37.

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Alla fine, dopo esserci organizzati, quando fu il primo maggio andai a casa di Vincenzo, con l'intento di restare là un paio di giorni, proprio come lui aveva fatto da noi.

Una volta tornata, abbracciai con forza Francesca, sua madre, e mi presentai finalmente a sua sorella.

Devo dire che si assomigliavano moltissimo, erano identici spiccicati. Aveva gli stessi occhi scuri e profondi del fratello, lunghi capelli corvino e lo sguardo furbo.

"Quindi lei è la tua nuova fidanzata?" chiese, mentre mi squadrava dalla testa ai piedi.

"Sì."

"Sei Giulia?"

Chi è Giulia mo?

"No, sono Federica." mormorai, accennando un sorriso.

"Ah, Vincenzo mi aveva parlato di Giulia." esclamò, facendo spallucce.

Spero scherzi.

"Non so chi sia Giulia." dissi, per poi guardare Vincenzo, che sembrava totalmente tranquillo.

"No amore, magari hai sbagliato nome. T'agg parlat 'e Federica. (Ti ho parlato di Federica.)" mormorò il fratello, accennando un sorriso.

"Non credo."

Benissimo.

Vincenzo le diede un'occhiataccia, per poi prendermi per mano e portarmi in camera sua, in assoluto silenzio. Appoggiò la mia borsa sulla scrivania e si stese sul letto, mentre io già iniziavo a farmi mille paranoie su quanto era appena successo.

"Vì, ma ho fatto qualcosa di sbagliato?" chiesi, sedendomi al suo fianco, mentre lui si accendeva una sigaretta. "Ho detto qualcosa di strano? Giuro che non me ne sono accorta."

Un minuto e 'sta ragazzina già mi ha messo l'ansia.

"No ammò, non hai fatto nulla." esclamò, accennando un sorriso. "Tutt'altro, sei stata carina."

Lo sono stata?

"È che non sono brava con i bambini, magari ho sbagliato qualcosa ed ho detto..."

"Non hai detto nulla di sbagliato, stai tranquilla." mormorò, prendendomi il volto tra le mani. "Sei stata bravissima. Personalmente, io ti avrei adorato."

Leccaculo.

"Quindi tua sorella non mi sopporta?"

"Dalle un po' di tempo." esclamò, per poi ammiccare ed appoggiare la sigaretta nel posacenere. "Sei una sconosciuta per lei, si deve solo abituare."

Pensai che Vincenzo avesse ragione. Dopo tutto, Anna non mi conosceva ed era giusto che non fosse così contenta di conoscermi. Magari era gelosa, era normale. Non avevo idea di come una bambina avesse potuto prendere la situazione. Non avendo alcuna differenza d'età con Fabio e non avendo vissuto insieme da piccoli, non avevo un'esperienza personale su cui basarmi. Forse doveva solamente abituarsi.

"Ti va di farlo?" mi chiese, risvegliandomi dai miei pensieri.

"Sì, certo."

Vincenzo si alzò, lasciandomi un bacio sulla guancia, per poi chiudere la porta a chiave e sfilarsi la maglietta. Fu un attimo che me lo ritrovai sopra, mentre mi sbottonava i jeans, ed io gli abbassavo i pantaloni della tuta.

"Mi eri mancata." mormorò, per poi baciarmi il ventre ed abbassarmi le mutandine. Si abbassò sempre di più, aprendomi le gambe, per poi affondare con la bocca nella mia intimità, facendomi fare un urletto flebile. Portai le mani sui suoi capelli, mentre mi stringeva con forza le cosce, tenendole aperte. Proprio mentre stavo sul punto di venire, si fermò, facendomi stranire.

Odi et amo | PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora