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Quello era proprio un vero pezzo di merda.

Era stato al fianco di mia madre per tredici anni, e quello stronzo aveva l'amante. Roba da pazzi.

Ancora più da pazzi era stata l'idea di mia madre di lasciare Parigi di punto in bianco, ma soprattutto questa strana voglia di iniziare una nuova vita a quasi cinquant'anni proprio dove vive mio padre, a Milano.

E indovinate chi è dovuto correre ai ripari alle undici di sera per non essere nella merda? Ovviamente io.

Mentre salivo l'ultima rampa di scale di un palazzo che mi dava uno strano senso di claustrofobia, pensavo giusto che io stessa stavo assecondando mia madre e le sue idee da folle. Forse non avrei dovuto farlo, ma non avevo neanche un'alternativa.

Non ero sicura di ciò che stavamo facendo, tutt'altro, io credevo che tutto ciò era una grandissima cazzata e che non avremmo mai dovuto lasciare Parigi, ma non potevo di sicuro impedirglielo. Se era contenta lei...

Bussai alla porta dell'appartamento, nel quale non entravo da circa quattordici anni. Non mi venne in mente nessun tipo di ricordo, al contrario di quanto pensassi, sperassi o immaginassi.

"Ciao." salutai, non appena il mio fratellastro mi aprì la porta.

Io e Fabio avevamo sempre cercato di mantenere i rapporti, nonostante tutte le litigate che nostro padre e mia madre avevano fatto nel corso degli anni.

"Fede?!" esclamò, con gli occhi sgranati e la bocca semi aperta per lo stupore.

Non posso biasimarlo.

"Già." mormorai, per poi prendere un gran respiro. "Non fai entrare tua sorella?"

"Certo! Sono felice di rivederti." disse, iniziando a parlare in francese, per poi stringermi con forza e prendere la mia valigia in mano.

"Posso restare per la notte?"

"Sì, certo." sorrise, per poi accarezzarmi una guancia e posare la mia valigia per terra, vicino all'ingresso. "Ma che cosa ci fai qui?"

"Charles ha messo le corna a mamma e lei sta dando di matto."

"Non ci credo!" esclamò, mentre io mi davo un'occhiata in giro e notavo qualche ragazzo seduto sul divano.

Il primo che notai era un ragazzo barbuto, un po' in carne e con qualche tatuaggio in faccia. Aveva sicuramente qualche anno in più di me ed aveva occhi e capelli neri come la pece.

Poi c'era un ragazzo ben fisicato, con un naso importante e con i capelli castano chiaro, e tra l'altro era l'unico che mi sorrise quando lo guardai. Gli altri sembravano solo imbambolati e confusi.

L'unico ragazzo che stava in piedi non era molto alto, aveva i capelli biondi tinti, una leggera barba accennata e dei bellissimi occhi chiari.

Quello che sembrava più incuriosito era il più piccolo del gruppo, che sembrava persino più piccolo di me, aveva i capelli scuri ed indossava una tuta sportiva del Napoli.

Ed infine, ce n'era uno con gli occhi chiari, vestito tutto di nero e leggermente barbuto.

"Ma che stronzo." sospirò, mentre io continuavo a guardarmi un po' in giro. "E ora?"

"Mamma vuole tornare qui in Italia e chiederà il divorzio. Domani mattina prende il volo." dissi, prestando di nuovo attenzione a mio fratello. "Mi dispiace se sono arrivata di botto senza dire nulla, ma vorrei parlare con papà di una cosa anche abbastanza urgente."

"Puoi restare qui, mamma sarà molto contenta di rivederti." esclamò, per poi andare a prendere un bicchiere d'acqua in cucina e portare qualcosa da mangiare. "Sono sicuro che papà vi farà restare per un po', anzi quanto volete. Questa è anche casa vostra."

Odi et amo | PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora