba, chiamo il suo nome.
La vista si appanna, e tutto diventa sfocato e confuso.
Con le mani mi appoggio al suo petto, cercando di risvegliarlo.
Tremo, e sento che tra poco, il mio corpo verrà meno.
Se almeno potessi sentire la sua voce chiamarmi un'ultima volta.
Se potessi guardare i suoi occhi grigio azzurri, perdermi in essi, un'ultima volta.
Sprazzi di luce e oscurità lottano tra di loro, finché non cado sul suo petto, e chiudo gli occhi.
Quando mi risveglio, la testa è pesante, e ci vuole un po' prima di poter mettere a fuoco le immagini.
Sento caldo, un torpore piacevole sotto di me.
Un profumo delicato, misto a sudore.
Lentamente, le immagini davanti a me prendono forma.
La mia mano, tenuta premuta contro la sua.
Le sue dita che giocano con le mie, percorrendone la lunghezza, accarezzandole.
Per qualche momento rimango ad osservare quei movimenti delicati, dietro i quali affiorano li steli d'erba verde.
Mi accorgo solo ora che sono ancora sdraiato su di lui, il suo petto si alza e si abbassa, e senza accorgermene sincronizzo il mio respiro con il suo.
La sua testa è voltata verso le nostre mani, e sorride.
Un sorriso dolce, così lontano dal suo carattere impetuoso e ribelle.
E' quel sorriso, che mi ha fatto innamorare di lui.
Solo per un momento, lascio che le sue dita giochino con le mie. Solo per un momento, mi dico.
Quando alla fine la ragione mi richiama al dovere, allontano la mano, e cerco di alzarmi.
Anakin si volta stupito verso di me, spalancando gli occhi, e di nuovo, quel sorriso.
"Ben svegliato maestro! Hai dormito bene?" Mi dice allegro.
"A dir il vero, pensavo di essere morto."
"Come puoi vedere, non lo sei."
"Ad ogni modo, avresti potuto spostarmi. Il mio peso deve averti indolenzito."
"A dir il vero, era molto piacevole." Sorride.
Smettila di sorridermi in quel modo. Ti prego, smettila."E credo che lo sia stato anche per te, visto che sei rimasto su di me così a lungo, da sveglio."
Dicendolo, sposta le braccia fino ad avvolgermi la schiena, bloccando i miei movimenti.
"Stavo... Cercando di riprendermi, tutto lì. Ero abbastanza stordito dal combattimento."
"Dal combattimento, o dal mio corpo maestro?"
"Anakin... Ne abbiamo già parlato." Esclamo con tono di rimprovero.
"Di cosa?"
"Lo sai di cosa. E' proibito."
"Che cosa è proibito?" Dice lui, fintamente ingenuo. 
"Questo. Quello che stiamo facendo."
"Abbracciare il mio maestro è proibito?" Risponde lui, stringendomi più forte, e costringendomi ad abbassarmi di nuovo sul suo corpo.
"Abbracciarlo in questo modo lo è."
"E questo è proibito?" Dice accarezzandomi la schiena, con movimenti circolari.
"Lo è."
"E' un vero peccato maestro..."
"E questo è proibito?" Sussurra baciandomi il collo.
"Sai bene che lo è."
Vorrei che non lo fosse. Per quanto sbagliato sia.
"Vuoi dirmi che c'è una regola scritta che vieta ai padawan di baciare i propri maestri?"
Esclama, dandomi un altro bacio, e un altro ancora.
"Non sono sicuro che usino queste esatte parole, ma il senso è quello." Rispondo, cercando di trattenere i gemiti di piacere.
Cerco di nuovo di staccarmi da lui, ma sappiamo entrambi che ci metterò più del dovuto, per farlo.
"Resta qui maestro..." Sussurra sulla mia bocca. "Pensavi di essere morto, e ora che scopri di essere vivo, non vuoi nemmeno darmi un bacio?"
"Non posso Anakin..." Sospiro, spostando la testa da un lato.
"E' quello che dici sempre, ma poi mi baci lo stesso."
"Sono un pessimo maestro..."
Lui mi guarda accigliato, riconoscendo la tristezza nei miei occhi.
"Non è vero. Sei il miglior maestro della galassia." Mi dice sorridendo, sfregando il naso contro il mio.
"Sei gentile a dirlo, ma non è la verità. Avevo una responsabilità, un compito. Ho cercato di crescere per te, di essere più forte, per essere un buon maestro. Ma ho fallito Anakin. Avevo promesso a Qui-Gon Jinn che avrei fatto di te un Jedi..."
"Ed è quello che stai facendo maestro. Mi stai insegnando le vie della forza, ed io sono ogni giorno un Jedi migliore. Entrambi, siamo dei Jedi migliori, perché stiamo crescendo insieme."
Bacia la mia guancia, le mie labbra, senza staccare gli occhi dai miei.
"Sei paziente con me, e non ti arrendi, anche quando mi metto nei guai. Quella promessa, è stata mantenuta."
"Forse è così... Tuttavia, mi chiedo cosa direbbe, se ci vedesse adesso."
"Credi che si arrabbierebbe con noi?"
"Con me di sicuro. Sento di averlo deluso Anakin. Lo sento nel profondo."
Lui mi bacia di nuovo, come a volermi rassicurare.
"Io penso che sarebbe molto fiero di te. Ti ha lasciato che eri un ragazzo, e ora sei un uomo."
Sento gli occhi che pizzicano e bruciano, appoggio la fronte contro la sua, chiudo gli occhi e mi abbandono al suo tocco.
Almeno per un momento ancora, mi dico. Solo un altro momento.

Il dio amore non chiede, impone.
Indifferente ai dubbi, alla pena o al rimpianto.



La sabbia del deserto è rovente, si infila negli occhi e nel naso, tra i capelli e nei vestiti.
L'aria profuma di spezie e d'incenso, odori portati dal vento, provenienti da qualche villaggio.
Anakin è davanti a me, il torso nudo, lo sguardo concentrato, la spada laser puntata contro di me.
"Sei lento maestro! Per caso ti distraggo?" Esclama lui con un sorriso malizioso, scagliandosi contro di me.
Paro il colpo a destra, poi quello alto, e cerco di colpirlo al fianco lasciato scoperto.
"Nessuna distrazione!" Mento.
Il suo petto rosa ha i riflessi dorati del sole, e goccioline di sudore scendono su di esso, con seducente lentezza.
Vorrei catturarle una ad una, assaporare la sua pelle e marchiare i suoi fianchi con i miei baci.
Ma ho fatto una promessa ad un uomo morente, ad un amico, e devo mantenerla.
Lottiamo a piedi nudi sulla sabbia, danzando tra le dune del deserto.
L'eco dei nostri lamenti si perde nel vento.
Anakin affonda, io paro e schivo. Tento un colpo a sinistra, ma lui con un salto si allontana.
"Mi desideri, vero maestro?" Esclama malizioso, mordendosi il labbro inferiore.
"Devi essere proprio disperato, se cerchi di farmi perdere la concentrazione con questi trucchetti!" Rispondo, attaccandolo verticalmente.
Lui si para e sorride.
Se non amassi tanto quel sorriso, lo odierei.
"Vorresti baciarmi, non è vero?" Ancora colpisce, schivando con agili salti i miei colpi.
"Ti ho detto che non ti bacerò più Anakin, è una strada che non possiamo più percorrere."
Sorride, ma questa volta è un sorriso forzato, che nasconde la rabbia.
"Padme mi desidera." Esclama, mentre con mano solleva la sabbia, lanciandola poi verso di me.
La fermo con la forza, disperdendola nel vento.
"Padme è donna del popolo, sa che il dovere viene al primo posto."
Anakin mi guarda, sfidandomi con lo sguardo.
Solleva la mano, dal basso verso l'alto, e con essa la sabbia, che s'innalza come un muro.
La lancia contro di me, con più forza di prima.
"Mi ha baciato. E io ho baciato lei." Lo dice nel momento esatto in cui sto alzando la mano, pronto a respingere il suo attacco.
Solo che non lo faccio.
La mia mente è ferma sulle sue parole, così come la mia forza.
La sabbia rovente mi colpisce come un'onda, facendomi perdere l'equilibrio.
"Non avresti dovuto farlo."
"Perché? Sei geloso maestro?"
Corre verso di me, mi attacca, senza distogliere gli occhi dai miei, come quando mi baciava.
"No." Mento di nuovo.
"Dovresti esserlo. Abbiamo fatto l'amore."
Schivo i suoi colpi, ancora e ancora, e più lo attacco più sento la forza divenire oscura.
Ogni suo sguardo aumenta la mia gelosia, ogni suo sorriso, mi rende più furioso.
Non dovrei nutrirmi di questi sentimenti, perché ne riconosco il pericolo.
Ma non riesco a farne a meno, come se essi fossero l'acqua ed io stessi morendo di sete.
"Perché? Perché mi dici questo?"
"Lo sai il perché."
"Per ferirmi, come io ho ferito te? È questo che ti ho insegnato Anakin? Fino a questo punto ho fallito con te?"
Vedo i suoi occhi perdere la vitalità, spegnersi nella tristezza.
Come un cielo azzurro coperto dalle nuvole.
Rimane fermo, permettendomi di sferrare il mio attacco.
La mia spada è ora davanti alla sua gola, la sua schiena quasi contro il mio petto.
Solo ora mi rendo conto, di dove la mia rabbia mi ha spinto.
Poi i suoi occhi tornano a brillare, come se in essi vi fosse un fuoco.
Sento il calore della sua spada laser dietro la schiena, all'altezza dei lombi.
Si sporge contro il mio petto, avvicinandosi alla mia bocca.
"Io sono tuo, e tu sei mio." Mi sussurra, incatenando i suoi occhi ai miei. "Perché non riesci ad accettarlo? Perché mi costringi a ferirti?"
"Non dipende da me Anakin, e questo tu lo sai bene. Credi che non vorrei poterti dire che sei mio? Credi che non vorrei baciarti in questo stesso momento? Credi che non vorrei possederti su questa sabbia? Lo vorrei. Questa è la mia maledizione, e devo conviverci. Ma ho scelto di un essere un Jedi, di dedicare la mia vita alle vie della forza, di sacrificarmi per essa. E tu, hai compiuto la stessa scelta."
"Ero un bambino! Che scelta potevo avere? Vedevo solo la strada degli eroi e della gloria, della giustizia e della libertà. Ma non sapevo a cosa stavo rinunciando, e non lo sapevi nemmeno tu. Avresti compiuto la stessa scelta, se avessi saputo a cosa avresti dovuto rinunciare?"
"Si, l'avrei fatto. Io sono un Jedi. La forza è dentro di me, ed io sono con la forza. Perfino in questo momento, la sento muoversi su di me, su di te, su questo stesso deserto, su ogni cosa."
"La avverto anch'io maestro, su di noi. Ci avvolge, ci guida, ci spinge l'uno verso l'altro. E adesso, io ti bacerò... E tu non potrai sottrarti."
"Posso invece."
"Come? Se mi spingi via, mi ucciderai con la tua stessa spada. Se ti ritrai, morirai tu."
Aveva ragione, e lo sapevamo entrambi.
"Allora resterò immobile. E se vorrai baciare un uomo contro la sua volontà, sei libero di farlo."
Lui sospirò, abbassando lo sguardo.
"Voglio bene a Padme." Disse dopo un po', senza alzare il viso.
"Lo so, Anakin." Esclamai, lasciandomi andare ad un sospiro.
"E' mia amica, l'unica amica che io abbia mai avuto... Non avrei dovuto, comportami in quel modo con lei."
"Perché l'hai fatto allora?" Chiesi, comprendendo il suo rimorso.
"Non lo so. Una parte di me lo voleva, credo. E' stato semplice, bello, piacevole. Con te non c'è niente di semplice..."
"Mi dispiace." Fu tutto quello che riuscì a dire.
"Lo so." Fu tutto quello che disse lui.
Poi alzò di nuovo il viso, e mi guardò negli occhi, con una profondità che mi fece perdere il respiro.
"Io sono tuo, maestro. Solo tuo."
Avrei voluto dirgli che io ero suo, che lo desideravo più di qualsiasi altra cosa esistesse nell'intero universo.
Ma non lo feci. Lo baciai, piano. Assaporai quelle labbra umide e carnose, mordendole, leccandole.
Lui aprì la bocca, permettendomi di entrare e catturare la sua lingua.
Con la mano libera spinsi sul suo petto, premendo la sua schiena nuda contro il mio torace.
Accarezzai i suoi pettorali, l'addome, i fianchi, graffiando la sua pelle, come a volerla inconsciamente marchiare. Mi sentivo come se stessi morendo di fame, e lui solo fosse il mio nutrimento.

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