14~BIC

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Quella promessa me la ricordavo bene.
E non solo me la ricordavo, ma l'avevo pensata così a lungo che poi avevo smesso di crederci.

Anche quando Minjae mi aveva inspiegabilmente allontanato poco prima della mia partenza, io ero sicuro che ci saremo ritrovati.

Però dopo ben cinque anni, essendo ormai un adulto, solo di età e non di aspetto, non avevo più quella spensieratezza che mi indulgeva a crederci ancora.

Ero sicuro che avrei continuato con la mia vita e sarei riuscito a dimenticare il legame più profondo che io avessi mai avuto, quello con il mio migliore amico.

Non avevo fratelli o sorelle e non ero mai stato molto unito con i miei genitori, dato che la mia famiglia era un totale disastro.
Quindi l'unico a cui mi ero sempre affidato fino all'età di tredici anni era stato Minjae.

Si, era più piccolo di me, ma alcune volte si comportava come un padre o una madre o un fratello maggiore. Alcune volte mi scappava anche uno 'Hyung' dopo il suo nome, ma non l'avevo mai detto ad alta voce.

"Alla fine ci siamo ritrovati come avevo detto"
Si, da quando l'avevo rivisto ci pensavo. La promessa era stata mantenuta.

Ma perché mi sentivo così bloccato? Perché non avevo il coraggio di sorridergli e riprendere la nostra vecchia amicizia?
Forse credevo che non sarebbe mai tornato tutto come prima oppure avevo solo paura.

Non sapevo esattamente perché, ma Minjae mi faceva tremare, mi metteva ansia e io supponevo fosse paura.

Paura di essere cambiato. Paura che lui fosse cambiato. Il tempo passa e i legami che ci avevano sempre legato non erano indistruttibili.

"Hai capito cosa ho detto?"
Perché aveva all'improvviso alzato la voce? Forse per la musica?

Annuii.
"Si, ho capito... È vero, ci siamo ritrovati, ma non so se si può intendere in questo modo..."
"E come lo intendi tu?" mi chiese, cercando di scandire le parole.
Alzai gli occhi al cielo e lo presi per il polso: dovevamo trovare un posto dove poter parlare tranquillamente e fortunatamente, la mia memoria fotografica non mi tradiva mai. Mi ricordavo esattamente tutti i punti della casa di Seongjun.

Salimmo le scale fino ad arrivare di fronte ad una porta che spalancai per entrarci dentro, portandomi dietro Minjae.
Era la camera di Seongjun, quella che usavamo da piccoli per divertirci con i nostri stupidi giochi.
Un ragazzino di dieci anni, uno di undici e uno di tredici che restavano notti intere a progettare gli scherzi più assurdi per poi spaventare chiunque la mattina dopo e ridere di gusto, spingendosi l'un l'altro come dei cretini.

Prima di parlare, notai come la faccia di Minjae aveva preso il colore dei suoi capelli rossi e questo mi fece capire come era cambiato: lui non era il tipo che si vergognava o diventava timido.

"Scusa se ti ho portato qui, la musica era troppo alta"
"Non fa niente... allora..." disse lui con insicurezza "Lasciamo perdere la storia della promessa ok? Non volevo inten..."

"Scusami" lo interruppi "Pensavo solo che essendo cresciuti, è come se ci conoscessimo una seconda volta"

"Vuoi dire che vorresti cominciare tutto daccapo? Io lo farei, ma ascolta"
Cosa voleva dirmi? L'ansia che provavo dal primo momento in cui l'avevo rivisto, tornò a farsi sentire.
"Quel giorno. Lo sai, eravamo piccoli, io non intendevo dire che ti odiavo veramente. Mi mancavi già, non volevo che te ne andassi, sono stato uno stupido"

I suoi occhi divennero lucidi e io rimasi allibito, non sapendo che fare.
Aveva detto tutto quello solo perché non voleva che me ne andassi?
"Credevo che fosse colpa tua, ma è ovvio che non lo era... Credevo volessi lasciarmi e..."
Fece un singhiozzo e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

"Non sei cambiato affatto" dissi.
"Sei sempre il solito piagnucolone" risi, pensando a quante volte si procurava piccoli taglietti cadendo dalla bici e andava in panico, piangendo come se si fosse sbucciato il ginocchio. Poi quando si sbucciava le ginocchia, sorrideva, per confortare me che tremavo dalla paura che si fosse fatto male.

"N-non sto piangendo" si asciugò le lacrime.
"Si, ti credo" continuai a ridere.
Finalmente, dopo tanto, riuscivo a sentire di nuovo quella leggerezza che non provavo da tempo. Non pensavo ad altro che a Minjae, che si trovava di fronte a me, con gli occhi perlati e l'insistenza nello scusarsi per un fatto avvenuto cinque anni prima.

"Ho capito" annuii "Grazie per tutto... E... Mi sei mancato anche tu"
Non so perché lo dissi, forse perché era esattamente ciò che stavo pensando.

I miei muscoli si mossero da soli e circondai la vita di Minjae con le mie braccia.
Lui mi strinse nell'abbraccio e sentii la sua testa appoggiarsi alla mia che si trovava all'altezza del suo petto dove potevo sentire il suo cuore muoversi sempre più velocemente.

𝐵𝑟𝑒𝑎𝑘 𝑇ℎ𝑒 𝐼𝑐𝑒 𝑁𝑜𝑤 «» 𝑴𝑪𝑵𝑫Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora