«QUINTO CAPITOLO»

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È ormai pomeriggio inoltrato e mi avvio verso casa di Steve. Abbiamo deciso di comune accordo che ordineremo cibo cinese e ceneremo insieme da lui.
Oggi sto decisamente facendo il giro del quartiere.
Arrivo in pochi minuti e suono il campanello.
«Entra ma ti avviso che in testa ho un cazzo di casino»
«Sono qui per aiutarti a risolverlo»
Che dire... un'accoglienza che promette bene.
Mi butto sul divano e lui mi raggiunge con delle caramelle.
«Non starai forse cercando di comprarmi spero»
Lui mi sorride e ne prende una.
«Allora? Vuoi iniziare?»
«E va bene... la dinamica credo tu la conosca già però, se devo essere onesto, credo che quel bacio per me non abbia significato nulla. Insomma, sai com'è Mad, è una bella ragazza e si lascia andare, io ero semplicemente ubriaco, nulla di più e nulla di meno»
«Oh... questo cambia decisamente tutto, non pensavo  la vedessi in questo modo. Hai avuto una reazione esagerata, avevo intuito che te ne importasse qualcosa...»
«Il problema è proprio questo, se non sento nulla per lei perché mi ha dato così fastidio?»
«La vera domanda è: perché proprio ora? Ha avuto un sacco di ragazzi e non ti sei mai comportato così»
«Sì ma ieri è stato diverso. Lei era con me e quel coso la voleva per sé, ho visto il suo sguardo, voleva solo farsela davanti a me perché aveva notato che la stavo guardando. Mi stavo solo accertando che non finisse chissà dove con quel tipo, non avevo altre intenzioni"
"Ora capisco tutto... credo che Mad invece abbia scoperto che prova qualcosa per te"
"Mi ha scritto un messaggio nel quale me lo diceva. Non so che fare, non voglio rovinare il nostro rapporto e magari provare a stare insieme mi farà fare più chiarezza, non so"
"Steve io ti capisco però non puoi metterti con la tua migliore amica per cercare di capire se sei interessato a lei o meno. Questo significa usare le persone. O ti ci metti perché ti piace e vuoi approfondire la vostra relazione o lasci perdere. Se la facessi soffrire non te lo perdonerei, sei intelligente, rilassati e scegli ciò che ritieni più giusto. Sii solo sincero con te stesso e cerca di rispettare Mad"
Lo abbraccio e faccio un respiro profondo. Sono sempre io quella che risolve i casini che si creano nel gruppo, devo sempre fare da mediatrice tra i due. Perché incontrarsi e parlarne faccia a faccia è troppo difficile, ovviamente. Non che la cosa mi pesi, certo, voglio loro bene anche per questo loro essere complicati nella loro semplicità.
"Come al solito sono io a ringraziarti"
Gli sorrido e lui improvvisamente sbarra gli occhi.
"Kat! Mi stavo per dimenticare! Mio cugino mi ha detto che venerdì verrai alla partita. Continua a parlarmi di te, credo tu gli piaccia molto"
"Oh si, lo credo anche io. Devo ammettere che ero un po' indecisa se venire oppure no ma, inizio a pensare che forse dovrei lasciar perdere Josiah e concentrarmi su qualcun altro. Mark potrebbe avere una possibilità, infondo è carino, simpatico e mi piace la sua spontaneità"
"Ovviamente non potevi semplicemente dire che era carino... mi piace la sua spontaneità! Dovresti scrivere un manuale su come cogliere le piccolezze delle persone. Lo conosci da qualche ora e già lo descrivi bene, insegnami"
"Potrei aggiungere un aggettivo nuovo per ogni ora che passeremo insieme però, penso che sembrerei una pazza"
"Hai ragione. Comunque la penso come te riguardo a Josiah, anche se credo non te lo toglierai così facilmente dai piedi, se inizierai ad uscire con Mark lo vedrai molto spesso. Probabilmente verrà anche alla partita"
"Ma ci sarai tu a farmi compagnia, vero?"
"In teoria sì, sempre se non mi ammalo prima"
"Cavolo, mi ero scordata che d'inverno sei sempre a casa con la febbre, non è proprio la tua stagione... confido nel tuo sistema immunitario"
"Ahahahahah, grazie, lo apprezzo"
Ridacchiamo e ci scegliamo una serie da guardare appena il cibo sarà arrivato.
"Steve, ti voglio bene" affermo all'improvviso.
"Anche io te ne voglio Kat"
Mi rincresce sapere che tra pochi mesi probabilmente non ci vedremo più per via dell'università.
Dopo aver visto cinque episodi di fila di Rick & Morty e aver mangiato noodles a quintali, me ne torno a casa soddisfatta.
Decido di allungare la strada e mi inoltro nelle strade ancora colme di persone.
Non mi sono mai spiegata come possa essere tutto così costantemente frenetico, qui a NY.
È esattamente come mostrano nei film: auto, persone, traffico, schermi enormi di pubblicità e luci, tantissime luci.
Mi ritrovo senza volerlo all'inizio della strada dove ho incontrato Josiah per la prima volta.
Decido che è meglio cambiare direzione e andare dritta a casa, non ho voglia di fare incontri spiacevoli.
Il semaforo è verde e mi incammino sulle strisce mentre gioco con il mio anello, credo di aver sviluppato un tic nervoso.
Sono quasi a metà delle strisce quando il gioiello mi scivola dalla mano.
Senza indugiare troppo mi piego per riprenderlo e il frastuono di diversi clacson mi risuona nelle orecchie. Dev'essere scattato il rosso.
Maledizione.
Cercando di prestare molta attenzione alle auto corro verso il marciapiede opposto, ma noto un camion piuttosto veloce. Non credo abbia intenzione di fermarsi.
Accade tutto in una manciata di secondi.
La gente che grida, i clacson sempre più forti delle auto e un braccio che mi trascina indietro.
Cado a terra per l'elevata forza della presa.
Sbatto la testa e non sento nulla, se non un fischio.
Un forte dolore al gomito mi fa riprendere e noto una piccola folla di persone intorno a me e un'altra sagoma a terra.
Cerco di rialzarmi con l'aiuto di un uomo e noto con mia grandissima sorpresa che, la persona a terra, è proprio Josiah.
Mi ha veramente salvato la vita?
Con il braccio piegato e una mano sulla testa mi avvicino a lui.
Le auto sono immobili e una donna sta parlando con il 911.
Josiah sembra immobile.
L'ansia pervade il mio corpo e rabbrividisco.
È morto?
Mi piego per verificare che stia respirando, pongo la mia guancia a un pelo dal suo naso.
"Fanculo tu e la tua stupida vita"
Cazzo! Che spavento!
Sembrava che ogni parola gli costasse una fatica immensa ma, nonostante sia davvero malconcio, non ha perso tempo per essere il solito stronzo.
"Ad ogni modo grazie, stronzo"
Sussurro a mia volta a un centimetro dalle sue labbra.
Mi alzo e mi ricompongo in attesa che arrivi l'ambulanza per accertarsi che stiamo bene.

The pianistDove le storie prendono vita. Scoprilo ora