Hearts breaking even

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Negli ultimi mesi, Richie Sambora poteva essere visto spesso ciondolare nel backstage da molto prima che la troupe vi arrivasse. Era l'unico della band che si presentava in anticipo alle prove e la cosa non era decisamente da lui.

Aveva osservato molto le persone intorno a sé, in quel periodo; aveva osservato molto una persona in particolare, ma quello non lo avrebbe ammesso neanche a se stesso. Già, perché avrebbe dovuto dichiarare che, sì, sapeva perfettamente che Scarlett arrivava nel luogo del concerto sempre con mezz'ora d'anticipo, che portava con sé cappuccino e waffle e, prima di prepararsi per la giornata lavorativa, sedeva sul palco con le gambe penzoloni e leggeva "Insomnia"¹, almeno, in quegli ultimi due o tre giorni – quella ragazza masticava libri con la stessa voracità con cui lui dipingeva melodie sulle corde della sua Fender²! Ma avrebbe dovuto anche confermare che si nascondeva di proposito per spiarla – che poi spiare non era proprio il termine adatto – e che conoscere ogni dettaglio di quella piccoletta era diventata quasi una necessità, un dovere, un qualcosa di cui non riusciva più a fare a meno.

Mentre svicolava dai suoi stessi pensieri, eccola lì: Scarlett! La vide salire le scalette d'acciaio che guidavano al palco e, solo in quel momento, si rese conto di essere dove non si era mai fatto trovare: vicino al lato del palco in cui solitamente sedeva lei. Si affrettò con malcelato nervosismo verso la sua amata chitarra che ancora una volta lo avrebbe tolto dai guai, la prese in mano e finse di stare controllando la consistenza delle corde e la cromatura della cassa. Se si fosse guardato da fuori, avrebbe creduto di essere tornato un ragazzino del cavolo, pieno di ansie e nevrosi non appena la più bella della scuola si fosse avvicinata di qualche centimetro a lui. Ma aveva trentacinque anni, dannazione! Avrebbe dovuto darsi un po' di contegno! In fondo, era o non era una rockstar? Di nuovo si sorprese a farsi inghiottire dalle sue menate psicologiche quando la voce delicata di Scarlett lo salutò.

"Ehi, Richie! – lo guardava come se fosse stato un piccolo esserino verde senza pelle, con due antenne a forma di maracas sulla testa – Che ci fai qui a quest'ora?" fu la sua – più che ovvia – domanda. Lui posò la sua bimba sulla stampella e guardò la ragazza, indeciso su cosa dire.
"Tutti si lamentano sempre dei miei ritardi, ho deciso che è tempo di cambiare abitudini" – sputò fuori quasi senza pensare – "E tu? Che ci fai qui a quest'ora? Non dirmi che fai i capelli anche agli attrezzisti!" Non era sicuro di aver detto una cosa carina, ma quando c'era di mezzo lei smetteva di comportarsi come qualcuno con un po' di buon senso, e comunque, ormai, aveva aperto quella sua dannata boccaccia! Per fortuna lei non seppe decidersi se rimanerci male o prenderla solo per quello che era – una battuta senza senso – e rispose con la prima cosa onesta che le passò nella testa.

"Mi piace stare qui quando ancora regna il silenzio. Mi aiuta a rilassarmi – ammise con una nota incerta nella voce già flebile – e Stephen³ si legge meglio." alzò il libro che stringeva in una mano per farglielo vedere e sorrise. Richie rimase inebetito da quelle labbra incurvate e pensò che vedere la sua bocca sbocciare in quel modo solo per lui fosse il miglior buongiorno che avesse mai ricevuto.

"Hai fatto colazione?" Scarlett era ora a pochissimi passi da lui. Poteva chiaramente sentire il suo profumo dolce ed ebbe l'istinto di avvolgerla nel suo abbraccio. Dovette sfoderare tutto il suo autocontrollo per costringersi a portare le mani dietro la schiena.

"No, in effetti non ho ancora messo niente sotto i denti." Rispose, sorpreso di aver persino scordato di mangiare.

"Non è granché, ma se ti va potremmo dividere la mia." gli sorrise come per invogliarlo ad accettare la sua proposta. Richie era di nuovo combattuto. Le avrebbe volentieri fatto compagnia, seduto lì su quel palco, pure senza cibo, solo per avere l'opportunità di godere della sua presenza, ma temeva che quell'istinto di stringerla avrebbe preso ancora una volta il sopravvento, e averla così vicina da poterle sfiorare le ginocchia con le proprie non lo avrebbe sicuramente aiutato a contenersi.

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