13 Dicembre 1880
Mio caro Antonio,
Son, ormai, passati ben 18 anni da quando decidesti di non mandar più tue notizie. Dalla volta in cui vidi il tuo viso infantile allontanarsi in quella carrozza lucida; da quella volta che vidi, per la prima volta, il viso di un bambino deluso da un padre che, con evidenza, fu troppo impegnato per comprender la voglia di potervi rimanere ancora in quella villa, ormai occupata da giorni, da una madre che non era per davvero tua madre e da una sorella che non era davvero del tuo stesso sangue. Così tanto tempo, ma bastò poco per comprendere, al fine, il tuo desiderio. Tu figlio mio, e me ne pento di essere stato troppo regressivo nei tuoi confronti, volevi solo essere come qualsiasi altro bambino comune. Volevi giocare come qualsiasi creatura della tua età all'epoca, e volevi un padre che gioisse più spesso delle tue riuscite e vittorie. Comprendo sol ora, che son vecchio e su un capezzale, di quanto tempo ho sprecato per poterti scrivere. Per far si che i miei dubbi sparissero e il coraggio per parol tue, che forse saranno gelide come le acque del Tevere d'inverno o forse calde come la brezza estiva. Ti scrivo per chiederti perdono. Tutto ciò che desidero è riveder il sangue del mio sangue accanto a me in quest'ultimo viaggio, prima che i miei occhi centenari possano veder per l' ultima volta l'alba che, un tempo, guardavamo gioiosi con tua madre Sophie nelle campagne con la benedizione di apollo per giorni limpidi. Un desiderio, il tuo, che spezzai dopo la morte di quella madre, che non esitai a sostituire pochi mesi dopo, senza comprendere il tuo dolore; desiderio che spezzai quando decisi che lo studio doveva essere il tuo presente, per un futuro che voletti imporre, a tuo discapito; costringendoti a una vita collegiale, fin troppo rigida per quel bambino fragile e sognatore. E, nonostante sapessi i tuoi sentimenti dell'epoca, non feci nulla per rimediare sotto un consiglio che, per fino a me, parve fin troppo crudele. Ma fui fin troppo codardo per poter prender, al fine, una decisione mia sul da farsi, accrescendo così sentimenti riguardevoli nei miei confronti che, amal in cuore, non posso che dar ragione. Vorrei narrarti, in breve, cos'è successo negli anni in cui tu non ti trovasti nel nostro focolare. Primalda, la giovine per il quale ho saputo da poco che consideri sol ora come sorella, aspetta quel che sarà un nipote per te; mentre colei che sostituì tua madre all'epoca, giace ormai al camposanto da tempo, e a breve, toccherà la stessa sorte a me. Figlio mio, Antonio, mi pento e mi ripento per le mie azioni passate e per non esser stato il padre che meritavi. Sono orgoglioso di sapere che ora hai coronato i tuoi sogni, trasformandoli in lavoro e nella tua vita quotidiana; sono fiero di vedere che le tue costruzioni, le tue creature così le chiamasti, ricordo, fin da bambino, ora sono colossi abitati e ammirati. Son felice di sapere che sei divenuto anche tu padre e marito. Famiglia che ami e te ne predi cura con costanza, più di quanto abbia fatto io. Forse ora, ti chiederai, le motivazioni per quale abbia tali informazioni preziose sull'uomo che sei ora. Ebbene fu proprio tua moglie coi tuoi figli a tentar contatto con me per poterci riunire. Non avrei mai immaginato, però, in tali circostanze; par bizzarro, non è vero? sol ora che il tempo mio sta per finire, sol ora, possiamo scriverci nuovamente, ma non m'importa. Anche se non arriverai in tempo per poterci rivedere, anche se dopo aver letto questa lettera tu continuerai a disprezzarmi, non m'importa. Mi basterà saper solamente che tu, prima o poi, la legga. Mi basterà solo la gioia della speranza, e i ricordi felici del tempo passato insieme. Vorrei continuare a dettar parole al maggiordomo, ma la stanchezza ora mi opprime. tutto ciò ce volevo dirti è, al fine e per sempre, che ti voglio bene Antonio e sono felice di avere un figlio straordinario come te.
con amore e tal gran gioia
tuo padre, Priamo De Luca
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Prova 1: Lettera di un desiderio
Cerita PendekLe parole di un padre al proprio figlio attraverso una lettera, saranno abbastanza per sopprimere il rancore che il giovane Antonio De Luca, architetto italiano immigrato a Nuova York nei primi del novecento, porta nel cuore dai suoi anni d'infanzia...