Incubi

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Era di nuovo davanti al cancello grigio dell'orfanotrofio, solo.

Quella scena gli risultava fin troppo familiare, sapeva cosa stava per succedere, lo vedeva quasi tutte le notti. Adesso sentiva il rombo del motore di un'auto che lo lasciava lì, nonostante facesse lo stesso incubo ormai da tempo il dolore che provava era lo stesso. Gli sembrava che quell' ambiente gli si stringesse addosso e poi, buio, stava cadendo sempre più in basso.

Si svegliò di soprassalto con la fronte imperlata di sudore, ansimando e piangendo. Si mise seduto sul letto e si guardò intorno: era nella solita camera.

Ormai lo avevano adottato, continuava a ripeterlo come un mantra ma non riuscì a calmarsi. Cominciò a singhiozzare più forte cercando di soffocare il rumore col cuscino, non voleva svegliare i suoi genitori.

Aitor sapeva che Jordan lo avrebbe sicuramente ascoltato ma era come al solito troppo orgoglioso per chiedere aiuto e ormai era abituato a quegli incubi seguiti da lunghe crisi di pianto. Ma quella sera sembrava diverso, non riusciva a mantenere il solito autocontrollo.

Strinse il cuscino così forte da farsi sbiancare le nocche e cercò di regolarizzare il respiro, quando ci fu riuscito provò anche a smettere di piangere ma quello fu inutile, decise allora di mettere l'orgoglio da parte e chiedere aiuto al padre.

Gli ci vollero un paio di minuti per decidersi a scendere dal letto per poi, con passi incerti, raggiungere la camera matrimoniale.

Arrivò davanti al letto e si fermò un attimo a guardare, ancora non del tutto sicuro. Era certo che gli volessero bene ma per lui quella strana coppia non era ancora la sua famiglia, i suoi veri genitori lo avevano abbandonato ormai da anni, lasciandolo in quello schifosissimo orfanotrofio.

Si soffermò un attimo a osservarli: dormivano, come al solito, abbracciati con Xavierche teneva la fronte appoggiata alla spalla del marito, stingendolo da dietro.

Poi, finalmente, si decise a chiamare:

"J-Jordan" balbettò, scuotendolo leggermente.

Dopo un paio di scosse l'uomo aprì gli occhi e, ancora un po' intontito, spostò delicatamente la testa di Xavier facendo attenzione a non svegliarlo, poi si girò verso Aitor.

Dopo essere riuscito nel suo intento il ragazzino riprese a parlare:

"I-Io, ho fatto un brutto sogno" ammise imbarazzato.

Jordan, da parte sua, rimase molto sorpreso nel trovarselo davanti in lacrime ma, dopo essersi ripreso dallo shock iniziale, si alzò e lo prese per mano.

"Non ti preoccupare, andrà tutto bene, ora ti accompagno di là così non svegliamo Xavier e resto un po' con te, ok?" disse dolcemente.

Aitor annuì e, sempre tenendo la mano del maggiore, si diresse verso la camera. Si fece rimboccare le coperte e rimase abbastanza stupito quando vide Jordan stendersi con lui.

"Cosa fai?"

"Resto qui con te finché non ti addormenti"

Anche se cercò di non darlo a vedere il ragazzo si rallegrò nel sentire quelle parole.

Jordan, dopo essersi sistemato sotto le coperte, abbracciò Aitor e gli accarezzò la testa; come aveva promesso rimase lì per tutta la notte. Il ragazzo ormai dormiva quando si sentirono dei passi entrare nella stanza.

"Ehi, Jordy, cosa ci fai qui?" chiese una voce assonnata.

"Oh, Xavier... Scusa, non volevo svegliarti. Comunque, Aitor ha avuto un incubo e quindi stasera dormo con lui" rispose abbozzando un sorriso stanco.

Ci fu un attimo di silenzio in cui i due rimasero fermi a studiarsi nella penombra della stanza che fu però interrotto da un improvviso movimento del rosso che si mise a sedere ai piedi del letto.

"Che fai?"

"Lo sai che dormo male senza di te, quindi resto qui con voi"

Passarono quella notte così: due che dormivano tranquillamente sul letto e uno che sonnecchiava a terra stringendo la mano del compagno.

(Dis)Avventure in casa Foster/GreenwayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora