Capitolo 1

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"La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla" - Gabriel García Márquez

Il rumore dei tacchi sul costoso parquet sembra una melodia rispetto al fastidiosissimo suono della sveglia. Ispeziono il mio look guardando attentamente lo specchio appeso alla parete.

I miei lunghi capelli biondo cenere sono raccolti ordinatamente in una treccia a spiga che termina lungo un lato. Il viso, fresco e riposato, viene impreziosito da alcune gocce di illuminante mentre gli occhi sono messi in risalto grazie ad una sottile linea di eyeliner e un po' di mascara. Il vestito color crema scende in modo morbi- do lungo i fianchi ed evidenzia le mie curve piuttosto pronunciate, senza però essere volgare. Le décolleté con tacco a stiletto nere mi fanno sembrare più alta e sicura di me.

Non per essere fanatica e presuntuosa, ma ho sempre saputo che gli uomini non mi sono indifferenti, quindi perché indossare abiti enormi, pantaloni giganti e non curare il mio aspetto! Certamente è un impegno stare cosi attenta all'apparenza, ma si sa, in questo mondo conta tantissimo. Per questo è importante scegliere un ab- bigliamento che ci faccia sentire a nostro agio ma allo stesso tempo più spavaldi e sicuri di noi stessi.

Alcune volte nemmeno ci rendiamo conto di quanto peso abbiano i pregiudizi sulle apparenze, oppure facciamo finta di non capire. Se una ragazza si veste un po' come capita e con vestiti magari abba- stanza consumati, allora la si etichetta come povera, quando invece non vuole dare importanza all'outfit. Se si veste con indumenti trop- po succinti, corti, volgari, viene considerata una sgualdrina quando in realtà voleva sentirsi come una sua amica. Se si veste con un capo firmato, allora vuol dire che è ricca e famosa e quindi tutti le si avvicinano, anche persone che la invidiano e la odiano.

In questi diciotto anni ho assistito ad ognuna di queste scene e rientrare proprio nell'ultima categoria non è tutto questo gran diver- timento.

I miei genitori sono David Evans, il direttore dell'ospedale, e Meredith Evans, dottoressa principale del reparto di neurologia. Entrambi lavorano nel Lenox Hill Hospital, uno degli ospedali più importanti di New York che si trova nell'Upper East Side, la zona più ricca di tutta la città.

Oltre ai genitori, praticamente tutti in famiglia sono medici, e io sono sempre stata servita e riverita, ma di questo non me ne vergogno.

Sono un'americana che dalla sua lussuosa villa di New York si è trasferita per un anno a Milano, la mia città preferita in Italia. Tutto in questa città mi affascina: dall'arte che riempie ogni singolo angolo al fascino e la moda di via Monte Napoleone, dal Duomo e la sua grandissima piazza ai bar, i locali, il cibo... ogni cosa qui mi fa apprezzare questa città sempre di più!

«Chanel sbrigati Tesoro!» strillo, prendendo la borsa.

Non sento niente in risposta così, camminando velocemente, apro la porta della sua camera.

«Chanel! Dobbiamo andare!» la riprendo.

La mia ragione di vita abbaia in risposta, schizza giù dal letto e viene verso di me.

Accarezzo la sua testolina e lascio un bacetto sul manto pulito e lucidato. È un barboncino nano color albicocca, un vero amore. Me l'hanno regalata quando ho compiuto diciassette anni e da lì non ci siamo più separate. Anche perché ha fatto tanti corsi di addestramento, gare e concorsi, quindi di tempo insieme ne abbiamo passato tanto!

Sistemo velocemente il suo letto a baldacchino con delle piccole scale per non farla stancare, alzo le tende per far entrare un po' di luce dalla finestra, e usciamo.

Sul pianerottolo attacco il guinzaglio al collare fatto a mano in stile Impero e scendiamo con l'ascensore.

So che non scapperebbe mai da me ma è più per rassicurare le altre persone dato che tanti hanno paura dei cani. Sinceramente non ne capisco il motivo data la loro natura così docile ed espansiva ma, vita loro, scelte loro.

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