-Ahi!- piagnucolai,sorreggendo a stento il bicchiere di the caldo mattutino. Nella fretta era caduta qualche goccia sul palmo e la mia espressione dolorante non era passata inosservata.
-Maledizione-
-Che succede,Ale?- Marcy si fece vicina,con i suoi libroni incollati al petto e gli occhiali marroni a contornarle gli occhi scuri.
-Bevo qualcosa prima di entrare a lezione di storia greca e ovviamente non potevo che scottarmi con questo coso bollente.- borbottai,trattenendo un repertorio di imprecazioni.
-Sei sempre così nervosetta,dovresti scoparti qualcuno ogni tanto.- Marcy ridacchiò e mi mollò un buffetto sulla guancia. Io le lanciai un'occhiata truce.
-Non ho bisogno di scottarmi anche con una relazione,grazie.- replicai piatta.
-Salve!- udì l'urlo tonante del ragazzo di Marcy dal fondo del corridoio. Era alto,snello e piuttosto carino. Per i miei gusti era fin troppo strambo. Le sue iridi verde chiaro perlustrarono entrambe e si posarono lascive sulla sua ragazza. Sghignazzò e si chinò,lanciandosi sulla bocca della mia amica che tratteneva con fatica i libri contro lo sterno. Ridacchiai tra me e me e il mio sorriso morì sulle mie labbra quando incrociai lo sguardo del suo cane da guardia,o meglio il suo migliore amico. Roberto era il tradizionale belloccio universitario,con i capelli castano chiaro sbarazzini e gli occhi azzurri da mozzare il fiato. Tutte le ragazze lo occhieggiavano,forse perché era un popolare puttaniere. Amava scoparsele tutte e dal primo anno tentava di corteggiare me,ovviamente il suo osso duro. Mi si avvicinò,inebriandomi con il suo potente odore muschiato. Mi guardo dall'alto del suo metro e ottanta. Io ero di media altezza,eppure non lo raggiungevo. Le sue pupille si dilatarono scrutando il mio viso e mi sorprese quando mi depositò un rumoroso bacio sulla guancia. Marcy e il suo ragazzo,Marco,contennero una risata nell'osservare quella scena imbarazzante e a mia opinione disgustosa.
-Ogni tanto sai lasciarti andare, Abram-
-Non pensare di vincere facile,Rob- sibilai,strizzandogli un occhio.
-Avanti,concedimi un'uscita.- Si chinò a sussurrarmi nell'orecchio modulando la sua voce ad un tono sensuale che a me mise i brividi. Brividi di ribrezzo. Reclinai il capo e lo guardai torva.
-Arrivederci,non ho tempo da perdere.- Lo superai,dirigendomi verso la mia aula. Marcy salutò Marco e mi seguì. Lo udì sbuffare,poi scoppiare in una risata.
-Non é detta l'ultima parola,Alessia.--
La lezione di storia greca sembrava non avere più termine. La voce metallica della professoressa De Rossi mi assopiva. Ero al secondo anno,con gli esami tutto in regola,mi piaceva lettere. Mi ero trasferita a Milano e il mio appartamento lo dividevo con i miei genitori,sfortunatamente aggiungerei. Avevano colto l'occasione per cercare lavoro nel settentrione. La loro presenza era una totale prova per i miei nervi,preferivo trascorrere più tempo fuori casa,anziché all'interno. Erano troppi gli scheletri nell'armadio. Un pizzicotto mi riscosse e mi girai distrattamente verso Gabriella,la quale mi fissava interrogativa.
-Ale,é finita,abbiamo lezione di letteratura inglese.- Sbuffai e mi alzai,camminando lentamente per prendere più tempo. Sentivo qualche ragazza al mio fianco parlottare.
-Ho sentito che c'é un nuovo docente,é il sostituto di quel vecchiaccio.-
-Davvero? Il nuovo? Una mia amica mi ha riferito che é un figo stratosferico!-
Bla,bla,bla.Figo ma pur sempre stronzo e pur sempre docente. Gabriella mi afferrò il braccio.
-Caspita! Adesso avrò più voglia di svolgere gli esami!-
Ghignai.
-Mi é indifferente.-
Entrammo in aula e ci posizionammo,scegliemmo i banconi centrali,sedendoci comodamente. Chinai il capo verso la mia borsa e nel frugare,qualche libro scivolò via. Quanto diamine potevo essere maldestra?
-Attenzione.- Una voce,baritonale,profonda. M'irrigidì,come se provenisse dai meandri del mio cervello ancora annebbiato dalla lezione precedente. Sollevai il capo su un paio di mani virili che raccoglievano i miei libri. I miei occhi scrutarono la slanciata figura,fino a posizionarsi sul suo volto. La sua pelle era chiara,quasi brillava,così come i suoi occhi glaciali. Ebbi un brivido,mentre un altro viso si materializzava nella mia mente. Confusa,sussurrai un grazie. Lo sguardo del professore aderì al mio e le sue labbra si strinsero impercettibilmente,sembrava quasi che si fosse incollerito. Mi voltai,avvampando. Uno strano presentimento sfociò sulla bocca dello stomaco. Il professore raggiunse il centro dell'aula,fissando tutti con aria austera. Chi cazzo si credeva di essere quello? Gabriella mi sgomitò col braccio e mi mormorò parole che non riuscì a comprendere. Ero troppo concentrata ad osservare quel viso. La pelle candida contrastava con il nero notte dei suoi capelli arruffati e quegli occhi...erano posati su di me? Mi agitai sulla sedia. Doveva essere la mia immaginazione. Mi schiarì la gola,improvvisamente inquieta.
-Il mio nome é Matteo,Matteo Tomasi,sarò il vostro nuovo docente di letteratura inglese. Partiremo da una breve ripetizione,poi tutto quello che sarà in seguito lo decideremo assieme. Vi adeguerete al mio metodo,non voglio alcuna obiezione,pretendo il massimo rispetto e la massima educazione,se vogliamo andare d'accordo. Per ogni dubbio,potete domandarmi consiglio. Mi sono spiegato?- Il tono profondo e leggermente rauco trasudava una malcelata minaccia. Scrutò tutti con un limpido sguardo intimidatorio,fino a posarsi su di me,nuovamente. Cosa aveva da guardare? M'irritai,sostenendolo senza remore. Notai il suo sopracciglio arcuarsi leggermente. Non sopportava l'insolenza,eh?
La lezione iniziò,mi abbandonai a pensieri torbidi e i miei occhi non riuscivano a distogliersi da quel corpo flessuoso:si muoveva con grazia e le sue mani si agitavano spesso. Poteva essere affascinante,oltre che attraente,se non avesse avuto quell'espressione costantemente imbronciata.
Il tempo trascorse in un battibaleno. Mi alzai pigramente.
-Vado di fretta,ci vediamo domani.- Salutai distrattamente Gabriella. Io sistemai i quaderni in borsa e mi preparai ad uscire. Indossai il mio cappotto nero,stringendolo attorno al corpo. Scostai le ciocche scure dal viso e le tirai indietro. Scesi le scale per dirigermi verso la porta e i miei occhi si scontrarono con le scarpe di cuoio che mi si posizionarono davanti. Deglutì e alzai lo sguardo infastidita.
-Salve professore.- Feci per congedarmi,ma non ebbi modo di superarlo.La sua mano prese il mio braccio,facendomi indietreggiare appena. Il suo tocco era debole,ma d'acciaio. Quel calore,quelle dita,riaffiorarono alla mente ricordi confusi.
-Signorina Abram,dovrebbe badare più spesso alle lezioni,non é necessario fissarmi tutto il tempo.- Quel sussurro raggelò il mio sangue ed io mi districai e mi voltai a guardarlo.
-Ho seguito appieno,ho preso appunti,gli occhi son fatti per guardare.- ribattei. Così da vicino,quegli occhi stretti stretti e grigi si piantarono nei miei. Erano penetranti,pareva leggessero nel pensiero. Eppure....
Lampi di immagini,un paio di braccia attorno al mio corpo,quel bacio. Il mio sguardo si catapultò sulla sua bocca. Non pronunciai altro,non attesi una sua risposta. Iniziai a camminare a passo alto,forse anche a correre.
"Non ho potuto fare a meno di osservarti"

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Oscura ossessione
DiversosLa vita di una giovane studentessa universitaria sta per essere ribaltata dalla smania di un uomo che cambierà la sua quotidianità per sempre.