2 Il bacio

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lasciate una stellina!

Sono solo nel mio letto, nella mia casa, l’ultimo pensiero andrà a te Berlino, mio bellissimo, ma purtroppo probabilmente anche tutti i miei pensieri notturni inconsci andranno a te questa notte, come del resto anche tutte le notti precedenti. Il mare, il sole che scompare dietro un orizzonte troppo dritto, troppo bello, troppo equilibrato per essere vero, troppo irraggiungibile per poter essere una speranza. Questo mare che splende d’oro e noi cullati dal rumore dell’acqua. La tua mano piena di sabbia sfiora la mia, con l’altra mi tocchi la guancia e con le labbra morbide e golose mi poggi un bacio sulle mie. Spalanco gli occhi e realizzo che era solo un sogno, un bel sogno. 

Quando lo baciai per la prima volta, Berlino sentì il proprio cuore spezzarsi. Si aggrappò quasi disperatamente alle sue labbra, continuando a baciarlo come se la mia stessa vita dipendesse da ciò. Io risposi con passione, con ardore, e Berlino si odiò ancora di più. E nella tua pelle, si, nella tua pelle sudata, io riuscivo a sentire la tensione, mentre mi guardavi , mentre mi toccavi. Nei tuoi occhi vedevo l’eccitazione, nelle tue labbra sentivo l’impazienza. E tu in me che cosa vedevi in quel momento piccolo Berlino?

Non sapevo decifrare il suo sguardo, poteva dire di tutto così come poteva non dire nulla. Sapevo solo di averlo stupito, ma da lì a intuire se positivamente o negativamente era impossibile. C'era sempre stata un'aura di mistero ad avvolgerlo, come a schernirlo dagli sguardi altrui. Mai come allora desiderai poter capire qualcosa osservando i suoi occhi scuri, ma non ottenni nulla se non l'indolenzimento del collo. Mi staccai spostando lo sguardo a terra, sul tappeto che copriva il parquet della sua camera da letto. Mi umettai le labbra, prima di alzarmi e infilarmi la vestaglia da notte.

«Non dovremmo riparlarne mai più, suppongo» dissi amaramente, mantenendo lo sguardo basso.

«Non dovremmo, no» concordò lui, prima di mettersi seduto.

Mi fece quasi male sentirlo concordare. Quant'ero stato pazzo a sperare in una qualsiasi reazione positiva al mio gesto! Abbassai la luminosità della lampada ad olio – sapevo bene che riusciva a dormire solo con il buio più totale – e uscii dalla stanza, richiudendo la porta alle mie spalle e camminando velocemente verso la mia stanza. 

La mia camera da letto, per qualche ragione, mi sembrava più buia e angusta. Mi voltai per tutta la notte tra le lenzuola, senza tutta via mai riuscire a prendere sonno. All'altezza del petto gravava un peso impossibile da scacciar via, per quanto desiderassi disperatamente farlo. Avevo appena incominciato ad assopirmi quando una mano fredda si strinse attorno al mio posto, destandomi all'improvviso e facendomi sussultare dalla sorpresa.

«Berlino, per l'amor del cielo!» esclamai «Stavo per prendermi un colpo» esclamai quasi impaurito.

«Palermo» sussurrò appena, avvicinandosi a me quanto bastasse per farmi cadere in tentazione di allungarmi verso di lui e lambire la sua bocca, dichiarandola mia ancora una volta, solo che più disperatamente, con più possessività di quanto la sera prima, nella sua stanza, non avessi osato.

«Palermo, Palermo...» continuò a ripetere, come incapace di dire altro.

«Che ti prende Berlinito?» lo avevo chiamato così poche volte con il diminutivo del suo nome che si stupì al sentirmelo pronunciare.

«Ehi» dissi, prendendo il suo volto tra le mani.

Era preoccupazione quella che cercava così disperatamente di comunicarmi? Non riuscivo a capirlo e mi odiai per il mio scarso intuito. E pensare che ero certo di conoscerlo più di chiunque altro.

«Ciò che hau fatto prima-» aveva detto con un filo di voce, socchiudendo gli occhi.

Le sue ciglia lunghe e scure erano quanto più meraviglioso avessi mai visto. Le sue gote si imporporarono ed io non potei far altro che sentire una stretta avvolgere le mie interiora.

«Non... temo di non aver compreso» finalmente mi guardò.

«Cosa volevi dirmi con quel bacio? Ti prego di spiegarmelo, perché non riesco a capirlo solo»

«Berlino» dissi liberando il suo volto dalla mia presa e mettendomi seduto sul materasso sospirando.

«Sei quanto più di prezioso ho al mondo. È questo quello che volevo farti comprendere, prima. Niente di più, niente di meno»

Quelle mie parole lo spiazzarono, lo capii immediatamente, ma gli diedero anche il coraggio di prendere la mia mano e stringerla con una forza e con una audacia di cui non lo credevo capace.

«Se è l'amore ciò di cui sei vittima, sappi di essere in buona compagnia» e mi mostrò un sorriso, e mai più fu così bello come allora.

«Sto forse fraintendendo?» il ragazzo non mi diede modo di terminare la frase.

Posò le sue labbra sulle mie, sedendosi sulle mie gambe e premendo il bacino contro il mio ventre. Era così piccolo quel corpo, così sottile, così delicato. Avevo il timore di romperlo semplicemente sfiorandolo, ma non potei trattenermi un attimo di più dal farlo. Posai le mani sulla sua vita e approfondii il bacio, spingendo con lentezza esasperante la lingua contro la sua bocca.

Lo amavo.

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