4. Di incesti e lingerie

142 9 2
                                    

Aprii gli occhi piano e la luce filtrata dalle serrande chiuse mi investì fastidiosamente. Li strizzai avvertendo una fitta sopra le sopracciglia. Il dolore pulsava fastidiosamente come se ci fosse un rave party nella mia testa.

Mi misi seduta ed ebbi un capogiro. Mi tenni la fronte provando di nuovo ad alzarmi. Questa volta il giramento di testa fu più forte e finii per terra a quattro di bastoni.

Strizzai gli occhi e con la mano mi levai il tacco che si era infilzato nella mia chiappa destra.

Se il buongiorno si vede dal mattino...

Gattonai fino al bagno e mi aggrappai al lavandino, quando mi guardai allo specchio mi chiesi se la nausea fosse per l'alcol della sera prima o per il mio riflesso.

Gemetti di dolore e mi sfiorai il livido sulla chiappa, ero andata a dormire in canotta, mutande e calze nere.

Ma che cazz...?

I ricordi della sera prima mi investirono e gemetti, non per il dolore ma per la disperazione.

Non considerando la figura di merda con quel maledetto vino, perché in ventitré anni con una media di tre figure barbine al giorno ci si fa l'abitudine. Ma le cose che gli avevo detto! Cazzo questo manco me parla e io gli vado a chiedere cose intime e personali...

Non che mister indifferenza avesse una faccia da culo meno della mia, no perché doveva essere notevole dopo essere sfuggito dalla mia vita in quel modo riuscire a far finta di niente. Pretendeva pure che stessi al suo gioco?

Ok, forse avrei dovuto farlo, forse lo stavo proprio facendo perché era terribilmente imbarazzante condividere la sua stessa aria. Ma ovviamente il mio istinto di sopravvivenza non esiste, come la mia capacità di reggere l'alcol.

Ero la regina delle feste a Hogwarts non perché fossi particolarmente simpatica, ma perché gli ubriachi sono divertenti.

Chissà cosa avrà pensato di me, ma come sono patetica!

Mi diedi della stupida e pregai ardentemente Godric di farmi inghiottire dalle mattonelle del bagno.

Avevano ragione quei cazzo di greci dei libri babbani di mia madre: la migliore sorte per l'uomo è non essere mai nato.

Un urlo mi riscosse. Oddio Albus aveva dormito da me...

Mi sciacquai velocemente il viso e raggiunsi mio cugino. Scesi le scale con tutta la concentrazione del mondo per evitare di morire.

La scena che mi si presentò davanti era indescrivibile. Alzai le sopracciglia fissando Albus in piedi in equilibrio sullo schienale del mio adorato divano, aveva tentato di infilare i pantaloni dalla testa e aveva una scarpa in mano. Fissava terrorizzato il mio gatto che lo guardava con curiosità.

-Al...che cosa stai facendo? - non mi andava di chiederlo era terrificante...

-Oh Rose! Levami quel cazzo di demone, vuole uccidermi nel sonno, lo so!-

Mi massaggiai le tempie con molta calma per evitare di prenderlo a cazzotti.

Ecco a voi l'erede del grande Harry Potter, colui che ha ucciso il più grande mago oscuro di tutti i tempi, messo al muro da un gatto di quattro chili... e Albus ci teneva a finire a Grifondoro? Seriamente? Ok che volere è potere, ma nessuno avrebbe potuto niente davanti a questo!

Sbuffai sonoramente e presi Prisca in braccio portandola in cucina, dove le riempii la ciotola con i croccantini della giornata.

-Al è solo un gatto. Ora scendi. Dal. Mio. Fottuto. Divano. Nuovo. - gli abbagliai contro.

Solo un ricordoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora