5 Il primo bacio(2)

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lasciate una stellina! <3

Ero chiuso nella mia camera ormai da un paio di giorno, tenevo sempre lo sguardo basso e non parlavo con nessuno. Cercavo di riflettere, di fare chiarezza sui miei sentimenti ma sembrava tutto inutile. La mia mente non dava cenno di volersi attivare e il mio cuore invece restava in silenzio.
Appoggiai la testa sulle ginocchia, facendo diversi respiri profondi.

Berlino era venuto molte volte a cercarmi, ma tutte le volte mia sorella non gli aveva dato il permesso d’incontrami. Mi sentivo solo e amareggiato. Non avrei mai creduto che il solo non poterlo vedere per qualche ora mi facesse male. Mi alzai dal letto, togliendomi la maglietta e gettandola in un angolo. Una doccia fredda, ecco cosa mi ci voleva. Entrai nel bagno, togliendomi anche i pantaloncini e mettendoli sopra una sedia.
Mi guardai all’enorme specchio che avevo attaccato al muro e sospirai. La mia pelle aveva stranamente iniziato a prendere colore ma non mi ritenevo soddisfatto del risultato. Appoggiai una mano sul freddo vetro, tenendo lo sguardo fisso sui miei occhi riflessi. L’immagine però rifletteva qualcun altro. Qualcuno che in quel preciso istante avrei voluto avere accanto. Gli occhi marroni di Berlino mi attiravano, le sue labbra mi seducevano. Avvicinai il viso al suo, finendo per colpire con la testa il vetro.

“Maledizione, adesso pure le allucinazioni” brontolai, massaggiandomi la testa dolorante.

Fortuna che non c’era nessuno.

Tolsi i boxer, entrando nella doccia e facendo scendere l’acqua. Alzai il viso, chiudendo gli occhi.
Il freddo mi colpiva, togliendomi tutte le sensazioni di calore che fino a quel momento avevo provato.

“Che diavolo provo?” borbottai, appoggiando la testa contro il muro.

Io non ero mai stato innamorato.

Non capivo la differenza tra amore e amicizia.
Non sapevo cosa rispondere a quel mi piaci che mi aveva completamente scombussolato la mente. Chiusi l’acqua, uscendo e mettendomi addosso un accappatoio. In quei giorni non ero riuscito a dormire decentemente nemmeno per un secondo.
Ero stanco, confuso e amareggiato. Accesi lo stereo, stendendomi sul letto.

Sbuffai. Anche le canzoni ci si mettevano per confondermi ancora di più. Scossi la testa.
Ogni cosa che avevo intorno mi stava ricordando le sue parole. La sua voce. Dovevo andarmene da quella camera. Presi dei vestiti a caso mettendomeli di tutta fretta. Fare una passeggiata mi sarebbe stata d’aiuto. Il vento fresco e l’odore salmastro del mare mi avrebbero fatto ragionare.
Chiusi a chiave ed uscì da casa. Era pomeriggio inoltrato e il sole era coperto da alcune nuvole nere. Presi a camminare lentamente, guardando l’asfalto grigio sotto i piedi. Grigio come il mio umore. Cercavo ancora una risposta ma nessuno voleva darmela. Il cervello diceva di scappare da lui. Il cuore mi diceva di stare con lui. Due cose contraddittorie che non mi aiutavano a fare una scelta.

Cos’era lui per me?

Un semplice amico?

Il primo amore?

Chissà.

Immerso nei miei pensieri arrivai in spiaggia.
Non c’era praticamente nessuno, come se tutti avessero voluto assecondare il mio desiderio di restare solo. Presi una manciata di sabbia, vedendo come con il vento i granelli volavano via.

“Cosa devo fare?” sospirai mentre dal cielo iniziarono a scendere alcune gocce di pioggia.

“Sapevo che ti avrei trovato qui….” quella voce mi fece raggelare il sangue nelle vene.

Mi voltai, ammirando di nuovo il suo dolce sorriso.
I suoi occhi s’incatenarono ai miei.

“Berlino” sissi in un sussurro.

Il mio cuore prese a battere veloce e mi diceva di andare da lui, abbracciarlo e gustare di nuovo il sapore delle sue labbra.

“Palermo…” disse e fece un passo verso di me e li il mio cervello riprese a funzionare.

Indietreggiai lentamente, scuotendo la testa.
Dovevo scappare. Corsi via, mentre la pioggia scendeva sempre più forte.

“Palermo! Aspetta!” e con uno scatto fulmineo mi prese il braccio, costringendomi a guardarlo.

“Lasciami! Lasciami andare!” mi dimenai con forza.

Le sue labbra si ritrovarono sulle mie, in gesto intento a farmi tacere.

“Perché scappi? Sono io”

“E’ proprio perché sei tu che scappo!” abbassai lo sguardo mentre tutto il mio corpo tremava.

L’avevo davanti ai miei occhi ma non avevo una risposta da dargli.

“I miei baci non significano niente per te?” sussultai a quella domanda, torturandomi il labbro inferiore.

“Non lo so, è tutto cosi confuso” e Berlino mi alzò il viso, tentando un sorriso rassicurante.

“Tu mi piaci. Sono innamorato di te”

Le mie gote andarono in fiamme. Un forte calore mi pervase.

“Perché?”

“Bisogna dare un perché all’amore?”

Non riuscii a rispondere.

“Io so di essere innamorato profondamente di te. Mi piace il tuo sorriso, i tuoi occhi cosi profondi che fanno un baffo al mare cristallino, la tua pelle cosi lattea e candida che aspetta solo di essere morsa, i tuoi capelli castani, la tua voce così dolce insomma, tutto di te mi ha conquistato” mentre diceva quelle parole era arrossito ma il suo sguardo mostrava tutta la sue fermezza e la sua risolutezza.

Le mie lacrime si stavano mischiando alla pioggia. Non avevo il coraggio di replicare.

“Voglio stare con te, Palermo. Lo voglio davvero”

Ogni sua parole sembrava piena di dolcezza ma in quel momento mi sembravano come delle coltellate nel petto. Mi staccai da lui, scuotendo la testa.

“Smettila di dirlo, ti prego”

“No, non voglio smettere. Potrò sembrarti un egoista ma io voglio conoscere i tuoi sentimenti”

I miei sentimenti? Strinsi i pugni.

Mi accarezzò piano i capelli e con un sorriso molto triste si girò. Lo vidi andare via. E forse, stava andando via con un pezzo del mio cuore. 

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