7.

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Ogni scusa era buona per attaccare bottone con Vincenzo, per dargli fastidio o per provocarlo un po'. Entrambi ci divertivamo ed era un continuo cercarsi.

Era strano, perché caratterialmente Vincenzo non mi piaceva per niente. Lo trovavo insopportabile ed anche fin troppo sicuro di sé, ma la situazione era troppo divertente. E nonostante la mia netta preferenza per i ragazzi biondi, esteticamente non mi dispiaceva per niente ed ero anche molto attratta da lui.

"Buongiorno cucciolo." mormorai, quando mi aprì la porta di casa sua.

Avremmo decisamente dovuto smettere di usare quel soprannome ridicolo.

"Cucciola come hai fatto a sapere che mi piacciono le sorprese?" esclamò, facendomi ridere.

Probabilmente si era appena svegliato, visto che aveva i capelli scombinati, gli occhi semichiusi ed era senza maglietta.

"Istinto." dissi, per poi accennare un sorriso. "Comunque ieri sera ho scordato la felpa. Sono passata per riprenderla."

Ovviamente l'avevo fatto di proposito.

Seriamente, ogni scusa era buona per andare da lui. Se finiva lo zucchero, qualsiasi cosa dentro casa o le sigarette ci incontravamo, o molto più spesso, facevamo finta di scordare i telefoni o le felpe a casa dell'altro.

"Sì, lo so."

"Ridarmela no?" sorrisi, appoggiandomi al muro.

"Te l'avrei ridata stasera, ma qualcuno qui è impaziente di vedermi ed usa scuse stupide per venire a casa mia, come al solito." ridacchiò, facendomi arrossire.

Colpita ed affondata.

"Lo fai sempre anche tu." mormorai, e lui annuì per risposta.

"Vero... comunque mamma l'ha lavata ed ora è a stendere, vado a vedere se è asciutta." disse, per poi andare in balcone.

"Ah ringraziala."

"A me non ringrazi per non avertela buttata? Avrei potuto." scherzò, per poi tornare da me.

"Ti butto io dal balcone." mormorai, portando una mano sulla sua spalla.

"Sempre simpatica... entra dai." disse, per poi prendermi per un polso e farmi entrare dentro casa, per poi chiudere la porta. "Vuoi che ti offro qualcosa?"

"No, grazie."

"Come mai sei così sfatta?" chiese, mentre io camminavo un po' in giro per il salone.

"Ero con Celoz."

"Cosa?!" esclamò, alzandosi in piedi di colpo, facendomi ridere. "Che ti ridi? Sei pazza?"

Il cucciolo è geloso.

"Ad allenarmi. Ero con Marco e siamo andati a correre." ridacchiai, per poi sedermi al suo fianco. "Di preciso, che cosa stavi pensando?"

"Che ne so, avevo pensato male." sospirò, prendendo il pacchetto di sigarette dal pantalone della tuta.

"Ti eri ingelosito?"

"Per niente." mormorò, lanciandomi un'occhiataccia. "Io non sono geloso di te."

"Sei geloso!" esclamai, ma lui mi pizzicò i fianchi, facendomi scoppiare a ridere.

"Fa strano vederti al naturale."

"Non mi pare che io mi trucchi molto."

"No, dico solo che non ti ho mai vista acqua e sapone." sussurrò, portando le mani sulle mie cosce.

Oggi succede qualcosa.

"In piscina?"

"Non ti ho proprio guardata in viso, in piscina." ridacchiò, ed io gli diedi uno schiaffo dietro al collo. "Vabbè neanche oggi, però..."

Odi et amo | PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora