Settimana 1 Martedì 26 febbraio

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Martedì 26 febbraio 9:30

Ciò che rendeva casa Kim un luogo accogliente ed ospitale era sicuramente l'armonia che regnava tra la coppia che l'abitava.
Kim Seokjin, un giovane contabile, che lavorava nell'azienda del padre e Kim Namjoon, uno studente prossimo alla laurea in produzione musicale.
I due convivevano ormai da cinque anni. Erano stati, i loro, cinque anni di rispetto reciproco e amore incondizionato.
Vivevano nella serenità della loro bella casa e tutti quelli che li conoscevano ammiravano la loro relazione.
Il modo in cui Seokjin si era opposto alla sua famiglia, composta perlopiù da persone bigotte e conservatrici, che non avrebbero mai accettato un'unione come la loro e allo stesso tempo la tenacia di Namjoon, che visto il lavoro dell'altro, a stretto contatto con i parenti, doveva fare i conti con persone che non lo avrebbero mai accettato.
Il loro amore superava ogni ostacolo e loro, facendosi forza l'un l'altro, avevano trovato un equilibrio tale che ormai niente e nessuno sarebbe stato in grado di smuovere.
La loro casa era il loro nido d'amore, il loro rifugio, la loro più grande conquista e loro vivevano ogni giorno ringraziando di essersi incontrati, di essere entrati l'uno nella vita dell'altro, per concedersi una stabilità tale che da soli non avrebbero mai potuto raggiungere.
C'era solo una cosa che riusciva a mettere a dura prova tutta questa armonia.
Il quadretto che i due tenevano in salotto, posto sul tavolino del divano, ne era la prova tangibile.
La fotografia raffigurava, oltre alla giovane coppia, che sedeva in mezzo, le mani l'una in quella dell'altro, i volti di entrambi visibilmente contenti, anche altri quattro individui; una ragazzo minuto, gli occhi che sparivano nel sorriso energico e i capelli biondo miele, un altro ragazzo un po' più alto di lui, dal sorriso smagliante e il viso luminoso, al cui fianco sedeva un terzo, che aveva invece un'espressione più seriosa, ma che comunque rivolgeva alla telecamera un sorriso tutto gengive e l'ultimo invece sfoggiava un largo sorriso squadrato in un viso fine circondato da capelli corvini.
Quei quattro individui rappresentavano il caos. Ma quella foto raffigurava quella che ormai era la loro famiglia, una famiglia disordinata e a volte estenuante,  a cui però non avrebbero rinunciato per tutta la quiete del mondo.

Quella mattina in particolare la luce del sole entrava limpida dalla porta finestra che dava sul balcone e la cucina veniva investita dai raggi pallidi di quella primavera incombente. Seokjin aveva appena finito di cucinare riso e zuppa al kimchi, carotine cotte e verdure di ogni tipo contornavano i piatti ben apparecchiati.
Jin percorse il corridoio e si fermò sulla soglia della porta della stanza sua e di Namjoon, ammirando il ragazzo sopraffatto da un sonno profondo. La bocca semiaperta e il respiro regolare.
Trattenne una risata intenerita, era da un po' che non riuscivano a trovare una mattina tutta per loro, lui impegnato nella gestione dell'azienda del padre, che se pur fosse un lavoro che per la maggior parte svolgeva da casa, gli occupava parecchio tempo e Namjoon, che tra le lezioni universitarie e il lavoro part time in gelateria, era in una situazione ancora peggiore in quanto a tempo libero.
Jin avrebbe potuto mantenerlo, non gli sarebbe affatto dispiaciuto, in attesa che il più grande si laureasse in tutta tranquillità, ma Namjoon era sempre stato molto chiaro a questo proposito. Studiare produzione musicale aveva i suoi costi e non voleva assolutamente pesare sul ragazzo.
Osservò la sua figura ingarbugliata tra le lenzuola e con questi pensieri si avvicinò a lui, grato di avere accanto una persona così buona e dolce e allo stesso tempo forte e determinata.
Namjoon, infatti, nella sua sbadataggine, nei suoi mille difetti, gli infondeva sicurezza, una sicurezza che da solo non avrebbe mai potuto raggiungere.
Erano l'uno la parte mancante dell'altro e Seokjin si sentiva immensamente fortunato.
Si sedette a fianco a lui sul letto, accarezzandolo delicatamente, la mano che cercava di dare una direzione a quella chioma castano chiaro tutta spettinata.
«Uhm» mugugnò questo, affondando la faccia nel cuscino.
«È ora di svegliarsi amore, sono già le nove e mezza» cercò di convincerlo, ridacchiando a causa del suo comportamento infantile.
«Ancora cinque minuti» bofonchiò, gli occhi ancora strizzati dal sonno.
«Ma così la colazione si raffredda».
Namjoon alzò appena la testa, per riuscire a vedere il suo ragazzo attraverso gli occhi che erano ridotti a due fessure «È odore di kimchi questo?».
Seokjin sospirò divertito, aveva un olfatto imbattibile quando si trattava di cibo, poi annuì.
Il ragazzo si mise lentamente a sedere, lo sguardo ancora stravolto per poi allungare le braccia sopra la testa e stiracchiarsi.
Seokjin rise, appoggiando la testa tra la sua spalla e il suo collo e lasciandogli un delicato bacio sulla guancia «Dai, lavati la faccia e raggiungimi in cucina».

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