Anello Di Carta

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Erano circa le sette del pomeriggio quando Hongjoong decise di uscire di casa, fumante di rabbia.

Seonghwa non si faceva sentire da settimane: un giorno si era presentato sul suo posto di lavoro e lo aveva informato che non avrebbero più potuto vedersi, dopodiché non si era più fatto vedere, lasciando Hongjoong esterrefatto e sgomentato.

Non si era più fatto vivo, o almeno, fino a quella mattina.

Hongjoong aveva deciso di ignorare per gran parte della giornata quel breve messaggio nella sua segreteria, preferendo mettere in atto il piano che aveva preparato per Wooyoung. Tuttavia, la voce di Seonghwa aveva continuato a tormentarlo per tutto il giorno, qualunque cosa facesse, e ad un tratto era diventata così frastornante da non poter essere ignorata.

Perciò aveva preso il telefono, una giacca e a malincuore era uscito di casa, deciso ad incontrarlo per porre fine a quella storia una volta per tutte.

Il sole stava tramontando, inondando di rosso ogni angolo di Seoul, regalando uno spettacolo che Hongjoong non si sarebbe perso per niente al mondo... in condizioni normali.

Peccato che quel giorno fosse troppo impegnato a ripetersi, centinaia di volte, il discorso che avrebbe fatto a Seonghwa, per riuscire a prestare attenzione al paesaggio, cosa che lo avrebbe fatto infuriare ancora di più, se solo se fosse reso conto.

Hongjoong non era mai stato una persona particolarmente insicura, in tutti i suoi ventitré anni non gli era mai capitato di dover preparare un discorso in anticipo per fronteggiare qualcuno, le parole nascevano spontaneamente e, la maggior parte delle volte, riusciva ad essere così irremovibile e sicuro di sé da convincere chiunque avesse difronte.

Solo che, quel giorno, non era una persona qualunque che avrebbe dovuto affrontare: era Seonghwa, e non poteva permettersi di fare errori di nessun tipo.

Lui era forse l'unica persona che fosse mai riuscito a metterlo a tacere con poche battute: al contrario di Hongjoong, che si imponeva quasi con la forza nel tentativo di sopraffare il suo interlocutore, Seonghwa tendeva ad agire in un modo infinitamente più sottile ed elegante, riusciva ad essere così persuasivo e convincente da smuovere anche l'animo più irremovibile. Manipolava le persone in modo gentile, quasi, e nessuno riusciva a resistergli: Hongjoong ci provava, ci provava ogni volta, a volte riuscendoci, a volte no, e per questo lo odiava. Detestava perdere in una discussione, ma almeno poteva vantarsi di essere una delle poche persone capaci di tener testa al terribile Seonghwa. Tuttavia, una cosa giocava a suo svantaggio: era totalmente innamorato di lui, ed un solo suo sguardo riusciva a mandarlo in tilt, ogni pensiero razionale veniva cancellato, ogni tentativo di ribellione sopraffatto da un irrefrenabile desiderio di baciarlo. Hongjoong odiava anche questo. Maniaco del controllo come era, non riusciva a concepire l'idea che le sue azioni, i suoi pensieri, potessero essere manipolati e deformati da qualcosa, o qualcuno, all'infuori di sé.

Per questo continuava a ripetersi quel dannato discorso, mentre camminava pestando i piedi con le mani strette a pugno e la fronte corrucciata, come fosse una preghiera, o un mantra d'incoraggiamento: aveva paura di non riuscire a mettere in chiaro le cose, di dimenticare il motivo di tutta la rabbia e tristezza che si agitavano dentro di lui ormai da molto tempo, e di cascare in quella trappola costruita apposta per lui attorno ad una cortina di sguardi gentili, sorrisi seducenti e parole convincenti. Era stanco di soffrire, non avrebbe più permesso a Seonghwa di insinuarsi nel suo cuore. Quella era avrebbe posto fine a quella storia, che non sarebbe mai dovuta iniziare.

Hongjoong tenne su l'espressione corrucciata per tutto il tragitto, in modo di essere sicuro di non cedere davanti a Seonghwa e si era imposto due regole, forse sciocche, ma fondamentali per la sua sopravvivenza: primo, non avrebbe fatto parlare Seonghwa, non prima di aver messo in chiaro la sua posizione; secondo, non avrebbe dovuto guardarlo negli occhi, per nessun motivo: non poteva rischiare di mostrarsi vulnerabile.

Be fucking nice- Ateez (woosan)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora