Il Piano

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Quel giorno era di vitale importanza per il regno. Quel giorno avrebbe sancito una pace duratura tra i vari popoli o avrebbe portato ad una guerra distruttiva, la quale avrebbe condotto a sua volta alla fine di Camelot.

Uther ne era ben conscio, per questo aveva insistito per organizzare un incontro con i sovrani di tutti i regni nei dintorni, in modo da evitare altri sanguinosi conflitti. Quella mattina si accinse a dare un caloroso benvenuto agli altri re, premurandosi di far avere loro un'accoglienza impeccabile da parte della nobiltà, dei cavalieri e della servitù. Aveva a cuore soprattutto il benessere di Lady Vivian, l'amatissima figlia di re Olaf, noto per il suo atteggiamento iperprotettivo nei riguardi della sua prole.

"Che benvenuto è questo? Ci fai indugiare qui come le ultime rondini d'estate..." aveva esordito Olaf mentre avanzava a grandi passi verso Uther, scortato da una giovane Lady, che non poteva essere altri che la sua ben nota figlia, e dal principe Artù, che aveva assunto un'aria solenne e forse solo un po' annoiata.

"Sei davvero il benvenuto, Olaf", replicò il re di Camelot, sorridendo placidamente.

"Lasciate che vi presenti mia figlia", continuò l'altro monarca, con evidente orgoglio. La giovane, dai lunghi capelli biondo platino, si limitò a progergli la mano, sorridendo freddamente. "Assomigliate molto a vostra madre" le disse Uther con il sorriso congelato sulle labbra, rammentando la sua genitrice, come lei delicata di lineamenti ma fredda di cuore, conosciuta dal re anni prima.

Il principe di Camelot fu incaricato da suo padre di accompagnare la principessa Vivian nelle sue stanze. I due si diressero verso l'ala est del castello, dove si trovavano le camere destinate alla nobiltà, senza proferire parola, guardandosi con malcelata diffidenza.

"Spero vi troviate bene qui" le disse Artù cordialmente.

"È... appropriato" replicò lei, senza troppa convinzione nella voce.

Artù già cominciava a spazientirsi, non aveva certo tempo da perdere con una capricciosa principessa, lui.

"Molti dei nostri ospiti che hanno pernottato qui si sono trovati più che bene" la rassicurò.

"Io non sono tutti" ribatté Lady Vivian, un sorriso di scherno stampato sulla faccia.

"...certo che no."
Il principe fece del suo meglio per non alzare gli occhi al cielo, ma gli riuscì veramente difficile trattenersi.

Proprio in quel momento sopraggiunse Ginevra, una serva di corte, e il povero principe poté sospirare di sollievo, vedendosi sollevare da quell'ingrato compito.
"Vi presento Ginevra, mia signora, si occuperà di Voi per tutto il tempo, posso garantirvi che è una delle migliori di tutta Camelot" disse tutto d'un fiato.

"Allora povera Camelot" fu la secca risposta della principessa.

Artù e Ginevra si guardarono, entrambi con una parola in mente, sfortunatamente troppo colorita per poter essere pronunciata ad alta voce da qualcuno dei due senza doverne subire le conseguenze.

Una volta usciti, si chiusero la porta alle spalle, guardandosi confusi. Dopo alcuni secondi di imbarazzato silenzio non riuscirono più a trattenersi e scoppiarono in una risata fragorosa, sbalorditi dai capricci di quell'altezzosa ospite. "Buona fortuna, Gwen" le disse il principe ammiccando, prima di sparire a prepararsi per il banchetto.

Una volta tornato nelle sue stanze, Artù trovò Merlino, il suo servitore, intento a rassettare il suo letto. Si recò verso il paravento per cambiarsi ma, quando stava per infilarsi la camicia, notò un gigantesco buco su una delle due maniche.

"Ehm... Merlino?" Chiamò il suo servitore.

Merlino, dal canto suo, si limitò a girare la testa senza parlare, con sguardo interrogativo. "Che effetto pensi che faccia questo?" gli chiese ironicamente, mostrando l'evidente difetto sulla stoffa.

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