NON È MIO PADRE

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Tra un'ora ho gli esamiiiiii




BELLAMY'S P.O.V.

Quella cretina di mia sorella ha detto una cosa  che non doveva dire...

"...pensavamo ti avessero rapita..."

Ma come diavolo le è venuto in mente,

Clarke non deve assolutamente sapere cosa facciamo, i ragazzi gli ho conosciuti tutti lì.

Finn, Raven, Lincoln, Octavia e io facciamo tutti quanti parte di una gang, non pensate che la nostra sia una di quelle gang tutte auto, moto e corse, in questa ci vanno di mezzo migliaia di vite.

Sono entrato a farne parte a 14 anni, sono cresciuto in un quartiere malfamato di Chicago, ho fatto di tutto per tenere Octavia fuori da questi guai, ma quanto ha conosciuto Lincoln i miei piani sono andati a rotoli.

Sono molto grato a Lincoln, protegge sempre  O e la fa sorridere quando pensa alla mamma.

Vi chiedete che fine abbia fatto mio padre, non ne ho idea, quella persona a me sconosciuta, è andata via dopo aver messo incinta mamma per la seconda volta.

I miei pensieri vengono interrotti da una chiamata, da parte di Octavia:

"Hey Bell, sei a casa?" Sento dei singhiozzi di sottofondo

"Sì, perché piangi?" Domando preoccuparto

"Bell non sono io ma Clarke..."

"Ah"

"Stiamo venendo" dice poco prima di chiudere la chiamata.

CLARKE'S P.O.V.

*la sera della festa*

Ero tornata da poco a casa, non volevo svegliare nessuno dato l'orario, ma i miei tentativi furono inutili.

Markus e la mamma erano sul divano, erano arrabbiati, anzi erano rossi dalla rabbia.

"Dove sei stata?" Chiede con tono arrogante mia madre

"Alla festa di inizio anno" dico poggiando la pochette sul tavolo

"Chi ti ha dato il permesso ragazzina" dice Markus guardandomi con superiorità...
Ma chi si crede di essere...

"Ho chiesto a mamma ieri mentre cucinava"
Rispondo tranquillamente dato che non ho niente da temere.

"Lo sai che quando sono concentrata su una cosa non presto attenzione alle altre" dice mia madre irritata.

Ma scusate eh di solito le donne non sono quelle che riescono a fare più cose insieme?

"Avresti dovuto chiedere anche a tuo padre!"

Non l'ha detto sul serio vero?

"Infatti" dice Markus

"Mio padre è morto" dico io infastidita

"Clarke ne abbiamo già parlato, devi portare rispetto a mio marito, ti ho detto che devi chiamarlo papà!" Dice urlando mia madre.

"Questa è casa mia, se non ti adatti alle regole quella è la porta" dice Markus sottolineando la parola mia.

"Non riesco e non voglio chiamarti papà" dico io sfidandolo con lo sguardo.

"Tu non sei mio padre" continuo

"FUORI!" dice mia madre

"Mamma cosa stai dicendo!" Dico con le lacrime agli occhi.

"PRENDI LE TUE COSE E VATTENE" continua urlando.

"Ma-" provo a dire

"COME TU NON RICONOSCI MARKUS COME TUO PADRE, IO NON TI RICONOSCO COME MIA FIGLIA!!!"

Non ci potevo credere, mia madre, la donna che mi ha fatta nascere, la donna che mi ha cresciuta mi sta cacciando perché non voglio chiamare "papà" l'uomo con cui tradiva mio padre prima che morisse.

"FUORI"  ribadisce Markus.

Corro su per le scale più veloce che posso e prendo uno zaino in cui infilo tutti i vestiti che potrebbero servirmi e dei soldi.

Scendo giù sempre correndo e vedo mia sorella gridare contro la mamma:

"NON PUOI CACCIARLA, È TUA FIGLIA!!!"

"non è mia figlia" dice con tono piatto

"Lei è morta insieme a Jake"

Appena sento pronunciare il nome di mio padre, altre lacrime rigano il mio volto.

Apro la porta sotto lo sguardo di tutti e tre e corro via, non sapendo la mia meta.





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